Skip to main content

Autore: redazione di roma

La 500 Blu, un racconto di Lia Viola Catalano

Perché si deve credere

Ciò che veramente distingue un medico da un ricercatore o da uno scienziato è la qualità umana, l’arte di approcciare, ascoltare, comprendere il paziente.

Arte raffinata perchè non ammette scatti, indifferenze, grossolanità: una sorta di lieve penetrazione psicologica che non perde mai lo scopo della sua dedizione: la guarigione, l’equilibrio ritrovato. E’, a ben guardare, tutt’altro che facile e, come il tocco musicale, bisogna averlo nella genetica. Il risultato dell’opera è appagante, e garantisce l’affetto e la stima dell’essere che ha ritrovato la sua armonia.

Continua a leggere

Il modellino di una chiave antica

Dai tesori dell’antiquario Eugenio di Castro

Contenuto nell’ultima edizione della “Strenna dei Romanisti”, vi è un lungo racconto: Il modello è indispensabile“, a firma di Francesca di Castro, su un oggetto che ha attraversato secoli, inciso, carezzato, celato in molte nobilissime mani dai più diversi caratteri: nobili, artigiani, prigionieri, per grazia di un antiquario noto ed esperto, il nonno della scrittrice, Eugenio di Castro.

Il racconto inizia con un commento di Corrado Ricci a proposito della vastissima varietà di arti liberamente esercitate in Italia, dalla grande arte propriamente intesa alla cosiddetta arte minore, che nulla ha da invidiare alla prima, a parte la destinazione d’uso e, talvolta, la piena dedizione dell’artista all’opera che sottintende una vera e propria filosofia.

Continuando la narrazione, Francesca riporta che agli oggetti d’uso bellissimi Augusto Pedrini dedica una sorta di almanacco, secondo la materia di solito usata che è il ferro. L’uomo dice inoltre che, soprattutto per i piccoli oggetti, come le chiavi, era abitudine farne inizialmente modelli per lo più in legno, per correggerli eventualmente, o per riprodurne molte chiavi uguali .

Francesca di Castro, ammiratrice delle raccolte  del nonno Eugenio, sodale del Gruppo dei Romanisti e celebre antiquario, considera quanto possono aver importanza i modelli per l’arte minore, e racconta anche la lunga e tortuosa strada per la costituzione di un centro di raccolta di questi modelli e di altri “pezzi” di arte, sfociata, dopo molte vicissitudini, al San Michele, ex Riformatorio.

Francesca descrive minutamente fra gli oggetti antichi del nonno un modello in legno di chiave dalle ardite volute raffiguranti animali fantastici e rivelatrice, come costituzione complessiva, di una chiara impronta classica, ma di quel classico ardito ed interpretato che fu l’arte antica nelle mani degli uomini del Rinascimento, o poco dopo.

Camminando nella traccia della sua cultura, Francesca ritrova dopo lunga indagine l’oggetto, che sarebbe  la chiave di uno degli Strozzi, Leone, che fece un museo di rarità del bel palazzo ora Fondazione Besso di Roma, descritta nel l'”Arcadia” di Crescimbeni. La, chiave è matrice di quella in ferro conservata a Londra, nel Victoria and Albert Museum, fatta dal “Guillermo  franzese” mastro d’arte di Francesco I°. Ma non basta: la bellissima Diane de Poitiers l’avrebbe adoperata per raggiungere nell’appartamento il suo regale amante. Gli Strozzi avrebbero in seguito accompagnato Caterina de’Medici, nobile figlia dei loro amici, alle nozze con Henri d’Orléans, tramite il potente Filippo (Giovanni Battista), Tesoriere del Papa officiante, Clemente VII°, ed avrebbero anche loro alloggiato in quelle stanze, usando quella chiave.

Filippo Strozzi l’ avrebbe riportata in Italia e, compiaciuto per l’eleganza dell’oggetto, avrebbe ordinato una copia a Benvenuto Cellini, che l’esegui’ in legno, ma che da allora più nessuno la vide. Sembrava solo una fantasia, fino a che Francesca non l’ha ritrovata  studiando a lungo le carte e gli oggetti del nonno, aprendo una scatola moderna, meravigliosamente scolpita, di legno, e siglata con le iniziali del suo avo.

