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Cari Saraceni

Un amico editore, specializzato in testi di storia medievale e di indagini sui Templari, Enzo Valentini, ha pubblicato un testo, breve ma succosissimo, sulla venuta dei Normanni in Italia, ivi giunti intorno all’anno mille. Da questa opera storica, a firma di Cristian Guzzo, Ordinario di Storia Patria ed esperto dell’anno Mille, si evidenziano numerose vicende interessanti che vedono Bizantini, Siciliani, Francesi ed altre figure diverse dello scacchiere mediterraneo del tempo impegnate a dividersi il nostro povero Stivale come una torta.

Il fatto più avvincente di questo esame storico è la presenza negativa dei Saraceni lungo tutte le nostre coste, che hanno costretto più volte Principi e Baroni ad impugnare le armi e reagire pesantemente, prima per l’assedio di Salerno del 871, goccia che fece traboccare il vaso di contrasto alle continue incursioni dei vicini musulmani, poi per liberare la Puglia, continuamente assalita dalle orde marinare suddette. Non bastava, infelice Italia, che i Bizantini la facessero da padroni, che i Longobardi si fossero appropriati di gran parte di essa, che altri gruppi guerrieri della Francia si offrissero per ottenere un vantaggio, come alleati di questo o quello, ma soprattutto del Papa, distaccatosi, con la presa di distanza verso l’ortodossia, dal potere imperiale. I vicini islamici non davano tregua: rasero al suolo Luni, dopo averla persa e ripresa, il 925 ed il 928 martirizzarono Otranto, il 994 Matera. Il 1002 il caid Safi aggredì Bari con tanta ferocia e determinazione che perfino il Doge Orseolo corse in aiuto della bella città. Il contegno piratesco dei Saraceni era pressochè lo stesso anche in zone minori e piccoli centri italiani: il nome di un paese ciociaro, Saracinisco, offre a quanto riferito sensibile dimostrazione. Inoltre se non aggredivano direttamente, essi “ operavano manovre finalizzate ad provocare lo scontro con i Cristiani”. Da ciò è evidente che non era la popolazione, ma la differenza religiosa, il motivo di questa guerra “santa”, senza che nessuno, normali contadini, pescatori, commercianti, artisti, piccoli nobili, avessero procurato loro alcun danno a ragione.

In sostanza l’aspetto di questi scomodi vicini di Mediterraneo ricorda molto chiaramente la posizione mentale e le attuali loro intenzioni . Cambia la fase di preparazione: invadere piangendo, chiedendo cibi da ristorante, strumenti informatici, case ed accoglienza, incendiando e rivoltandosi se non soddisfatti. Ma dopo un tempo opportuno, quando saranno abbastanza numerosi, eccoli passare alla seconda fase: destabilizzazione su un Paese malgovernato da trent’anni ed impoverito dall’austerity, acquisto per pochi soldi di beni e conseguente uso ricattatorio o legalmente economico delle ricchezze ottenute, ed oplà, il Cristiano è servito. Abbuffatevi, Saraceni! C’è anche chi vi abbraccia, e vi chiama fratelli, dimentico di noi, suoi Fratellastri.

Marilù Giannone

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