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Autore: redazione di roma

Ugone de’ Pagani, Cavaliere Templare, nuovo Beato nella Chiesa Ortodossa

 Con il SOLE sull’ ABBAZIA, ELEVATO ALLA GLORIA dell’ ALTARE   

 un Cavaliere Templare:  SANT’ UGONE de’ PAGANI

Le nuvole si sono aperte, nonostante il cielo cupo approvasse previsioni negative, quando Abati, Monaci e Sacerdoti della Chiesa Ortodossa Italiana Autocefala si sono riuniti sabato 16 settembre alle ore 11 nell’Abbazia di San Martino, presso Petroro nelle vicinanze di Todi. Insieme a loro anche molti fedeli, neofiti ed amici, nonché Cavalieri e Dame appartenenti ai Templari della “Confraternita Ugone de’ Pagani”. Aria di estate nei suoi raggi finali, aria di spiritualità che nel mondo attuale sembra cedere a profitti e materialismo e che ritrova pienezza nella ragione di questo incontro, la Glorificazione del nobile Templare Ugo de’ Pagani, o de Payns in lingua francese medievale.

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Ciò che l’Europa finge di non vedere

 11 settembre 1683, VIENNA  –  11 settembre 2001, NEW YORK 

L’11 Settembre 1683, dopo un durissimo assedio che concludeva l’ invasione sanguinosa delle terre danubiane, l’esercito agguerritissimo e determinato del Sultano Solimano subiva una pesante sconfitta a Vienna, che terminò radicalmente le volontà aggressive del principe islamico: la fuga rovinosa ed umiliante del suo Vizir Kara Mustafà fece trarre all’Europa intera un gran respiro di sollievo.

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Ricordando l’Inno del Piave ….”va fuori, straniero !”

UN’ ITALIA SENZA FUTURO,

perché priva di memoria verso i propri “Ricordi”

GRAZIE AD UNA INDEGNA CLASSE POLITICA ed AMMINISTRATIVA CHE ATTUALMENTE CI GOVERNA  

ROMA TODAY –  Quotidiano online della Capitale del 6 settembre, mercoledì, ha pubblicato la foto sgargiante e sgangherata di un “fratèlo” ospite che urina vistosamente su un monumento alla memoria. Il monumento si trova sulla via Cassia, è quello dedicato ai Caduti , a tutti i Caduti di Tutte le Guerre, a pochi passi da quello ai Caduti di Nikolajewka.

Così come nel quartiere Dalmata i monumenti ricordano l’esodo di Fiume, le Foibe: insomma entrambi i quartieri ed i monumenti in essi contenuti sono semplicemente sacri, si tratta di memorie dei militari e degli altri nostri fratelli che hanno sacrificato la loro vita per tutta l’Italia che, a questo punto, si mostra indegna, abbandonandoli a qualsiasi sfregio.

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STOP al “Columbus Day”

MADE IN U.S.A. 

Alle fonti del “buonismo cretino”

Un ottimo articolo pubblicato su “IL TEMPO” di venerdì 1 settembre, a firma di Massimiliano Lenzi, stigmatizza una presa di posizione statunitense, che auspicherebbe la distruzione delle statue di Cristoforo Colombo collocate negli States, in quanto il navigatore avrebbe martirizzato una moltitudine di poveri indigeni delle zone centroamericane.

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Intorno alla tomba di un Eroe

Nel giorno del Centounesimo Anniversario della morte di Enrico Toti, il 6 agosto 2017, un gruppo di persone, soprattutto in divisa, ha fatto circolo intorno al monumento di questo Bersagliere al Verano, sull’aiola che protegge il suo fiero simulacro in bronzo, il bisbiglio fra di esse si è improvvisamente fermato nel “Silenzio”. L’iniziativa del Ten. Massimo Flumeri, di Sandro Bari e della Sig.ra Paola Toti, pronipote dell’Eroe, è stata seguita con commossa partecipazione immersa nelle musiche militari. 

Il caldo torrido, il frinire di una cicala, lo scambio di saluti e lo sguardo diretto a quell’Eroe che, pur bersagliere, espletò il suo dovere senza poter correre: era mutilato di guerra ad una gamba, ma si adeguava agli altri con la bicicletta, che è diventata il suo simbolo, così come la stampella è stata per lui arma di orgogliosa offesa al nemico.

Roma non si è dimenticata del popolo che parla dall’alto di un piedistallo di pietra, della folla dei più o meno conosciuti personaggi della storia, della politica, del genio, della guerra, che attraverso la semplice massiccia presenza dice al cuore ed allo spirito dell’astante molto di più dei parolai nelle varie sedi di Governo. Enrico Toti parla di valori dei quali tutti, anche i migliori italiani, sembrano aver dimenticato: la lealtà ad esempio, ora scritta grigia su carta, prima prevalentemente costume di dialogo interpersonale che conduceva ad amicizia e ad amore, anch’esse parole dimenticate o usate come kleenex. Dovere, termine che adesso si richiede per recitare qualche giallo in tivù, e prima segno di dono fatto anche con sacrificio o senza perchè, ma pur sempre un dono dal proprio profondo. Ed infine Patria, termine che adesso nessuno pronuncia, vergognoso, come se fosse immondizia, e che invece grida quel Bersagliere che ha fermato l’arroganza straniera ora lasciata penetrare come “carità”, “accoglienza” da un buffo signore in bianco, colore che non è quello della rinascita e della purezza, altri termini obsoleti. Carità che è la scusa per arricchirsi o cercar successo da parte di molti che qui, nel piccolo angolo che sostiene la statua di Enrico, fortunatamente non ci sono. C’è invece la purezza del senso di Patria di molti cappelli decorati, piumati, quella dei Reduci di Russia e di Spagna, e quella delle calde parole della pronipote di Toti, la Signora Paola, che ricorda l’eccezionale avo e stigmatizza le ripiccucce di altri militari perchè i presenti non fanno parte dell’ANB.

Centouno anni sono passati, e la Nazione non ha ancora capito che poco, pochissimo. Colpa della stasi dell’informazione, della palude della capraggine messa all’indice da Sgarbi, della malavoglia infine dei Ministri più inclini a leccare e succhiare valuta in ogni modo per bassi desideri. Ma chi ha capito, chi crede, chi parla con un fuoco dentro che vuole elevarsi ed elevare questa Italia, fa appello come Enrico Toti verso il nemico e si difende, ed attacca per volerla forte, grande, pulita.

Italia mia, benchè il parlar sia indarno…” oltre, sopra le parole, l’azione: raccontare gli eroi e tornare ad affilare le armi dello Spirito, le migliori, per intervenire, correggere, spiegare, e, se non basta, impiegare la forza guerriera.

Marilù Giannone

Enrico Toti, Eroe sempre citato ed interlocutore