E qui il réportage si fa commovente: l’augusto antiquario avrebbe  avuto una scatola in dono quando era all’Asinara reduce dal Terzo Reggimento Bersaglieri, come uomo di fiducia dello Stato Maggiore, per sovrintendere al campo di prigionia degli austro-ungarici. Purtroppo in quella zona di li a poco scoppiò un epidemia di colera ed il Sergente bersagliere, impietosito dalle sofferenze dei poveretti e nel desiderio di portar conforto ai prigionieri ebrei, chiese al Comandante di poter usare un magazzino a Cala Reale per far celebrare per essi lo Jom Kippur. Sembrava inizialmente che chi vi giungesse fosse in un numero limitato di credenti, ma presto il sergente si accorse che il magazzino non poteva contenerli tutti, che parteciparono dunque alla ricorrenza stando fuori dalla costruzione, chi sdraiato, chi in ginocchio.

Al termine del rito Eugenio di Castro fu circondato da prigionieri che lo ringraziarono di cuore e gli baciarono le mani, ed uno, l’ungherese Popper, compose e scolpì la scatola che donò al militare in segno di gratitudine. L ‘oggetto, a testimonianza di un sentimento di stima e di riconoscenza imperituro, ha raggiunto la progenie del bersagliere, che giustamente se ne gloria.

Marilù Giannone

23.5.2018, presentata “La Strenna dei Romanisti”

Per diffondere l’amore verso la nostra Città

Mercoledì 23 maggio – alle ore 17,00 a via Poli e con una vista di Roma dalla Fontana di Trevi, unica al mondo – è stato celebrato il compleanno di Roma millenaria e per questa ricorrenza è stato pubblicato un bellissimo volume, la classica e già nota “Strenna”, al suo settantanovesimo anno di edizione. La raccolta, di formato e carattere comodo, rilegata in brossura e con una bella riproduzione è stata illustrata da tre noti esperti di romanistica: Maria Antonella Fusco, Ugo Onorati, Francesco Piccolo.

Continua a leggere

Sul Tevere, sino ad Orte, in canoa con i Romani

Un’eccezionale visita archeologica nell’Antica HORTA 

Orte era, in età villanoviana, un luogo abitato e dedicato alla Madre Matuta di quelle civiltà preromane ad alta definizione artistica, musicale e commerciale. Per questo motivo andare sulle onde del fiume, o dei mari, per essi era vitale, così come lo era la fedeltà alla Dea. della quale arricchivano il tempio e la città. La Mater Matuta era, come tutti sanno, la Dea della Generazione e della Rigenerazione dopo la morte.

Continua a leggere

Roma ancora non sparita ….. e i Cavalieri del Santo Sepolcro

San Lorenzo in Piscibus

Nel corso di una cerimonia alla presenza dei Cavalieri dell’ O.S.S.C.B.S. – Ordo Sancti Sepulchri dei Cavalieri Bianchi di Seborga, unitamente ad altri vari Ordini ed Associazioni di Cavalieri, tutti collegati ai valori ed insegnamenti di SAN BERNARDO di CHIARAVALLE, sabato 19 maggio, alle ore 10,00, si è presa nota di una chiesa piccola e terribilmente spoglia. Le pareti a mattoni rossi mantenevano tracce vistose di strappi e rimozioni di figure delle quali, nonostante le ricerche, non si è trovata una sola parola.

Continua a leggere

Evento al Conservatorio di Roma

L’innata arte del bene e della vittoria

La Musica come Arte Teraupetica 

Lunedì 14 maggio, fra rapido e rumoroso riordinare di sedie e banchi, un accordare attento di strumenti come sottofondo all’attesa: alle ore 18,30 il Conservatorio di via dei Greci a Roma ha ospitato una rassegna con l’Università di Roma Tor Vergata, che come oggetto ha avuto l’azione della Musica nella vita. Questa proposta è stata evidenziata dal testo, presentato per l’occasione ed avente come titolo PRELUDI, scritto da MARCO MARZIALI, medico e musicista.  

Continua a leggere

Grottelle e trogloditi

Italia bella, non mostrarti gentile

Giovedì 10 maggio alle ore 17,00 era stato concesso, per un accordo informale, di poter visitare il singolare resto di una costruzione probabilmente avente carattere religioso, detto “La Celsa”, poco più a nord di Labaro.

