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Autore: Sveva Marchetti

Peta diventa azionista di Lvmh

Peta è diventata azionista di Lvmh. L’organizzazione no-profit a sostegno dei diritti degli animali ha infatti acquistato un numero non precisato di azioni del gruppo francese al fine di tutelare gli animali direttamente in assemblea. I coccodrilli del Vietnam sono tra i primi cui l’organizzazione vorrebbe destinare il proprio supporto poiché vittime, in base a quanto riportato da Peta, di brutali sofferenze per ottenerne la pelle. Pelle di cui, sempre secondo l’organizzazione, avrebbe usufruito il gruppo francese.

In tutta risposta, Lvmh ha affermato di aver concluso ogni rapporto con gli stabilimenti vietnamiti menzionati da Peta già nel 2014.

Peta, lo scorso anno, è diventata azionista di Prada sempre per poter influire, a livello aziendale, sulle questioni legate ai diritti degli animali.

articolo via pambianconews.com

Sondaggio sindaci: vince Torino, ultima Roma

Una distanza abissale separa i due nuovi sindaci M5S Chiara Appendino e Virginia Raggi nel Governance Poll, la rilevazione sul gradimento riservato ai sindaci dai propri cittadini realizzato ogni anno da Ipr Marketing per Il Sole 24 Ore. Appendino, infatti, apre la classifica con il 62%, mentre Raggi la chiude con il 44%.
Scrive il Sole:

“A Torino, che prima della sorpresa di giugno ha tradizionalmente tributato alti consensi ai sindaci in carica, i problemi non mancano, dalle periferie all’indebitamento (in calo negli ultimi anni) fino ai rapporti finanziari con le partecipate come Gtt su cui sta indagando anche la procura, ma la città funziona, e macina da tempo successi crescenti in termini di immagine: non solo agli occhi delle varie forme di turismo che caratterizzano il capoluogo piemontese, evidentemente, ma anche a quelli dei cittadini che premiano il sindaco in carica. La stessa Appendino, del resto, dopo l’inevitabile rupture iniziale che ha alimentato più di una polemica con il suo predecessore Piero Fassino ha spiegato nella conferenza stampa di fine anno che ‘il cambiamento va fatto gradatamente, attraverso le piccole cose, con senso sabaudo. Anche per non rischiare di lasciare indietro tutto quello che di buono è stato fatto in passato’. Tutto il contrario di quel che accade a Roma, dove Virginia Raggi ha aggiunto errori propri alle eredità impossibili lasciate dalle giunte precedenti di destra e di sinistra”.

Al secondo posto della classifica, dopo Appendino, troviamo il sindaco di Firenze, Dario Nardella, seguito dall’ex M5S Federico Pizzarotti, positivo anche il risultato di Luigi De Magistris a Napoli, che dopo il successo rinnovato di giugno abbandona le posizioni di coda delle scorse edizioni arrivando al quarto posto con Damiano Coletta (Latina), Vincenzo Napoli (Salerno), Paolo Perrone (Lecce), Luigi Brugnaro (Venezia) e Paolo Calcinaro (Fermo).

Aggiunge, infine,  il Sole che tra i neo-sindaci solo la Raggi sprofonda sotto il 50%.  

Rapporto Oxfam: 8 uomini da soli possiedono la metà della ricchezza del pianeta

 

Nel mondo 8 uomini, da soli, posseggono 426 miliardi di dollari, la stessa ricchezza della metà più povera del pianeta, ossia 3,6 miliardi di persone. Ed è dal 2015 che l’1% più ricco dell’umanità possiede più del restante 99%. L’attuale sistema economico favorisce l’accumulo di risorse nelle mani di una élite super privilegiata ai danni dei più poveri (in maggioranza donne). E l’Italia non fa eccezione se, stando ai dati del 2016, l’1% più facoltoso della popolazione ha nelle mani il 25% della ricchezza nazionale netta. Sono alcuni dei dati sulla disuguaglianza contenuti nel rapporto Un’economia per il 99% della ong britannica Oxfam, diffusi alla vigilia del World Economic Forum di Davos, in Svizzera.

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Il processo allo zucchero

Zucchero? Forse è proprio lui la causa di tutti i nostri mali. Forse è proprio lo zucchero il killer numero uno, il responsabile principale di molte patologie che affliggono gli individui del pianeta.

