C’era una volta… un “Duo”: Di Maio e Salvini
SOTTOTITOLO DI “C’ERA UNA VOLTA ……..” (*1)
“GIGGINO”: da Steward del San Paolo ad Ambasciatore in Paesi Esotici
“MATTEO” : dalla Padania al Papeete e poi alla Riscoperta del Kazachok
_______________ “C’era una Volta…” narrata da TORQUATO CARDILLI
Secondo i racconti babilonesi, fin dai tempi dell’antichità, il narratore, per introdurre una favola, cioè una storiella in cui realtà e fantasia si sovrappongono, ha utilizzato la tipica espressione “C’era una volta…”
Pensando alla nostra politica interna questo incipit favolistico ci ricorda l’inizio di una romantica canzonetta, degli anni ‘20 del secolo scorso, che faceva così “C’eravamo tanto amati per un anno e forse più, c’eravamo poi lasciati non ricordo come fu…”perfetta per dipingere il quadro agitato dei rapporti interpersonali di due politici italiani.
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Giovani leader di belle speranze, ma di visione corta senza spessore strategico, hanno calpestato baldanzosi e trionfanti il palcoscenico della politica. Inebriati dal proprio successo e dagli applausi dell’oggi non hanno misurato l’indice della mutevolezza delle preferenze popolari del domani.
Entrambi hanno cavalcato l’onda della protesta contro il vecchiume di un regime fatto di favori e di protezione della casta, che non si curava delle vaste sacche di povertà e dell’inefficienza dello Stato. Contro ogni previsione hanno superato il muro del 30% del consenso elettorale.
Dalla cuspide della piramide che aveva fatto assaporare loro i vantaggi del potere e della comoda integrazione nel sistema, sono scesi velocemente a metà altezza, perdendo il primato sul versante di destra a favore di FdI e a sinistra a favore del PD.
Ora, dopo 4 anni di legislatura navigano a vista in acque basse e insidiose da piccolo cabotaggio col rischio di arenarsi.
I personaggi di questa storia facilmente individuabili in Di Maio e Salvini, alleati di governo per la nascita del Primo Governo Conte, che li ha gemellati nella carica di vice presidenti del Consiglio, sono stati addirittura santificati a Roma in un murale, prontamente rimosso, in una posa di bacio sensuale. Dopo appena un anno di vita insieme, con continue punzecchiature di spillo, si sono separati con attestati di disistima reciproca.
Nel secondo governo Conte (…. > Clicca qui !), Salvini, estromesso dopo l’incidente del Papeete, è rimasto all’opposizione per custodire il cospicuo tesoretto di voti appena conquistato nelle Europee del 2019. Convinto di poter tornare al tavolo di Palazzo Chigi, con maggior forza negoziale, ha partecipato al tiro al piccione contro l’esecutivo, organizzato da Renzi, per un rimescolamento di carte.
Risultato? L’ennesima soluzione tecnica con il timone affidato al “mago della finanza” Draghi (….. > Clicca qui !) con il compito di completare la battaglia anti Covid e assegnare le fette della torta del PNNR conquistata dal predecessore.
Pur di riportare la Lega al Governo, Salvini (….> Clicca qui !) si è accontentato di mandare avanti figure di secondo piano come Garavaglia e Stefani con l’incarico di marcare Giorgetti che, in più di un’occasione, aveva assunto un atteggiamento ed un linguaggio diverso.
Da parte sua Di Maio (…..> Clicca qui !) non ha fatto di meglio. Pur di conservare la poltrona di Ministro degli Esteri ha accettato il drastico ridimensionamento della presenza del M5S nel Governo, la postura a sogliola verso il Premier e la sua politica di taglio opposto, tradendo le speranze del più largo gruppo parlamentare e di milioni di elettori.
La rivalità tra i due, sempre esistita a livello latente, è sfociata in pesanti frecciate pubbliche prima in occasione delle manovre per l’elezione del Presidente della Repubblica e più recentemente sulla guerra in Ucraina.
Entrambi, ignorando il principio basilare della diplomazia secondo cui un piano di pace credibile, come base di trattativa, può essere presentato solo da chi è autorevole e estraneo al conflitto, con improvvisazione e dilettantismo hanno scelto di avventurarsi segretamente nel percorso negoziale, indisponendo, come ragazzacci fastidiosi, il Presidente del Consiglio che ha liquidato con espressioni taglienti le loro iniziative.
