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Autore: Massimiliano Serriello

A colloquio con Loris Loddi sul doppiaggio, la recitazione e le gerarchie del cuore

UN ATTORE-DOPPIATORE CHE DICE LE COSE COME STANNO

Una conversazione con Massimiliano Serriello

Quando Brad Pitt alias Achille (nella foto) in Troy di Wolfgang Petersen in una sala del Cinema Andromeda, a via Mattia Battistini, vicino Prima Valle, gridò il nome di Ettore molti spettatori capitolini, assai poco coinvolti dallo spettacolo allestito dal classico colosso dai piedi d’argilla, invitarono l’eroe della mitologia greca, soprannominato piè veloce, a usare il citofono. Per tagliare corto. E rispettare, nella finzione di celluloide, la consegna. Insieme al nomen omen

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A colloquio con Giuliano Giacomelli sul fascino del genere horror e gli stimoli del cinema d’autore

L’AMPIA GAMMA D’INPUT CREATIVI ED EMOTIVI D’UN REGISTA UNDERGROUND A TUTTO TONDO

Una conversazione con Massimiliano Serriello

È davvero un regista underground a tutto tondo Giuliano Giacomelli (nella foto): nell’età verde, quando la passione per la fabbrica dei sogni divampava sotto la cenere dell’avventizia sete di sapere ed emozioni forti, ha scoperto dapprincipio l’amato genere horror – con Il mostro della laguna nera (Creature from the Black Lagoon) di Jack Arnold nelle vesti dell’archetipo per antonomasia dei motivi d’inquietudine legati alla fantascienza frammisti ai canonici scenari da brivido – per poi imparare ad apprezzare a trecento sessanta gradi la Settima Arte. Ivi compresi gli Autori con la “A” maiuscola votati all’aura contemplativa. Comunque il primo amore, come si dice, non si scorda mai. 

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È STATA “LA MANO DI DIO”, TRA SOGNI ED ECHI

IL FILM SCELTO PER RAPPRESENTARE L’ITALIA AGLI OSCAR UNISCE I PROSELITI E DIVIDE I CINEFILI

Il cinema unisce dove la politica divide. Questa almeno è l’opinione dei cinefili intenti ad anteporre l’autonomia di giudizio e la sete di cultura – ed ergo di nuove visioni in grado di riflettere il rapporto tra immagine e immaginazione lontano dall’accidia delle idee prese in prestito – alle opinioni di schieramento. Alle discipline di fazione. Agli elogi rivolti al regista eletto ad autore. E quindi a una sorta di demiurgo alternativo in terra agli occhi degli atei. Che non credono nel Dio dei cieli («hai visto mai: se poi esiste?» amava ripetere Alberto Sordi al dotto ma miscredente Vittorio Gassman) ma sono ligi alle ragioni di partito (che non esistono). E aprioristicamente agli autori-registi che la pensano come loro. 

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A colloquio con Giulio Base su Pessoa, Pasolini e Poliziotti

I MODELLI DELL’ATTORE-REGISTA LEGATO ALL’UNICITÀ DEGLI ECHI CHE CEMENTANO ESTRO ED EMOZIONI

Una conversazione con Massimiliano Serriello

Letteralmente stregato all’epoca dell’età verde dalla lettura di Un grande avvenire dietro le spalle redatto dal compianto Vittorio Gassman sulla scorta della proverbiale arguzia, estranea alle banalità scintillanti dell’insulsa propaganda dei biopic tutto fumo e niente arrosto, Giulio Base (nella foto) parte dalla natìa Torino in direzione Firenze. 

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EFFETTI SPECIALI ED ECHI CORDIALI E PARADOSSALI DI FREAKS OUT

I REIETTI CON I SUPERPOTERI DI MAINETTI

Freaks Out di Gabriele Mainetti (nella foto) è il film italiano che va, come si dice, per la maggiore. In virtù dei coefficienti spettacolari, lontani dal tedioso standard del cinema d’impegno civile. Che condanna lo Stivale al ruolo di comprimario nel panorama internazionale della fabbrica dei sogni. A dispetto della decisione dell’ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Digitali), che ha scelto  È stata la mano di Dio dell’involuto Paolo Sorrentino per rappresentare il Bel Paese agli Oscar, preferendo alla capacità di corrispondere all’immaginazione delle masse l’amarcord dell’età verde sedotta dai numeri di magia del Pibe de oro e segnata dal lutto, l’imminente campione d’incassi mantiene buona parte delle promesse fatte nell’esordio con Lo chiamavano Jeeg Robot.

Mentre Sorrentino ha disperso strada facendo l’ingegno dell’opera prima L’uomo in più col passaggio dall’orgoglio del cantante confidenziale Antonio Pisapia, stretto parente dell’amorale Franco Califano, ai segni d’ammicco dei radical chic, avvezzi ad atterrire gli interlocutori avversari scimmiottando la foga delle nerborute icone degli action d’oltreoceano, Gabriele Mainetti è riuscito all’atto pratico a conciliare stilemi in teoria inconciliabili.

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A colloquio con Vincenzo Romano sugli ambienti di apprendimento nel gioco del calcio

GRINTA ED ESPERIENZA DEL CALCIATORE CHE HA DIFESO I COLORI DEI LUPI E DELLA LUPA

Una conversazione con Massimiliano Serriello

Terzino destro dal fisico taurino, la chioma folta, la battuta sempre in canna, la compitezza in prima linea. Tipica del cilentano fiero dei vincoli di suolo e di sangue. Consapevole che se le cerchi, le prendi. Mentre se invece ti cercano, le dai. Di santa ragione. Avvezzo a correre la cavallina, ma anche a buttare il cuore oltre l’ostacolo. 

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