Nonostante di martedì, giorno che diverse sedi di eventi considerano in sordina, la sera del 14 febbraio – tra l’altro festa di San Valentino, all’”Universale” erano presenti molte persone.
L’evento focalizzava un tema interessante ed in parte inusuale: i contatti amichevoli in tutto il corso dei secoli dopo la fine dell’Impero Romano fra l’ Ungheria e l’Italia; il convegno è stato aperto dal Direttore dell’Accademia d’Ungheria, Prof. ISTVAN PUSKAS al quale si è unito un regista noto, GILBERTO MARTINELLI, che al termine del saluto ha presentato un suo film.
___________________un libro di Don Carmelo Guarini*
Il titolo del libro è molto promettente e fascinoso: chi non sogna, in questo periodo di crisi buia, e spera o si affida alla visione di una risoluzione, di un mondo migliore?
La sorpresa è che sfogliando le pagine, ci si immerge in una complessa ed articolata filosofia, basata su nomi di prestigio, che porta – attraverso canali tortuosi – la ricerca del sogno all’indagine se sia o no una via attraverso la quale la divinità, cessato l’intervento della razionalità, parla all’uomo.
Seicento docenti universitari in Italia stanno dichiarando guerra all’ignoranza istituzionalizzata ….. ed era ora, finalmente !
da questa Testata Giornalistica più volte sono state evidenziate le misere condizioni della istruzione nazionale, così come da altre parti. Ma oltre a ciò che si è scritto, che ha indotto gli studiosi a prendere le armi, vi è l’impossibilità a leggere elaborati e testi di concorsi, ricerche e semplici articoli, gonfi di orrendi errori di grammatica, sintassi, e di travisamenti. Vale a dire non solo le pagine giornalistiche sono state efficaci, ma le prese dirette sulle indegnità che hanno ridotto fino in alto loco la comunicazione con le spalle al muro.
“Amatevi, come io vi amo”è l’unico comandamento e lascito di Gesù, che viene spesso interpretato in modo sconcertante. Non che qui si voglia pretendere di essere genio con il dare un solo ed unico senso a questa norma, ma credo che questo amarsi sia diverso da quello che spesso si vede nelle soap, o da quello che intenda una sottomissione totale nei riguardi del nostro prossimo.
A pochi passi dal Pantheon, in pieno centro storico, artistico, vitale della nostra Roma, in una via breve ma ricca di esercizi particolari, via della Vaccherella, tre belle buche profonde circa 50 cm, sconnesse agli orli e con i sanpietrini disordinati intorno fanno bella mostra di loro.
Ci si chiede se è possibile, vista la pericolosità per gli arti di chicchessia e per i mezzi a due ruote, che il Municipio latiti e il Comune ignori da ben due mesi, a detta degli abitanti, i richiami e le preghiere degli stessi affinchè questa novella ma non rara Malebolge venga sistemata.
L’impressione è che tutto a Roma sia legato a quella mala abitudine dei politici di rimanere avvinghiati al loro seggiolino anche quando la loro squinternata fedina evidenzia magagne conclamate. Si passano in seguito i mali come discendenza, come lascito, come bieca regalia quasi a dire” hai vinto tu, eh?, bene: beccati questi degradi!”.
I cittadini veraci della Urbe eterna ormai sono pochi, e gli altri sono rassegnati o ignominiosamente ignoranti tanto da non accorgersi quanto avviene. Povera Città, che è anche Capitale di Stato, bel biglietto da visita ai turisti, e poveri malcapitati, che andranno ad accrescere i vari settori ortopedici dei pronto soccorso, augurandosi di non finire nel degrado sanitario: da degrado a degrado, come un tunnel da Parco dei Divertimenti. Ma c’è poco da divertirsi, e ci sarà tanto invece per gli esseri inutili che governano, se scappa infine la pazienza a qualche bitante. Con questo timore, gridano le presenti pagine perchè urgentemente si chiudano le piccole voragini di via della Vaccherella.
Il 22 gennaio, sfidando la discutibile iniziativa delle domeniche ecologiche di Roma, la via Cassia si è riempita di persone, per partecipare alla cerimonia in onore per i Caduti di Russia, celebrata tradizionalmente ogni anno dall’Associazione “Reduci di Nikolajewka”. Alle 10 del brumoso mattino, il ventaglio di grigi, dal cielo all’asfalto, si accendeva dei colori della Bandiera e dei Corpi Militari in perfetto ordine, giovani e meno giovani, diritti negli attenti, con lo sguardo ad un orizzonte inizialmente quasi angoscioso, ma che veniva tradotto da quegli sguardi diretti e sinceri come naturale e patriottico traguardo: Italia, libera e forte, stabile e splendente sopra mafie, inciuci, politica d’accatto.