Come Radio libera, ha dato fastidio a tutti. Non raccontava neppure la verità. Si limitava a diffondere ciò che accadeva: le insulsaggini, le sparate, le messe in scena, i grandi discorsi, le piccole astuzie. Lo specchio di un Paese che traveste da politico l’inutile, l’illogico, lo sperpero e la corruzione.
C’erano tutti, di destra, di sinistra, di centro. Raccontava quello che dicevano, le false promesse, le minacciose intemerate, i discorsi sconnessi. La fiera delle vanità presuntuose di un popolo di beoti, attratti dal potere o dalla voglia di avere potere.
Prima della I^ guerra mondiale, l’Ucraina era spartita fra due grandi imperi, quello austro-ungarico (Galizia e Lodomiria, con Leopoli) e quello zarista (Volinia e Podolia). Con la rivoluzione russa e la dissoluzione di questi imperi, l’Ucraina cercò di proclamarsi indipendente. Il Trattato di Riga (1921), che concluse la guerra polacco-sovietica, assegnò la Galizia e la Volinia alla Polonia e il resto del Paese all’Unione Sovietica. I territori di lingua rutena già facenti parte dell’impero austro-ungarico, dopo l’esperienza effimera di varie piccole repubbliche indipendenti, furono suddivisi fra Polonia, Cecoslovacchia e Romania (questi territori tornarono all’Ucraina e, quindi, all’Unione Sovietica, solo dopo la 2° guerra mondiale).
Circa trecento morti, cinquecentoquaranta feriti, di cui alcuni molto gravi. La Pasqua cristiana è stata battezzata a Ceylon, con il sangue degli innocenti. Il terrorismo esplode ancora una volta, becero e inutile.
La Brexit sta mettendo a dura prova la tradizionale capacità britannica di gestire gli eventi anche nelle condizioni più scabrose. L’esperienza di governo della signora May si sta probabilmente concludendo con un fallimento clamoroso.
Il Regno Unito non è mai stato un partner europeo affidabile.
Partiamo da due considerazioni oggettive e da una prospettica. La prima è che più del 50% della popolazione mondiale e il 60% del commercio mondiale sono in Asia e il baricentro della civiltà e dell’economia del futuro si è spostato sul Pacifico. La seconda è che sul pianeta circola un cumulo di derivati, tossici o meno, ma più tossici che buoni, pari a 33 volte l’intero PIL del mondo. La terza è che, sul piano geopolitico, almeno il 90% degli Stati nazionali che fanno parte delle Nazioni Unite (cioè, praticamente, tutti) non conta assolutamente nulla ed ha solo una parvenza di sovranità, magari pesante all’interno dei loro territori, ma pressoché nulla in ambito internazionale.
Raggiunto l’accordo per la manovra, gabbato il santo popolo dei contribuenti, ci aspettano la bagarre dell’opposizione e il negoziato con l’Unione europea. Roba da ridere, ma non è finita. Ora dovrà cominciare la fase degli investimenti, quelli veri, altrimenti si è solo giocato.
La questione dell’ILVA si è chiusa, pare, con successo. Dopo sei anni di trattative il complesso siderurgico di Taranto dovrebbe ripartire con le necessarie garanzie ambientali e con l’occupazione di 10.700 dipendenti rispetto ai 10.200 delle intese precedenti. Un bel colpo. Ci saranno anche esodi agevolati e non esuberi, ma il più è stato fatto.
Si discute di infrastrutture. Un Paese moderno ha necessità di dotarsi di infrastrutture adeguate al suo sviluppo C’è chi le vuole e chi no, spesso adducendo considerazioni importanti, soprattutto di natura ambientale.
una analisi di Stelio W. Venceslai e brevi note di Giuliano Marchetti
Roma, 30/07/2018 – L’estate è una stagione sempre piena di sorprese. Sarà perché le persone sono un po’ stordite dalle ferie fatte o da fare, sarà per una fatale congiunzione di astri, sarà per una serie di coincidenze casuali per le quali l’attenzione è distratta, ma in genere le grandi crisi avvengono d’estate.
Il connubio fra politica e grande industria o, se vogliamo, fra Roma e la Fiat, si sta definitivamente sciogliendo a Zurigo, in una camera da ospedale, dove Marchionne giace vittima, probabilmente, di un coma irreversibile.
Nessuno sa niente. Ufficialmente Marchionne non è mai arrivato in Svizzera, all’ospedale universitario di Zurigo non c’è alcun paziente registrato a nome Marchionne. Il paziente non c’è, è solo virtuale. Tutti tacciono su cosa sia accaduto e stia accadendo, ma è certo che Marchionne non tornerà più sulla scena, Altri protagonisti, già comprimari. Il connubio, nella sostanza, è finito.
La digestione del potere è cosa ardua. La vicenda del sacco di Roma è inquietante. Non c’è cambiamento. La truffa è trasversale. Uomini venuti dal nulla s’improvvisano salvatori della patria. Restano uomini di nulla, interessati solo alla scalata del potere.
Chi è Luca Parnasi? Nessuno lo conosceva o ha sentito mai parlare di lui. Sembra pieno di soldi, che distribuisce equamente a destra e a sinistra, comprando favori o acquistando benemerenze. Non è un fedele, non è un credente. È un arrampicatore. Chi glieli ha dati? Le Banche? E perché? A giudicare dai suoi conti, deve ancora restituire i soldi che ha preso. Unicredit ne sa qualcosa, preoccupata per la spaventosa esposizione del gruppo Parnasi. Sconta i rimborsi con la sua ascesa.
