Aziende sostenibili, le Benefit Corporation
È stato il Maryland (USA) il primo Paese a introdurre ufficialmente le Benefit Corporations nel 2010.
Ad oggi, sono 35 gli Stati americani che hanno adottato una legislazione specifica in materia. E dal 2015 si è aggiunta l’Italia. Sono aziende che sviluppano attività economiche che hanno effetti positivi sull’ambiente, sul territorio, sulle persone, sulla comunità. Le finalità di beneficio comune devono essere inserite a pieno titolo nello Statuto sociale. Queste norme sono vincolanti perché i soci si assumono la responsabilità di perseguirle, fissando una serie di attività a cadenza annuale e una serie di obiettivi da misurare nel corso del tempo. In questo percorso bisogna bilanciare di volta in volta l’interesse dei soci con quello di tutte le altre persone e realtà che sono coinvolte, più o meno direttamente.
Vincoli societari e relazione d’impatto
Ogni anno le Benefit Corporation devono rendere conto di quello che hanno fatto per il bene comune, tramite una relazione da allegare al bilancio e pubblicata sul sito internet. Affidandosi allo standard di valutazione esterno imposto dalla legge, devono chiarire quali obiettivi si erano posti, cos’hanno fatto per raggiungerli e cosa hanno in programma per l’anno successivo. Gli amministratori dell’azienda hanno il compito di trovare il giusto equilibrio tra le finalità di beneficio comune e gli interessi dei soci. Bisogna stabilire un responsabile d’impatto, cioè una figura che guidi tutte queste attività, coinvolgendo le varie funzioni aziendali, raccoglie i dati di contesto e assicura la trasparenza.
La situazione italiana
L’Italia è stata la prima Nazione, al di fuori degli Stati Uniti, a stabilire a livello legislativo le Benefit Corporation. La legge risale all’inizio del 2015, quando è entrata in vigore una norma inserita nella legge di stabilità (legge 28 dicembre 2015, n. 208). “Le società benefit”, vi si legge, “sono quelle che nell’esercizio di una attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni e attività culturali e sociali, enti e associazioni e altri portatori di interesse”. Ce ne sono oltre 100, con più di 13mila dipendenti e 7,5 miliardi di euro di fatturato.
La Regione che ne ospita di più è la Lombardia, seguita da Veneto, Emilia–Romagna e Piemonte. In Italia, a cogliere quest’opportunità, sono state soprattutto industrie alimentari e manifatturiere, società di servizi e media.
Cosa sono le B Corp e in cosa differiscono dalle Benefit Corporation
A prima vista, si potrebbe pensare che B Corp altro non sia che un sinonimo di Benefit Corporation. In realtà sono due cose ben diverse. La prima è una società, con qualsiasi forma giuridica, che ottiene una certificazione rilasciata da B Lab, un ente no profit statunitense. Si tratta di una misura totalmente volontaria.
L’azienda compila il questionario del Benefit impact assessment e B Lab assegna un punteggio alle sue politiche ambientali e sociali. Se raggiunge la sufficienza, viene raggiunto il titolo di B Corp.
Da un lato abbiamo quindi una forma giuridica, quello della Benefit Corporation e dall’altro, quello della B Corp, una certificazione volontaria. Quello che normalmente accade è che le B Corp certificate si trasformino in Benefit Corporation nell’arco di 2–4 anni, se hanno raggiunto obiettivi specifici. Se una azienda vuole nascere come Benefit Corporation deve inserire nel suo Statuto e nell’Atto costitutivo i vincoli legislativi previsti e compatibili con le certificazioni internazionali.
Come si ottiene la certificazione
Una azienda che vuole candidarsi a diventare B Corp si rivolge a B Lab e compila un questionario online, le cui domande vertono su cinque aree (governance, dipendenti, comunità, ambiente, clienti), più una parte aggiuntiva sulla trasparenza. Se supera la soglia minima degli 80 punti, su una scala da 0 a 200, l’azienda può fare domanda per la certificazione. A quel punto B Lab effettua un audit per accertarsi del fatto che le risposte siano veritiere, per suggerire eventuali miglioramenti e, alla fine, assegnare un punteggio definitivo e la relativa certificazione di durata triennale. Dal 2007 in poi, oltre 4 mila aziende in 85 Paesi hanno scelto di certificarsi come B Corp. Mettendole insieme, si arriva a oltre 450 mila dipendenti e 103 miliardi di dollari di fatturato.
Le agevolazioni governative
Le società benefit rappresentano «quel modello d’impresa che dobbiamo promuovere e sostenere perché integra la ricerca del profitto con una strategia attenta agli aspetti sociali, come il bene comune, l’ambiente e la comunità locale». È quanto affermato dal ministro dello Sviluppo Economico in occasione della firma del decreto ministeriale che promuove la costituzione o la trasformazione in società benefit di imprese presenti sul territorio nazionale, in data 18 novembre 2021, in attuazione dell’art. 38-ter del D.L. 34/2020 (“c.d. Decreto Rilancio”) che ha previsto agevolazioni fiscali, sotto forma di credito d’imposta, nella misura del 50% dei costi sostenuti dalle imprese, a decorrere dalla data del 19 luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021, inerenti alla costituzione o trasformazione in società benefit.
Impatto sul sistema economico verso una maggiore sostenibilità
Se prendiamo come riferimento il modello capitalistico del ventesimo secolo, dovremmo considerare unicamente le esigenze degli azionisti. Ma oggi la società è molto più sensibile a tematiche di sostenibilità e responsabilità sociale d’impresa. Il dovere di queste è quello di rispettare leggi e norme ma anche l’etica dei rapporti con clienti, fornitori e ambiente. In fondo le esigenze dei clienti e degli azionisti coincidono con quelle della società, dell’ambiente, della comunità. Le Benefit Corporation sono uno strumento col quale, nell’attuale sistema economico, si sta spostando l’interesse particolare di pochi in uno collettivo e condiviso. La presa di coscienza della necessità di un cambio di mentalità è il primo e più importante passo per la creazione di un nuovo paradigma, un nuovo capitalismo.
Foto © La repubblica, Bloomerang © Nicola Sparvieri