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Autore: redazione di roma

Amarcord

Entusiasti all’idea di fermare i “baroni di cattedra” gli italiani del dopoguerra hanno ingoiato nello zucchero dell’immagine una pillola amara: il marxismo-leninismo. Non bisogna demonizzarli: erano ancor freschi i tragici fatti del nazismo e del fascismo, conosciuti tramite i ricordi dei genitori, ma bisogna dire, conosciuti parzialmente, perché il ventennio mussoliniano, se si tralasciano le leggi razziali e la debolezza verso Hitler, non è stato solamente negativo. Dalla contestazione scolastica è iniziato un processo di penetrazione, attuato anche su altre istituzioni ma con meno successo, di quella mentalità rovesciata che ha condotto la società italiana a scegliere male i suoi rappresentanti politici e malissimo i suoi amministratori. Trenta e più anni di malgoverno, del quale si ricordano più i nefasti che i rari fasti.

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Horatius domusque sua a Mekenati donata

Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio
per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo
e l’Etruria meridionale

INVITO ALLA SCOPERTA DEI “LUOGHI ORAZIANI”

 Sabato 8 luglio e Domenica 23 luglio 2017

Area archeologica della Villa di Orazio – Via Licinese, s.n.c. – Licenza (RM)

Eremi di S. Benedetto, Vicovaro – Frazione di S. Cosimato (RM)

Museo Oraziano, Palazzo Baronale Orsini – Licenza

In occasione delle aperture straordinarie estive della Villa di Orazio la Soprintendenza, in collaborazione con il Comune di Vicovaro, il Comune di Licenza e il Parco Regionale Naturale Monti Lucretili, propone ai visitatori la scoperta dei più suggestivi “Luoghi oraziani” già illustrati nel ciclo di “Vedute” del pittore Jacob Philipp Hackert (1780) e meta dei viaggiatori del Grand Tour.

Saranno legati in un unico itinerario, ripercorrendo le tappe dell’ultima parte del tragitto che il poeta compiva per  recarsi alla villa, il sito del convento di S. Cosimato e degli “Eremi di S. Benedetto” all’inizio della valle del torrente Digentia, fra ilVicus Varia e il Pagus Mandela, la villa in Sabina donata al poeta da Ottaviano Augusto, tramite Mecenate, nel 32 a.C., oggi incastonata nello splendido scenario naturale del Parco dei Monti Lucretili (l’amoenus Lucretilis), il Ninfeo degli Orsini presso la villa, da alcuni identificato con il fons Bandusiae, e il Museo Oraziano allestito nel Palazzo Baronale di Licenza, ove sono esposti i reperti rinvenuti durante gli scavi del 1911-1915.

Il programma prevede:

Sabato 8 luglio

  • ore 18.00: Gli Eremi di S. Benedetto, Vicovaro – Frazione di S. Cosimato
  • ore 19.30: Villa di Orazio, Licenza, via licinese snc
  • ore 21.00. Museo Oraziano, Licenza, Palazzo Baronale Orsini

 Domenica 23 luglio

  • 18.30: Villa di Orazio, Licenza, via licinese snc
  • 20.30: Museo Oraziano, Licenza, Palazzo Baronale Orsini
  • 21.30: “La villeggiatura nella Valle dell’Aniene in età romana” (videoproiezione)

Thefarie Veliianas, ave !

Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale.

  “Notti d’estate”

DA CAERE A PYRGI

Thefarie Velianas racconta

 Sabato 8 luglio, dalle ore 18.00 

Cerveteri-Necropoli etrusca della Banditaccia e Pyrgi-Antiquarium e santuario

 

Inizia l’intensa stagione delle “Notti d’Estate” nei siti della Soprintendenza, con aperture straordinarie, visite a tema, eventi musicali e di approfondimento culturale. Sabato 8 luglio è il primo di tre sabati estivi (con il 19 agosto e il 3 settembre) alla scoperta del patrimonio storico-archeologico dell’Etruria meridionale. Alla guida del re Thefarie il pubblico viaggerà tra l’antica Caere e Pyrgi, il suo porto.

L’itinerario comincia alle ore 18,00 a Cerveteri, presso le tombe delle Iscrizioni (dove fu seppellito il tiranno di Caere Thefarie Velianas, costruttore del primo dei templi monumentali di Pyrgi) e delle Fasce Dipinte, aperte in via eccezionale. Seguirà il trasferimento (in bus navetta o con mezzo proprio, a scelta) per la visita serale, sempre accompagnati da una guida esperta, dell’Antiquarium di Pyrgi. È previsto un suggestivo affaccio sulla baia, con il porto ed il celeberrimo santuario.