Il rudere, imponente e costruito su un basamento ottagonale a blocchi, ed avente forma circolare, era rimasto quasi indenne fino all’età medievale, quando, secondo gli sfasci prima cristiani poi stranieri, i signorotti della tenuta non avevano ritenuto opportuno farne una postazione difensiva.

La zona dove esso sorge è costituita da un lungo ed alto muro roccioso nel quale, più in basso del monumento, si aprono una diecina di cavità più o meno naturali, alcune corredate di correzioni lapidee o di mattoni per uniformare le aperture formate dai regimi anche condotti di acque che raggiungono prima il Cremera ( sul quale, poco più a sud, sotto gli incroci del Raccordo, si vede un ponte arcaico rimaneggiato per volere di Augusto per raggiungere la Villa di Livia) e quindi il Tevere. Le grotte, o grottelle, come vengono registrate sulla pianta, hanno la veneranda età della formazione territoriale vulcanica del Lazio Nord e sono state abitate dal Paleolitico. A questo periodo sono da attribuire incisioni e pitture che si potrebbero vedere normalmente se il sinistro buonismo non avesse concesso a nomadi e trogloditi attuali di infilarcisi dentro e soggiornare fra sporcizia, refurtive e modifiche indegne.

A parte la carità pelosa delle cosiddette Associazioni umanitarie e religiose, queste con l’ennesima loro tipica bugia dell’ “hoc signo vinces“, che nel loro linguaggio è quello del denaro, ed al di là dell’apprezzamento artistico, che nei nostri tempi sgangherati ha parametri confusi e da sei politico, evidentemente non capita, anche per caso, nella flebile mente di chi amministra e governa, che i tre ordini di caverne sono ottimi rifugi, specie quelli seminascosti da cespugli, di malavitosi, di refurtive, e, molto peggio, anche di armi e di individui che, lasciati in pace dalla italiana indifferenza, potrebbero creare seri guai o anche attentati ed ” operazioni” di delinquenza organizzata.

Sembra che ci voglia una disgrazia per impedire un danno che appare alla normale logica come disastroso , e che la prevenzione non sia salvezza, ma qualcosa di “paranoico” o di “fascista”.

Le memorie sono cultura, sono civiltà, che ignoranti ritengono superflue a vantaggio di un beota “presente”: essi non si accorgono che il presente è il passato e che è il futuro. Il presente, tagliato con l‘accetta dell’ipertecnica è l’arma migliore per squagliare il carattere di un popolo in un nebbioso nulla, per potergli stringere la catena al collo e farlo schiavo di pochi principi delle tenebre. Si intervenga, per ripulire quell’antichissima e pregevole località, si lasci all’Italia il fulcro del voler scoprire, conoscere, creare.

Bisogna risolutamente impedire ai Principi delle Tenebre, con ogni segno di Conoscenza, di vincere .

Marilù Giannone

Premio Beato Angelico al Salotto Romano

Come sempre, il Premio Beato Angelico raccoglie Autori ed Artisti nella Sede del Salotto Romano di Santa Maria Sopra Minerva.

Organizzato da Voce Romana, grazie a Francesca di Castro ed a Sandro Bari,  il prestigioso evento avrà luogo alle ore 18,00 di Giovedì 3 Maggio, presso il Palazzo dei Domenicani.

il Premio è alla sua IV edizione, attesissimo: a tale scopo si consiglia di recarsi al Palazzo con anticipo, assistendo anche ai “Puntini sulle -i- del Prof.Romolo Staccioli ed ascoltando gli elaborati poetici di alcuni soci.

 

Marilù Giannone

 

Associazione culturale “Roma Tiberina”

 

Salotto Romano

(a cura di Sandro Bari e Francesca Di Castro)

Programma di Giovedì 3 maggio 2018

 

Sala Capitolare -Palazzo dei Domenicani – piazza della Minerva 42 (Pantheon)

 

Ore 16,30 – L’incontro prevede in apertura l’usuale rubrica di precisazioni storiche, archeologiche e letterarie “I puntini sulle i” del prof. Romolo Augusto Staccioli, presidente dell’ArcheoClub di Roma.