Salvini, nella sua smania di apparire, già ridicolizzato da un sindaco polacco, ha manifestato l’intenzione di un viaggio a Mosca, organizzato da un oscuro ex deputato di FI, dopo ripetuti contatti con l’ambasciatore russo a Roma che aveva appena subito l’espulsione di 16 funzionari di Ambasciata decretata da Di Maio.
L’annuncio aveva messo in ambasce la Nato e l’UE per il pericolo di sfarinamento della compattezza della solidarietà occidentale, ma con il passar dei giorni l’ingenuità della proposta salviniana ha suscitato l’ilarità delle cancellerie di mezzo mondo, compreso l’austero Cremlino.
Da parte sua Di Maio, per far vedere che esiste, ha pensato altrettanto ingenuamente di scodellare un piano di pace nelle mani del Segretario generale dell’Onu Guterres senza che tutto il Governo, i partiti della coalizione di maggioranza, il parlamento e il Consiglio supremo di Difesa, presieduto dal Capo dello Stato, ne fossero a conoscenza.
Insomma un testo fantasma sulla cui difesa Draghi – che aveva espresso ben chiaramente quale fosse la posizione italiana di aiuto militare all’Ucraina e di totale adesione alle sanzioni, volute dagli USA, GB, NATO e UE contro il regime di Mosca, l’economia russa e l’agiatezza degli oligarchi – non ha speso nemmeno una parola.
Sul piano interno questi due leader, una volta alleati ed ora nemici con il piombo nelle ali, condividono il rischio politico di essere fatti fuori. Aspettano l’uno la caduta dell’altro con inevitabile resa dei conti nel proprio schieramento: Di Maio auspica la sconfitta di Salvini nei 5 referendum, per ridimensionarne fortemente il peso politico, mentre Salvini conta sul disastro elettorale del M5S nelle consultazioni amministrative.
Quanto alle conseguenze della guerra aperta russo-ucraina, come diceva Eschilo “solo chi ha sofferto è in grado di capire”. Questo insegnamento è totalmente estraneo al modo di pensare dei guerrafondai, comodamente al riparo da ogni privazione e ristrettezza.
Biden, Johnson, Stoltenberg, Von der Leyen, Metsola, Michel e a seguire gli altri europei fatta eccezione per Orban, restano indifferenti di fronte allo scontro militare che continua a seminare morti e devastazioni.
Questi leader fanno corona a Zelenski e parlano in modo incosciente solo di totale e devastante sconfitta della Russia, di vittoria dell’Ucraina di restaurazione della sovranità ucraina sulla Crimea. Atteggiamento incosciente mentre il peso delle sanzioni e i sacrifici del riarmo ricadono immediatamente sui popoli europei, a buon ragione, preoccupati dalla prospettiva di un lungo periodo di privazioni che eroderanno profondamente il proprio benessere, già danneggiato dalla carenza di risorse, dall’inflazione (di cui si era persa conoscenza da venti anni), dal raddoppio del costo dei carburanti e delle derrate alimentari, dalla distruzione di migliaia di posti di lavoro dall’agricoltura alla pesca, all’industria e al turismo.
E all’orizzonte si addensano nubi nere di rivolta di milioni di persone a rischio di fame per l’assenza dei cereali che fino ad ora li avevano sfamati.
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NOTE A MARGINE –
(*1) Con vivo piacere saluto il ritorno di Torquato Cardilli per questo articolo trasmessoci in Redazione, dopo una forse sua prolungata assenza, nonostante sia un “datato” Collaboratore della Consul Press (se non erro, fin dal settembre 2014), già Ambasciatore presso numerosi Stati e profondo conoscitore dei Popoli Islamici.
Da quella data ad oggi, tra Torquato e me, più volte sono intercorse vivaci polemiche per alcuni suoi interventi fortemente divergenti dalla “Linea Editoriale” di questa Testata – tra l’altro coerentemente e doverosamente esposta nella sua home-page – ma comunque integralmente pubblicati, senza omissioni o censure, puntualizzando poi – separatamente e al termine degli stessi – la nostra eventuale diversificata posizione.
Per quanto riguarda questo suo articolo, mi sono permesso di inserire solo un sottotitolo per maggiormente rimarcare, con modalità volutamente criptiche, alcune peculiarità sul celeberrimo “Duetto” del C’eravamo tanto amati per un anno e forse più…., nonché una serie di Link di collegamento con altri interventi attinenti tematiche già trattate in precedenza, di cui alcuni anche a firma dello stesso Ambasciatore _________ G.M.