Questa è la conclusione cui giunge Gary Taubes, noto scrittore e divulgatore scientifico americano, autore di bestseller sui temi dell’alimentazione, che ha appena dichiarato guerra allo zucchero in un nuovo libro di cui si sta parlando molto: “Processo allo zucchero” (“The case against sugar“), così come riportato dalla rivista americana Atlantic.

Alle sue drastiche conclusioni Taubes arriva considerando alcuni dati oggettivi, osservando cioè che negli ultimi trent’anni il tasso di obesità nel mondo è praticamente raddoppiato, stessa cosa per l’incidenza del diabete.

Ma cosa ha fatto aumentare l’incidenza di queste patologie negli ultimi 30 anni? Qual è il responsabile della nuova situazione? Taubes non ha dubbi: lo zucchero.

E non solo nei Paesi occidentali, ma anche in quelli in cui non era mai stato parte della dieta tradizionale.

La verità distorta dalle aziende: non (solo) i grassi, ma gli zuccheri

Per esempio, negli anni Ottanta, solo l’1 per cento dei cinesi era diabetico, mentre ora che anche in Cina viene seguita un’alimentazione “all’occidentale” il diabete colpisce l’11 per cento della popolazione. Risultato simile tra gli Inuit, in Groenlandia e in Canada: il diabete praticamente sconosciuto negli anni Sessanta colpisce ora il 9% della popolazione.

Ma nonostante questo, negli ultimi 50 anni tutte le organizzazioni internazionali sulla salute hanno additato i grassi come principali responsabili delle varie patologie, lasciando relativamente in disparte la maggiore responsabilità  degli zuccheri. Gli zuccheri, cioè, sono stati ritenuti responsabili soltanto di fornire “calorie vuote” in eccesso, ma non si sono mai messi in relazione con lo sviluppo di gravi malattie.

Secondo Taubes, questo ruolo deleterio dello zucchero è stato sottaciuto di proposito da parte dell’industria e dei maggiori enti a tutela della salute pubblica, grazie a un sistema colluso tra l’industria alimentare e una parte del mondo scientifico, con l’obiettivo di far percepire i grassi come nemico pubblico numero uno sfiorando soltanto il ruolo degli zuccheri.

Taubes cita alcuni documenti scoperti da un ricercatore presso l’Università di California, a San Francisco, che dimostrererebbero come “Big Sugar” (un cartello di grandi aziende dello zucchero) pagò tre scienziati ad Harvard, nel 1960, per “sdrammatizzare” il rapporto tra lo zucchero e le malattie cardiache, puntando invece il dito contro i grassi saturi.

Lo stesso avrebbero fatto altre industrie di dolci e bevande, utilizzando campagne pubblicitarie e finanziamenti di studi e ricerche per spostare l’attenzione dal ruolo dello zucchero a quello dei grassi.

Il grande nemico si chiama sindrome metabolica

In realtà, già negli anni Sessanta una ricerca, perlopiù ignorata da dietologi e autorità preposte alla salute pubblica, aveva messo in correlazione lo zucchero con lo sviluppo della “sindrome metabolica”, l’insieme di patologie che comprende non solo un accumulo di grasso a livello dell’addome ma anche uno stato di infiammazione cronica del nostro organismo.

La sindrome metabolica è uno dei maggiori indicatori di malattie cardiache e diabete, ed è determinante per l’insorgenza di patologie quali obesità e alta pressione del sangue, ma soprattutto nello sviluppo dell’insulino-resistenza.

La sindrome metabolica, spiega Taubes, ha origine dall’innalzamento del livello di zucchero nel sangue causato dall’ingestione di zuccheri e carboidrati. Così si innesca il rilascio di insulina, con la funzione di spostare lo zucchero là dove può essere bruciato come carburante.

Lo zucchero che consumiamo ogni giorno sulle nostre tavole, il saccarosio, è costituito da due tipi di carboidrati, glucosio e fruttosio, sarebbe proprio quest’ultimo a rappresentare la minaccia maggiore.

A differenza di altri carboidrati, nel fegato il fruttosio viene trasformato in grasso, innescando una sequenza di eventi che porta le cellule a diventare resistenti all’insulina.

La resistenza all’insulina è molto dannosa per l’organismo, sia appunto perché causa principale della sindrome metabolica, sia per quanto riguarda l’aumento della quantità di grasso nel sangue (trigliceridi), e dell’insorgere di patologie quali diabete di tipo 2, obesità, malattie cardiache, ipertensione e Alzheimer.

Anche il cancro sarebbe collegato al consumo di zucchero e al conseguente aumento di insulina.