 

Ore 17,15 – A seguire, i poeti ospiti presenteranno le loro composizioni in versi.

 

Ore 18,00 –

IV Edizione del Premio di Arti Sacre Beato Angelico

 

Il presidente Carlo Piola Caselli consegnerà il Premio per le Arti Sacre Beato Angelico 2018 all’artista Veronica Piraccini, ideatrice del metodo di pittura “impercettibile” che ha la proprietà di apparire e scomparire, per l’opera “Dall’impronta di Gesù”, perfetta immagine speculare della Sacra Sindone riprodotta su telo di lino, opera ormai conosciuta in molte parti del mondo.

Seguiranno i commenti critici di Francesca Di Castro vicepresidente dell’Associazione culturale Roma Tiberina, Marco Bussagli, noto storico dell’arte e pittore, titolare della cattedra di Anatomia Artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, e Sara Pizzeigiornalista ed esperta di comunicazione.

L’artista spiegherà la storia di quest’opera e della particolare tecnica dell’esecuzione attraverso la proiezione di foto, e concluderà la serata offrendo al pubblico l’esperienza in sala della rivelazione dell’opera “Dall’impronta di Gesù”.

 

Ingresso libero

 

Il Futurismo: non è il nostro passato

Una Galleria lungimirante; Futurism&Co

                                                                             PREVIEW  Art    Littoria– Sibò

Dal 10 maggio una nuova esposizione di livello e ricca di messaggi ottimisti e positivi

Futurism&Co Art Gallery Roma
Via Mario de’ Fiori, 68 – Roma, Italia
+

 

Marilù Giannone

Maestri del Lavoro

Il lato nobile della festa dell’1 Maggio

Come tutti gli anni, il primo di maggio, essendo ricorrenza festiva del Lavoro, tutti gli italiani che si sono distinti per meriti speciali nel riguardo del sostegno, miglioramento, eccellenza nelle loro professioni o attività vengono insigniti del grado di Maestro e di Cavaliere. Quando uno di essi è un amico, un uomo che si è sempre messo in luce nel completo dono di sè, ottimizzando ogni possibilità volta al bene di chi lavora, ci si rallegra e ci si entusiasma.

È con gioia che si comunica che oggi all’amico Vincenzo D’Angelo, ottimo lavoratore e magnifico organizzatore di uomini ed imprese, è stato donato il premio al merito di Stella del Lavoro dal Presidente della Repubblica Mattarella: un poco commosso e fiero di sé, giustamente, egli ha riassunto durante l’evento, ripreso dal TG 1 RAI delle ore 11,00, il suo molteplice impegno, dal campo dell’amministrazione fino all’organizzazione di viaggi, di eventi culturali presso la Regione Toscana, di informazioni intorno al campo fiscale e pensionistico di ogni tipo. È sua inoltre l’idea del Premio “Una Poesia per la Vita”, di quello “Libera Fantasia” presso la Galleria Mentana di Firenze, di quello “Una Perla”, la diffusione della Rivista “Esperienza” in accordo con l’Associazione ANLA, Organizzazioni di Feste, visite di Musei e Mostre, passeggiate culturali, Viaggi in Italia ed all’Estero per i quali ha speso ogni sua capacità e sagacia. La dedizione, insomma, al mondo del lavoro, con un occhio particolare ai congedati ha visto Enzo – come è chiamato dagli amici – sempre all’avanguardia e sempre esaustivo in ogni piccolo ramo del suo immenso albero di generosità verso gli uomini.

La lettura di un breve foglio che elenca le applicazioni di quel suo spirito dedito al benessere altrui e alla nobiltà del lavoro ha spiegato il fil rouge del suo muoversi: l’accordo generazionale, che ha raccomandato al Presidente, e cioè l’unione, la mano tesa, l’importanza di ogni soggetto familiare, dall’avo al nipote, per una Nazione sicura ed efficiente. Giovani e meno giovani sono indispensabili per l’esito di uno Stato felice che si basi sul lavoro.

Un titolo meritato, dovuto, perché ciò che Enzo ha in dono è la luminosità percettrice del riconoscere cosa è l’essere umano e cosa sia, in ogni estensione, amore.