 Informazioni e prenotazioni:

 Necropoli Etrusca della Banditaccia, P.le Mario Moretti, 32. Antiquarium di Pyrgi- Loc. Castello di Santa Severa 0766-570194. Per informazioni 0699552637 (dalle 9:30 alle 12:30) 0699552876 (dalle 15:30 alle 18:30).

Per la partecipazione alle visite guidate la prenotazione è obbligatoria: prenotazioni@artemideguide.it

 E-Mail: sabap-rm-met.comunicazione@beniculturali.it

Due parole ancora su Don Milani

“Italia Oggi” dello scorso 9 giugno, tramite la penna di Sergio Bianchini, stigmatizza la lentissima evoluzione della scuola e per questo fa riferimento al fatto che l’ ottimo Don Milani viene spesso citato a sproposito o addirittura mal interpretato per fini politici o semplicemente per incompetenza dei responsabili dell’educazione nazionale.

Qualche giorno prima una riedizione di Polistampa, dal titolo: La scuola di Don Milani, di Mario Lancisi, esponeva le particolarità della Scuola di Barbiana, chiedendosi cosa sia rimasto della creazione del Sacerdote, con interviste a personaggi che hanno avuto mano nella guida dell’istruzione, come Veltroni, Berlinguer,Casini,Berlusconi ed altri ancora, che hanno offerto una visione personale e diversa dell’opera del controverso religioso.

La ragione e l’esito di questi testi in esame sono sicuri: nessuno, oggi, è in grado di gestire l’educazione alla cultura per inadeguatezza di preparazione: il Ministro attuale, (e si sottolinea che il buon italiano non usa il femminile per una carica istituzionale) è un’ ex sindacalista, che confessa di “non avere specifiche competenze in materia”, e dunque una figura indefinibile che non può tenere le redini di questo importantissimo Ministero. Sappiamo tutti che la cultura è un’arma di difesa dall’estremismo violento, che è soprattutto una via certa per trovarsi, conoscere, costruire, e, cosa basilare, per comunicare. Non si riesce tuttora a comprendere, data la misera condizione sociale attuale, perchè cultura è ancora, marxianamente, vista come privilegio malvagio di classe, e non si riconosce che chi ne è privo – sia essa umanistica o scientifica – è destinato a trascinare un futuro da mezzo uomo, da pitocco spirituale, da sbandato.

Il testo e l’articolo citati vogliono evidenziare che è ora di smettere di cibarsi solo di giochini informatici, spesso pericolosi, o bearsi di figure di piccolo e grande schermo. Accettarli è giusto, adeguarsi al proprio tempo, sacrosanto, ma non ci sono unicamente questi, e si chiede ad alta voce che i genitori lo riconoscano, e che riconoscano che il docente non è un negriero, ma una persona che è demandata a formare ed a selezionare chi ha talento per questo o quel settore dello scibile umano. Non è vero, cari Marxisti immaginari, cari zii d’America, che “tutti siamo capaci di fare tutto”. Non si chiama il meccanico della propria auto se un figlio ha gli orecchioni, e nel contempo lui ed il medico sono entrambi indispensabili. Una selezione prelude a vie diverse ed eguali, non è antidemocratica, non è una pena capitale.

Non è valida l’idealizzazione dell”ultimo”, è invece una buona scusa per fare “egualitarismo verso il basso” e formare il gregge grigio di elettori, che, come dimostra l’evidenza degli afflussi bassissimi alle urne, annullano sia il seguace dell’appiattimento, che uno Stato. Appiattendo il livello dei cittadini si uccidono i talenti, si ha malasanità, mala gestione, nessuna scelta, si ha unicamente degrado. Un capitolo di un bel libro: “Meglio di Niente”, dell’economista, giornalista, docente, Danilo Breschi ( Ed.Pagliai), esamina l’opera di “decrescita” di un Segretario di Partito, il “dolce Enrico” di Antonello Venditti, e punto per punto ne dimostra l’azione livellatrice (che Totò riservava alla morte) e distruttiva di tutte le attività professionali e no d’ Italia, per un distorto timore di egemonia politica di qualcuno, ma che lascia vedere in filigrana l’adesione – pagata – alla volontà di potere sovietica.

Chi si informa, chi segue un docente che crede in ciò che fa, resta libero, diviene esperto, e giorno per giorno si felicita con se stesso perchè dimostra alla propria coscienza di essere un buon cittadino del mondo. Don Milani ha gettato una grande base per permettere di salire la scala della crescita secondo attitudine. Crescita, e non il contrario, voluto da un malinteso cristianesimo: Francesco era ricco e colto, si è fatto povero ma colto, poeta e musicista, italiano, santo, non apostolo della decrescita e non argentino e populista.

