Bach, Mozart, Beethoven e Chopin: quattro stili a confronto
Bach, il sommo Maestro; lo spumeggiante Mozart; Beethoven, il burbero ed infine l’eterno romantico Chopin. Sempre presenti nelle playlist delle migliori musiche classiche, è possibile individuare delle caratteristiche peculiari per riconoscerli alle prime note? Il tipo di musica di ciascuno è molto connesso alla loro personalità.
Johan Sebastian Bach è nato nel 1685, in piena epoca barocca, periodo caratterizzato da grande sfarzo. Lo si può definire il sommo maestro perché tutti i compositori successivi lo hanno studiato. Le sue opere presentano grande profondità intellettuale, molto tecnicismo, espressività e bellezza. Famoso per l’utilizzo del contrappunto, è uno dei massimi maestri delle forme musicali del canone, della ballata e della fuga. Suonava sia strumenti a tastiera che strumenti ad arco. Fu compositore di musica strumentale e di musica vocale.
Compose opere per organo (preludi, toccate, fughe, fantasie, sonate, adagi, concerti, i Preludi corali di Lipsia), per clavicembalo (come Il Clavicembalo ben temperato, il Concerto italiano e le Variazioni Goldberg, i Concerti brandeburghesi) e cameristici (ad esempio le sonate per violino e clavicembalo). Compose cantate come la Passione secondo Matteo, l’Oratorio di Natale, la Messa in Si minore, il Magnificat, la Passione secondo Giovanni e l’Oratorio di Pasqua. Donò a Federico II di Prussia l’Offerta musicale che insieme all’incompiuta Arte della fuga sono oggi tra le opere al vertice della musica occidentale. Compose musica sacra, didattica, assoluta mentre si dedicò poco a quella profana.
La sua opera costituì la summa delle tendenze stilistiche della sua epoca. Per tentare di percepire il suo stile si può considerare che al giorno d’oggi il suono che si sente al pianoforte è costituito da una melodia eseguita con la mano destra e un accompagnamento con la mano sinistra: la melodia accompagnata. Nella musica di Bach non c’è una melodia accompagnata ma due melodie o tre fino a cinque melodie che si combinano benissimo tra di loro: esse vanno nella medesima direzione, come note e contronote oppure si rincorrono tra di loro, suonando per esempio la stessa melodia ma entrando in ritardo.
Anche Wolfgang Amadeus Mozart è annoverato tra i massimi geni della storia della musica, tra i compositori più prolifici, versatili ed influenti. Nato nel 1756, nonostante sia morto a 35 anni, si dice che se si mettessero uno sopra l’altro tutti i suoi spartiti, si realizzerebbe un palazzo di quattro piani. Si parla di 175 opere: 41 sinfonie, messe, sonate e serenate; 20 tra opere e operette; 27 concerti per pianoforte; 23 quartetti d’archi e 40 sonate per violino. Tra le opere di successo ricordiamo Le nozze di Figaro, Don Giovanni, il Flauto magico. Sfruttando strutturazioni musicali già note, le perfezionò portandole all’eccellenza, brillando per versatilità e abilità musicali. Particolare il fatto che ad un esame visivo dei suoi manoscritti, non risultano cancellature, come se non avesse avuto ripensamenti ma fosse tutto presente nella sua mente.
“Compositore di corte” presso la Corte Imperiale di Vienna fu il primo tra i musicisti di rilievo a intraprendere una carriera come libero professionista, parallela ai suoi impegni presso la Corte. Iniziò a comporre da bambino all’età di cinque anni, bambino prodigio dotato di un talento veramente raro. Influenzò i principali generi musicali della sua epoca: musica sinfonica, musica sacra, quella da camera, l’operistica. Ebbe grandissima influenza anche sui compositori a lui successivi e fu uno dei massimi esponenti del classicismo musicale del Settecento, un periodo particolarmente galante in cui cominciano ad andare di moda musiche un po’ frivole, leggere, da salotto.
I suoi lavori sono caratterizzati da gusto, padronanza tecnica, e capacità di indovinare i desideri del pubblico, del quale sempre sollecitava il coinvolgimento emotivo. Il suo carattere frizzantino, eternamente allegro, giocherellone traspare nelle sue composizioni: se consideriamo ad esempio le sonate per pianoforte, su 18 due soltanto sono in tonalità minore, “tristi”, a differenza, se vogliamo, di Beethoven.