Marilù Giannone

Le Ideologie: saranno callide o stolide?

Liberilibri continua l’indagine sulle ideologie italiane

 

Giovedì 3 maggio a Roma, alle ore 18,00 Pietro Di Muccio De Quattro presenta, alla Fondazione Luigi Einaudi a Piazza delle Medaglie d’Oro il Libro “L’Ideologia Italiana, Dialogo fra Callido e Stolido”, discussa da Lorenzo Infantino e Corrado  Ocone.

Il libro per la sua particolarità è preciso ed interessante, e rispecchia le divisioni ed i contrasti del pensiero politico italiano attuale.

 

 

                                                Marilù Giannone

Un nome del grande sport: Astori

Davide Astori e Firenze
I giornalisti Lancisi e Mancini firmano un libro-tributo al capitano viola

 

Firenze, 20 aprile 2018 – Ci sono storie capaci di unire una città come Firenze, patria di guelfi e ghibellini, in un cuore solo e in un sentire comune. Momenti in cui perfino le antiche rivalità perdono di significato, e uomini diversi tra loro si scoprono fratelli. La straordinaria commozione e la partecipazione collettiva dei fiorentini all’omaggio per il capitano viola Davide Astori, scomparso lo scorso 4 marzo a soli trentun anni, sono ricordate nel libro di Mario Lancisi e Marcello Mancini Davide Astori. Ci sono storie che…, edito da Polistampa. Il volume è una testimonianza unica di come Davide sia rimasto nel cuore di tutti per le sue qualità umane prima ancora che sportive.
Firenze ha celebrato il capitano viola come i grandi personaggi del passato figli di questa città, e non è un caso che i funerali si siano svolti nella basilica di Santa Croce, il monumento nazionale dove riposano gli italiani illustri. Il testo di Lancisi e Mancini, arricchito da una prefazione del sindaco di Firenze Dario Nardella, è una cronaca per racconti e immagini di ciò che è successo nei giorni successivi alla tragedia di Udine, e si divide in capitoli che partono dal momento in cui Davide è stato trovato morto nel suo letto mentre era in ritiro con la squadra, e arrivano fino alla partita con il Benevento, che ha rappresentato il momento di partecipazione più alto e coinvolgente per i trentamila tifosi allo stadio. Momenti centrali sono l’omaggio che i fiorentini hanno voluto dedicare al capitano quando la salma è arrivata a Coverciano, o l’oceanica mobilitazione di mercoledì 7 marzo in piazza Santa Croce per la messa e i funerali, celebrati dall’arcivescovo Giuseppe Betori alla presenza dei più importanti personaggi del mondo del calcio e dello sport in generale. Nel volume sono raccolti i commenti e le testimonianze di chi ha conosciuto Davide, e le oltre cento immagini ci mostrano non solo i volti noti, ma anche quelli di tante persone comuni che hanno pianto come per la perdita di un fratello. Nella parte finale del volume sono pubblicati alcuni dei messaggi che migliaia di anonimi cittadini hanno lasciato appesi ai cancelli dello stadio Franchi, i piccoli disegni dei bambini e le parole di ammirazione e di gratitudine per il Capitano.

Per quanto triste, quella narrata dai giornalisti Mario Lancisi e Marcello Mancini è una vicenda che ha fatto crescere la tifoseria non solo fiorentina e ha dato un significato nuovo, migliore, alla parola “calcio”. 

 

Gherardo Del Lungo

Omaggio ad Oriana Fallaci

Omaggio a Fallaci
Le parole di Oriana in concerto 

di e con Maria Rosaria Omaggio
al pianoforte Cristiana Pegoraro

impressioni visive Carlo Fatigoni e Vincenzo Oliva
tecnica Stefano Berti

produzione AngelAria associazione 

Torna in scena dal 4 al 6 maggio 2018 lo spettacolo “Omaggio a Fallaci – Le parole di Oriana in concerto” di e con Maria Rosaria Omaggio e Cristiana Pegoraro al pianoforte.