La relazione pericolosa con il cancro

E’ stato infatti verificato, continua Taubes, che alla somministrazione di un farmaco per il diabete ai fini di abbassare l’insulina, è stato associato un minor rischio di sviluppare il cancro, rendendo quindi evidente, al contrario, una correlazione tra maggiori livelli di insulina e l’insorgenza di tumori.

L’insulina ha molti effetti nel nostro organismo, compreso quello, asserisce Taubes, di stimolare le cellule tumorali e farle riprodurre. Questo perché l’insulina sarebbe responsabile dello “spegnimento” di uno dei programmi messi in atto dal nostro corpo (apoptosi) che portano le cellule cancerose a distruggersi.

Logica quindi la conclusione che se alti livelli di zuccheri causano resistenza all’insulina, tale resistenza abbia poi un ruolo attivo nello sviluppo dei tumori.

E’ quindi lo zucchero a creare un ambiente favorevole allo sviluppo di queste gravi patologie?

La risposta di Taubes è sincera: “Certamente potrebbe esserlo”. Una certezza condizionata dal fatto che oggi non si devono più affrontare malattie da carenza, come lo scorbuto, risolvibili con una sola pillola magica come la vitamina C.

Oggi si affrontano sempre più spesso malattie degenerative che richiedono molto tempo per svilupparsi –una vita di caramelle, in altre parole– e oltretutto non si sviluppano in tutti gli individui allo stesso modo.

Qual è la dose quotidiana per non correre rischi?

Ma qual è, allora, la dose ottimale di zucchero che possiamo consumare senza rischi?

Taubes risponde nell’ultimo capitolo del libro, dal titolo “Quanto poco (zucchero) è ancora troppo?”, ponendo in realtà una serie di altre domande.

Quante sigarette sono troppe sigarette? Cosa succede se la persona che ha fumato abitualmente un pacchetto alla settimana sopravvive a quella che ne ha fumato uno al giorno? Dovremmo forse concludere che fumare un pacchetto di sigarette alla settimana è sicuro?

Non lo sapremo mai, dice Taubes. E così è per lo zucchero.

A oggi non ci sono certezze, potremo sempre trovare due facce della medaglia. Ci sarà chi continua a considerare lo zucchero solo un innocuo portatore di chili in più e chi invece ne riconoscerà l’effettiva pericolosità.

Ma anche qualora eliminassimo del tutto lo zucchero dalla nostra dieta, non vedremo certo scomparire le malattie dalla faccia della terra.

C’è tutto un ecosistema che è avvelenato, scrive Taubes, senza contare  che il nostro metodo di alimentazione è spesso del tutto errato: non sarà semplicemente  eliminando lo zucchero che cancelleremo le patologie più gravi.

Ma eliminare, o almeno ridurre, lo zucchero dalla nostra dieta sarà comunque un passo in più verso il benessere.

articolo di Cinzia Alfè via dissapore.com [Crediti | Link e immagini: Atlantic, The Guardian, New York Times, Daily Mail]

Patent Box e una “dote” di 35 milioni per il settore moda

Il ricorso al Patent Box permetterà un beneficio pari al 10% degli utili delle aziende del lusso. A dirlo è un report di Mediobanca che ha condotto un’indagine sull’impatto dell’agevolazione fiscale opzionale, introdotta dalla legge di Stabilità del 2015, per le imprese italiane che fanno reddito su beni immateriali. “Dei 4,4 miliardi di euro di profitti complessivi previsti tra il 2015 e il 2019 per il campione analizzato – si legge nello studio realizzato da Chiara Rotelli – stimiamo il risparmio cumulato in 450 milioni di euro, una cifra pari al 10% degli utili complessivi”.

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Ivanka Trump lascia la moda per dedicarsi alla politica

Ivanka Trump si dimetterà da tutti gli incarichi all’interno della Trump Organization, visto che suo marito, Jared Kushner, sarà nominato consigliere senior alla Casa Bianca.
Ivanka, 35 anni, lascerà anche i suoi incarichi nella casa di moda che porta il suo nome. Secondo i media, la figlia del presidente eletto venderà le sue azioni così da essere libera di seguire il padre e il marito alla Casa Bianca, anche perché   Melania Trump ha già dichiarato che passerà molto del suo tempo a New York con il figlio più piccolo Barron, che va ancora a scuola. Ivanka in questo modo potrebbe diventare la vera first lady della prossima amministrazione.

Fonte: APCOM