Marilù Giannone

 

Bella Italia

Un articolo lieto nel tono e felice per l’argomento ha occupato una pagina buona del “Giorno” dell’8 giugno scorso, a firma di Giovanni Bogani. Il soggetto dello scritto è un documentario che mette in rilievo, con una sapiente fotografia, le bellezze delle città e della natura dello Stivale. Bogani non manca di citare piazze e ville, monumenti e coste, dialoga abilmente con l’autore, giornalista, critico, sceneggiatore Italo Moscati, annota orgoglioso le varie dominazioni che ha sopportato lo Stato italiano prima di trovare un’identità.

Veramente, da questo succoso réportage, sorge il pensiero delle lotte, delle sofferenze, ma soprattutto della fede creatrice del popolo italiano, che tutto ha subito e tutto ha sormontato. Le bellezze sono spesso sopravvissute a disastri bellici fra stato e stato, fra famiglie e famiglie, fra re, soprattutto francesi, e papi non sempre italiani. Il concetto di Italia si è fatto strada a fatica nel mosaico di stati e staterelli, e se ne comprende la ragione: la grande civiltà romana che per tremila secoli, a partire cioè dal pensiero etrusco che voleva una terra unita ma composta da dodici stati (il numero era sacro), ha unificato in una sola cultura, perchè l’azione bellica era iniziale, o eventuale (come è avvenuto per tante città latine) popoli e genti diverse, abbracciandoli nella sicurezza e nel benessere che forniva loro, nell’ingegneria, nell’architettura, nella letteratura e storia, nella genialità dell’idraulica e soprattutto nelle leggi. La legge , contestata o no, era il vangelo dei Padri d’Italia, insieme all’amore per la città madre, Roma.

L’articolo del “Giorno” accende di ammirazione e di orgoglio chi si sente figlio di questa Patria e nel contempo lo avvelena, perchè nel pensare ad esso, camminando, egli si scontra in ogni città con finti spazzini immigrati, con un numero infinito di rivenditori di calzini, appiccicosi e fastidiosi mendicanti, e poi con sporcizie, con graffiti stupidi, incurie, rovine (una di queste, passata sotto silenzio, è un muro di Porta Portese), pseudo culture imposte. E’ come se una maligna civiltà subentrata a quella italiana le volesse negare lo splendore invidiato, come se qualche recesso biblico, mediante la religione ufficiale, volesse imporre all’Italia il volto distorto e lugubre dell’elemosina come superbia per il cittadino ricco , ed untuoso rancore per chi la chiede: ormai mendicare è il lavoro per eccellenza e da secoli per questo infelice Paese, fondato invece sul pensiero ed azione attivi. Si è italiani o confessionali di radice giudaica?

Basta con le elemosine, via chi le ammette ipocritamente: italiani, tirate su la schiena, e non aspettate altro per risolvere i problemi, come quello dell’immigrazione, che la stessa meravigliosa, abile volontà che ha fatto grande l’Italia. Il francesino arriccia il naso? Qualcun altro fibrilla, incerto, non si sa se per paura di altri o disistima per voi? Ebbene, si tirino su le maniche , si faccia secondo le leggi della Nazione, si mostri agli altri che siamo un pilastro fondante ed indispensabile dell’Unione. Si pensi a quante volte mercenari stranieri, per interessi stranieri, hanno bruciato campagne e devastato città italiane. Lasciare gli inginocchiatoi, il collo torto, la vocetta sommessa, gridare chi siamo, a muscoli tesi, rivelare l’energia che ci pervade e l’amore per lo Stato più bello e civile del mondo. Riprendiamocelo, è nostro sacrosanto diritto.

Marilù Giannone 

Poveretti noi !

Sempre più Africa … Roma Capitale della savana 

Il giorno 27 giugno, dall’autobus n.44, all’inizio dei Colli Portuensi, si è visto un gran fuoco di sterpaglie a ridosso della scuola Eugenio Montale, proprio sotto un gran pino. Un passeggero, dopo alcune esclamazioni di sgomento, seguite a quelle di altre persone, con il proprio cellulare ha composto il numero telefonico delle urgenze relative al fatto, ma senza risposta. Lo stesso ha riprovato con altri numeri di emergenza, ricevendo atona udienza di una voce femminile che lo pregava di attendere alcuni minuti per la comunicazione con un addetto, ripetendo la frase in tre lingue, più e più volte, intervallate da una musichetta.

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