Si è detto molto su Oriana Fallaci in questi ultimi tempi difficili e turbolenti. E, a dieci anni dalla sua scomparsa, le sue profetiche dichiarazioni continuano a far discutere. Questo spettacolo è un’occasione per capire meglio non solo cosa ha veramente detto, ma anche chi è stata e come ha letto la seconda parte del secolo scorso la giornalista, la scrittrice, la donna, il personaggio italiano forte e conteso e, forse, più famoso nel mondo.

Oriana racconta Fallaci, Penelope svela Cassandra, presenta sé stessa, in una sorta di conferenza, rivelando la natura intima delle sue scelte, perfino delle delusioni amorose che hanno inevitabilmente segnato il suo carattere. Ne nasce l’autoritratto di una donna scomoda dalla imprevedibile e sfaccettata personalità che sorprende per complessità, dimostrandosi aggressiva e fragile, generosa ed egocentrica, cupa e spiritosamente toscana, timida e indomita allo stesso tempo. “Omaggio a Fallaci” è un accurato montaggio dei suoi tanti scritti curato e interpretato da Maria Rosaria Omaggio, sulle musiche che amava, eseguite dal vivo col tocco tenero, potente e magico di Cristiana Pegoraro al pianoforte. Sullo sfondo, tra le due interpreti che dialogano con voce e musica, quasi diventassero visibili i ricordi legati alla narrazione, le immagini elaborate da Carlo Fatigoni e Vincenzo Oliva che riportano alla Storia, quella con la S maiuscola, che non è solo storia da libri di testo, ma storia del vissuto, storia della nostra vita.

Dieci storie per comprendere il momento storico attuale

Storie speciali di persone normali 

di Marco Caneva

 

Dieci storie, dieci modi di vedere la vita, di scoprire il proprio coraggio, di abbandonarsi al flusso dell’esistenza. Dieci racconti di quel momento particolare in cui si ha la sensazione di superare un limite, di essere presenti a sé stessi come mai prima, di fare la differenza. Marco Caneva racconta di gente comune e del suo quotidiano, illuminando i gesti e i pensieri di uomini e donne che altrimenti non verrebbero mai considerati.

Dall’Afghanistan alla Korea del Nord, passando per l’Italia e viaggiando verso un futuro lontano, Storie speciali di persone normali ricorda a chi legge che dentro ogni uomo batte il cuore di un combattente, e non importa se le azioni dei personaggi dei racconti siano silenziose o eclatanti, perché ciò che conta è provarci, e non arrendersi.

I dieci racconti contenuti in Storie speciali di persone normali di Marco Canevapresentano situazioni e ambienti diversi tra loro, ma trattano tutti delle reazioni di fronte ai drammi, intimi o universali, che coinvolgono ogni uomo in ogni parte del mondo. Temi forti come la guerra, il razzismo, la violenza sulle donne, l’immigrazione, l’ecologia e la disabilità, ma anche disagi privati e all’apparenza meno importanti, sono esposti con delicatezza ed empatia, e la profondità dell’analisi psicologica dei protagonisti riesce a far sentire il lettore vicino a ognuno di essi, e a immedesimarsi e a soffrire con loro. Ad esempio nel racconto I fiori gialli di Kabul la poesia dei pensieri di pace del piccolo protagonista, il cui nome significa “Fiori”, si contrappone al crudele tema del sacrificio di innocenti in nome di un ideale distorto. In una storia in cui la vita non ha più valore perché la violenza deve vincere su di essa, si assiste alla rivalsa di un giovane eroe che da solo cambia il destino di uomini diversi da lui, ma che sente suoi fratelli. In La grande luce rossa nel cielo è la privazione della libertà personale e della possibilità di sognare a fare da sfondo a una vicenda in cui la smania di potere di dittatori folli distrugge un intero paese. E nessuno potrà mai dimenticarsi l’immagine delle monetine sparse al suolo, unica testimonianza di una vita dedicata alla fatica di persone cancellate da una bomba nucleare, sganciata per una inutile dimostrazione di forza. Caneva però non riporta solo storie dedicate ai grandi drammi del nostro secolo.Centoventisette secondi è il racconto di un uomo in sedia a rotelle che capisce, grazie a un suo piccolo atto eroico, di essere ancora sé stesso, e di poter ancora dare il proprio contributo al mondo. Che le persone non cambiano solo perché la vita le ha menomate. In Il gigante buono si fanno gli amari conti con i pensieri di un giovane immigrato, con la sua dignità, con la sua speranza di un futuro sereno per la propria famiglia in un paese straniero, con i suoi gesti di altruismo ma soprattutto col suo bisogno di sentirsi chiamato per nome e non “negretto”. E infine la storia L’ultima goccia, probabilmente la più poetica dell’intera raccolta, in cui si narra della consapevolezza che sopraggiunge, se si è fortunati, alla fine della vita. Il protagonista Pietro capisce i suoi errori, si accetta per quello che è, e si abbandona al suo destino nel mare che “era la sua vita”. Caneva dipinge un quadro delicato e tragico del momento in cui la barca del protagonista affonda, e che rimane impresso nella mente di chi legge, per la forza di Pietro di aggrapparsi agli ultimi istanti di vita e di morire come un vero capitano.