La crisi continua e la gente è inferocita. Non capisce le sottigliezze della politica, ma s’infiamma quando qualcuno ci definisce scrocconi, inaffidabili, mafiosi o parassiti, specie se il commento viene d’oltralpe. Una specie di ventata nazionalistica e di sparuto orgoglio nazionale pervade il Paese. Meglio tardi che mai.
Il Presidente del Consiglio incaricato, Conte, si vede rifiutato un Ministro dell’economia, Savona, perché “anti-europeo”. A fronte di questa posizione, Conte rassegna l’incarico. Il “governo del cambiamento” non si fa più. Dopo tre mesi si torna da capo. Altro che terza Repubblica! Siamo nel peggio della seconda.
Il nuovo Governo, se ci sarà, quando ci sarà, come sarà, è ancora da cartomanzia, avrà problemi di politica interna e di politica estera e, fra questi ultimi, di politica europea. Al momento non se ne parla ma è prevedibile che saranno il banco di prova delle difficoltà connesse al rilancio dell’idea d’Europa preconizzato dal primo vertice franco-tedesco dopo la riconferma della Merkel alla guida della Germania.
Non sempre le elezioni vengono per nuocere. Ad esempio, rientrati per il rotto della cuffia in Parlamento Grasso e la Boldrini, forse torneranno in auge la sintassi e la lingua italiana, con sindaco e ministro, invece di Sindaca e Ministra. È un risultato che consola d’altre sciagure.
Una ragazzina di sedici anni, Pamela, scompare da un centro di recupero per tossicomani di Macerata. Non è la prima volta che questo accade. Poi la trovano, morta, tagliata a pezzi, in due valigie buttate lungo un fosso. Un grande, grandissimo orrore. S’indaga, con le videocamere che, ormai, sono un po’ dappertutto. Negli ultimi fotogrammi che l’hanno ripresa si scopre che era in compagnia di un giovane nero. Si apre la caccia all’uomo e si scatenano le solite invettive razziste. Arrestato, si tratta di un nigeriano, immigrato, senza dimora, pregiudicato, spacciatore, espulso dal Paese con un foglio di via che non è servito a nulla, perché è rimasto in Italia. Qualche giorno dopo, per le strade di Macerata, un altro giovane, bianco, italiano, considerato un po’ fuori di testa dagli amici, prende una rivoltella e spara a sei persone, non bianche, per vendicare la ragazza fatta a pezzi. Il tumulto della stampa è altissimo e tutto sfocia in politica. La Magistratura indaga e monta nel Paese un’ondata di protesta che la politica vorrebbe cavalcare per guadagnare voti. …. QUESTA E’ LA PREMESSA . ANALIZZIAMO I FATTI.
Il Pakistan è il risultato di una tragedia politico-religiosa che si è consumata al tempo della predicazione di Gandhi e dell’abbandono dell’India da parte degli Inglesi. Ghandi predicava la pace e la non violenza, ed è stato ammazzato. Milioni di indù musulmani si sono trasferiti verso l’Ovest e milioni di indù non musulmani si sono trasferiti verso Est. Sangue, stragi, morti dappertutto, perché le due fedi, dopo quasi settecento anni di pacifica convivenza, dopo il collasso dell’Impero britannico, chissà perché, non potevano continuare a vivere pacificamente. Bisognava assolutamente fare due Stati, uno islamico e l’altro induista.
Una ne fa e cento ne pensa. Il Presidente Trump brilla per la sua iconoclastia politica: via dall’Unesco, via dall’Europa, via dall’Asia, via dalla NATO, via da tutto. Barriere sul Messico, gaffes con il Regno Unito, impotenza palese con la Corea del Nord, scarsa e disattenta cordialità con Putin e con Xi Jinping, amore per Israele (costi quel che costi), guerra diplomatica all’Iran.
La strage nel Sinai ripropone con violenza il problema del terrorismo internazionale. Conquistate Raqqa e Mosul, sembrerebbe che lo spettro dell’ISIS si sia dileguato, ma le sconfitte forze armate del sedicente Califfato islamico combattono ancora, tra la Siria e l’Iraq. La guerra non è finita. Soprattutto i foreign fighters sanno di non avere speranza. Non torneranno in Occidente se non in catene e la loro sorte fisica, francamente, è molto incerta. Hanno distrutto, ucciso, violentato, sgozzato e bruciato la gente. Non meritano nessuna pietà.
Dimmi quanti voti mi porti, dimmi quanti posti in lista mi dai
Le elezioni siciliane hanno segnato una svolta, checché ne dica Renzi e la sua corte, e il loro risultato non potrà non influenzare le prossime tornate elettorali, regionali e nazionali, nel primo semestre del 2018. Ha vinto il centro-destra, in Sicilia, ed il suo maggiore competitor è 5-Stelle. Il PD è crollato miseramente in un catino di colori diversi, tutti tendenti al rosso, ma con sfumature tra loro non conciliabili. Se questa linea di tendenza si confermerà alle prossime elezioni, finisce miseramente l’era del PD di Renzi.