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Autore: Veronica Socionovo

La Bellezza

Complessità nel Tempo

Il concetto di bellezza femminile ha attraversato numerosi cambiamenti storici, influenzato da dinamiche sociali, culturali, politiche e psicologiche che lo hanno trasformato da semplice ideale estetico a una dimensione complessa e spesso controversa. Non solo un parametro estetico, ma un campo di battaglia simbolico, la bellezza è diventata un potente strumento di controllo e di espressione del potere. In un contesto moderno, la sua relazione con la biopolitica, la biopsicologia e la biosocialità rivela la profondità di questo fenomeno. La bellezza femminile ha avuto un ruolo determinante nell’evoluzione delle identità di genere, dall’influenza dei media alla crescente affermazione delle identità LGBTQIA+.Nel corso dei secoli, la bellezza è stata sia uno strumento di conformismo che un veicolo di libertà, spesso in conflitto tra loro. La storia della bellezza femminile ci offre una lente unica per esplorare come le norme sociali e i media abbiano influenzato la percezione del corpo e della propria identità di genere, esplorando anche le sfide poste dalle nuove definizioni di bellezza emergenti dalla comunità LGBTQIA+.

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La Biopolitica la Biopsicologia e l’Approccio Biosociale

Un Incontro Fondamentale per Comprendere l’Individuo e la Società

Nel contesto della società contemporanea, in cui la comprensione dei fenomeni umani si fa sempre più complessa, le scienze biologiche, psicologiche e sociali stanno convergendo in nuove prospettive che riflettono la nostra interazione con l’ambiente e con gli altri. La biopolitica, la biopsicologia e l’approccio biosociale sono paradigmi che, pur trattando diversi aspetti del comportamento umano, si integrano reciprocamente per offrirci una visione più completa e articolata della natura umana. L’esplorazione di queste aree non è solo un esercizio accademico, ma una necessità per affrontare le sfide globali che coinvolgono salute, educazione, giustizia sociale e benessere.

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Verso un’Integrazione

Visioni di George Engel,  James Hillman e Roberto Assagioli

Implicazioni Cliniche della Teoria Biopsicosociale

Quando George Engel introdusse il modello biopsicosociale, il suo obiettivo era quello di costruire un ponte tra la biomedicina e la psicologia. Engel suggeriva che la salute non potesse essere ridotta al trattamento dei sintomi fisici di una malattia, ma dovesse considerare anche i fattori psicologici e sociali che influenzano il benessere dell’individuo. Queste osservazioni hanno avuto una ripercussione significativa sul trattamento delle malattie croniche, psicologiche e psicosomatiche. Uno degli aspetti più innovativi della teoria biopsicosociale è la sua applicazione nelle malattie psicosomatiche. La medicina psicosomatica studia il legame tra mente e corpo e riconosce che i disturbi fisici possono essere causati, influenzati o esacerbati da fattori psicologici. Ad esempio, disturbi come il dolore cronico, le malattie gastrointestinali, le malattie autoimmuni e le patologie dermatologiche possono avere una componente psicologica che non può essere ignorata. L’approccio biopsicosociale consente ai medici di considerare come lo stress, l’ansia o traumi psicologici possano contribuire allo sviluppo o al peggioramento di queste malattie. Nel trattamento, l’approccio biopsicosociale promuove l’integrazione di tecniche psicologiche come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) con interventi medici. I pazienti potrebbero ricevere terapie farmacologiche per trattare i sintomi fisici, ma anche essere supportati da interventi psicoterapeutici che li aiutino a gestire lo stress e a promuovere una migliore gestione emotiva. Inoltre, nella psichiatria, il modello biopsicosociale ha spinto verso una visione meno stigmatizzante dei disturbi mentali. Le condizioni come la depressione e l’ansia non sono più viste come malattie esclusivamente del cervello, ma come il risultato di una serie di fattori interagenti, che comprendono il contesto sociale, le esperienze passate e le risorse psicologiche dell’individuo.

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Teoria Biopsicosociale, l’Approccio Olistico

Visioni di George Engel,  James Hillman e Roberto Assagioli

 

La Teoria Biopsicosociale e la Medicina Integrativa

La teoria biopsicosociale di George Engel ha segnato un punto di svolta nel modo in cui concepiamo la salute e la malattia. Engel, infatti, ha mostrato che il modello biomedico, che riduceva la malattia a un mero processo fisiopatologico, non era sufficiente per comprendere la complessità delle problematiche di salute.Questo approccio tradizionale ha infatti trascurato l’importanza dei fattori psicologici e sociali, che giocano un ruolo fondamentale nell’insorgenza e nel decorso delle malattie. Nel tempo, il modello biopsicosociale ha portato all’evoluzione di una medicina più integrata. Oggi, la medicina integrativa è un campo che riconosce la necessità di trattare il paziente come un individuo unico, anziché come un semplice “portatore di malattia”. La medicina integrativa unisce approcci convenzionali e complementari per promuovere la salute, trattando non solo il corpo, ma anche la mente e l’ambiente sociale del paziente. Le tecniche psicoterapeutiche, come la terapia cognitivo-comportamentale, vengono integrate con pratiche mediche tradizionali per affrontare il dolore cronico, le malattie autoimmuni e altre condizioni che hanno un forte impatto psicologico. In questo contesto, l’approccio biopsicosociale non è solo un modello teorico, ma una pratica concreta che porta a un trattamento più umano e centrato sul paziente. Inoltre, le neuroscienze, che stanno facendo grandi passi avanti nello studio della connessione tra mente e corpo, confermano sempre più l’importanza di un approccio olistico.

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Un’Integrazione di Corpo, Mente e Spirito

Le Visioni di James Hillman, George Engel e Roberto Assagioli

Nel panorama della psicologia, della medicina e della filosofia, esistono concetti e teorie che cercano di spiegare la complessità dell’essere umano. Tra questi, la teoria biopsicosociale e gli approcci olistici occupano un ruolo centrale. Questi modelli si concentrano sull’integrazione di diversi aspetti dell’individuo: corpo, mente, emozioni, e spirito, cercando di fornire una visione complessiva della salute e del benessere. Tre figure chiave che hanno contribuito significativamente a questi approcci sono James Hillman, George Engel e Roberto Assagioli. Ognuno di loro, pur operando in contesti differenti, ha cercato di sottolineare l’importanza di vedere l’essere umano come un’entità complessa, la cui salute non può essere ridotta alla sola somma delle sue parti.

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Psicologo e la  differenza del  Tecnico DSA

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) sono condizioni che influenzano l’apprendimento in specifiche aree come la lettura, la scrittura e il calcolo. Questi disturbi non sono legati all’intelligenza, ma a difficoltà neurobiologiche che riguardano funzioni cognitive specifiche. Le persone con DSA possono affrontare difficoltà significative in ambito scolastico e nella vita quotidiana, che necessitano di interventi specializzati. Quando viene fatta una diagnosi di DSA, ci sono diverse figure professionali che possono entrare in gioco per supportare l’individuo: due delle principali sono lo psicologo e il tecnico DSA. Pur lavorando spesso a stretto contatto, il loro ruolo, le competenze e l’approccio sono distinti e complementari.

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