TRAMADagli altopiani afgani alla rigida Korea del Nord fino all’Italia, tra rivalsa, speranza, onore e gesti di bontà, dieci racconti su persone comuni che scoprono di essere speciali. Dieci storie diverse ma unite dal filo conduttore del coraggio e della voglia di riscatto, che ogni uomo prova di fronte alle ingiustizie e ai dolori della vita.

Natale di Roma

Amare considerazioni di uno storico

 Il passo ritmato, non cadenzato, ma affatto privo di forza: un esercito attraversa la città. Ordinatamente separato fra legio e legio: L’Italica, la Fortis, la Victrix, la Partica, la Britannica…. ce n’è per tutti, anche per i sudditi della Console Merkel, che, in tunica bordata di beige, si danno da fare a dare spiegazioni, una volta all’arrivo dell’esercito al Circo Massimo, ai turisti del loro idioma.

Continua a leggere

Un libro che esalta l’ Italia della Ferrari / Fiat & Co.

Un pilota ed il mondo delle Formule

Per tutti gli appassionati di gare automobilistiche, un ampio ed avvincente panorama dell’ambiente, fra avventura ed esperienze, della grande industria italiana delle macchine, oggetto non solo utile, ma anche fonte di brivido e di divertimento. Il libro “Scarfiotti. Dalla Fiat a Rossfeld” di Paola Rivolta, che uscirà a breve, è edito da Liberilibri, casa editrice particolarmente attenta a diffondere letture di rara qualità e sulla ribalta della nostra storia.

MOTOR LEGEND FESTIVAL – Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola

Domenica 22 aprile, ore 15.15

Sala Conferenze Ayrton Senna

Presentazione in anteprima assoluta del libro

Scarfiotti. Dalla Fiat a Rossfeld di Paola Rivolta, Liberilibri

Intervengono:

Paola Rivolta
Luigi Scarfiotti
Mauro Forghieri
Gianni Cancellieri

L’evento è organizzato dal Motor Legend Festival in collaborazione con la Libreria dell’Automobile e FormulaPassion.it. Il libro è in uscita nei prossimi giorni in tutte le librerie d’Italia.

Marilù Giannone

Piccoli Governi

Siamo sicuri che si tratti di ONESTÀ? 

Che il Movimento 5-Stelle abbia raggiunto un grande successo è cosa indiscutibile. Che i suoi elementi sappiano perché siano arrivati così in ribalta è cosa, al contrario, alquanto nebulosa. Felici e contenti, si sono seduti sulle poltrone di tanti Municipi romani e, invece di programmare azioni dovute e più che necessarie per la città: campi nomadi, sicurezza, buche, mobilità, rifiuti, e vari eventi per metterla al meglio a disposizione di cittadini e turisti, che fanno? Si mettono a litigare per avere questa o quella posizione, questo o quel settore. Risultato: cadono i minigoverni e si rifanno le minielezioni.

Continua a leggere

Sepolcri Imbiancati… “Radical Chic”

L’ IPOCRISIA dei NOSTRI (?) POLITICI 

di  Marilù Giannone

Giorni fa, da una confidenza di una mia cara Amica – stimata professionista con un’ etica ineccepibile e dedita al servizio dell’umanità – durante una piacevole conversazione a carattere letterario, è emerso un episodio che, nella mia qualità di critica d’arte (e di aspirante redattrice), non posso evitare di raccontare.

Continua a leggere