Ludwig von Beethoven, nato nel 1770 in una famiglia di umili origini, era burbero, chiuso, riflessivo; ebbe una vita difficile e solitaria sin dall’infanzia. Nonostante le composizioni che dedicava loro non riuscì mai a sedurre le donne che gli piacevano. La grande innovazione che porta Beethoven è la figura del libero professionista in un modo più proprio rispetto a quanto fece Mozart che comunque si divideva col suo incardinamento presso la Corte di Vienna; Beethoven scriveva quando aveva l’ispirazione perché riusciva a vendere gli spartiti da solo o con un editore, rimanendo quindi più indipendente dal punto di vista economico.
Uno degli elementi più toccanti della sua vita è stata la sordità che lo colpì intorno ai trent’anni: la malattia lo rese ancora più cupo e poco socievole, portandolo persino a meditare il suicidio. Si isolò dal resto del mondo immergendosi nella composizione, guidato dal suo “orecchio interiore”. Le opere più profonde nascono proprio nel periodo in cui cominciò a perdere l’udito: le Sinfonie 5,6,9, la Messa solenne, Per Elisa, le Ultime sonate e gli Ultimi quartetti. La Nona è la più famosa: si racconta che dopo la prima esecuzione, essendo lui seduto accanto al Direttore d’orchestra, rivolto quindi con le spalle al pubblico, non poteva sentire gli applausi entusiasti. Allora la cantante lo prese per mano e lo rivolse alla folla che nel frattempo sventolava un mare di fazzoletti bianchi. L’Inno alla Gioia per la sua esortazione alla fraternità e alla pace, fu adottato come Inno europeo dal Consiglio d’Europa nel 1972. Beethoven fu audace e innovativo e aprì la strada al romanticismo.
Non era dotato quanto Mozart che aveva memoria straordinaria e orecchio assoluto; non ha scritto quanto lui ma le 32 sonate sono autentiche gemme. Esse percorrono la vita di Beethoven: dalla prima che è molto mozartiana, nonostante la tonalità minore che gli da una caratterizzazione di maggior tristezza, per arrivare alla Patetica (da pathos che significa emozione), una sonata assolutamente amorosa. Beethoven iniziò ad usare il pianoforte in modo diverso: le fughe hanno una sonorità oggi comprensibile ma per i contemporanei del compositore erano rivoluzionarie. Anche le sonate, che la prassi voleva cominciassero con uno stile veloce, le fa iniziare con ritmo lento. C’è chi sostiene che sia stato l’inventore del jazz: in particolare l’”arietta” della sonata 32, dopo un trascinante movimento iniziale, si conclude in uno stile lontano dal titanismo e dal sublime beethoveniano, imperando invece una calma sovrumana.
Fryderyk Chopin è stato definito il poeta del pianoforte. Nato nel 1810, ebbe sempre molto amore per la sua patria, la Polonia, che fu fonte di ispirazione per le sue sinfonie, evocando in lui aspirazioni, sofferenze e desideri. Anch’egli un rivoluzionario, ha suonato il pianoforte in maniera completamente diversa: una mano accompagna e l’altra suona la melodia. Si è dedicato quasi esclusivamente al pianoforte, scrivendo pochissimo per orchestra e anche in quei casi spesso si preferiva solo l’esecuzione pianistica.
Componeva brani con estensioni incredibili perché aveva un pianoforte molto simile a quello attuale e nonostante fosse gracile e minuto, aveva una tecnica tale che poteva eseguire pezzi anche molto stancanti. Ha infatti creato le basi per tutta la tecnica pianistica successiva . Egli inventò la forma musicale nota come ballata strumentale e addusse innovazioni ragguardevoli alla sonata per pianoforte, alla mazurca, al valzer, al notturno, alla polonaise, allo studio, all’improvviso, allo scherzo e al preludio. La liricità e l’emotività presenti nella sua musica, la sua vita sentimentale e la morte precoce hanno fatto diventare Chopin “il musicista romantico per eccellenza”. Ammalatosi di tubercolosi trascorse diversi anni nell’isola di Majorca, vivendoli in solitudine. Cadde in profonda depressione che sfocerà nelle drammatiche ma stupefacenti opere come i Preludi.
Veronica Tulli
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Bach, Beethoven, Chopin, Corte di Vienna, Mozart, musica classica