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“Ci vediamo per un caffè”, un altro capitolo della saga

Lo scrittore giapponese, Toshikazu Kawaguchi, ci riporta ancora una volta nella, ormai, famosa caffetteria di Tokyo. Come nei precedenti tre volumi, “Finché il caffè è caldo”, “Basta un caffè per essere felici” e “Il primo caffè della giornata” il libro si compone di storie di persone che per un motivo o per l’altro vogliono tornare indietro nel tempo. Ogni storia porta con sé un messaggio introspettivo sul quale, se si vuole, si può riflettere e trarne un insegnamento da custodire per il futuro. Ma se per caso si hanno dei rimpianti può aiutare a capire che gli errori del passato sono parte integrante di noi stessi ma che bisogna guardare avanti facendo tesoro delle cose vissute. Meglio vivere di rimorsi o di rimpianti? A voi la scelta.

“Ci vediamo per un caffè”, 156 pagine, ha uno stile scorrevole e semplice, anche se in questo volume sono presenti delle ripetizioni superflue. Ciò che lo rende particolare è la genialità dell’idea ma anche quella risulta un po’ ripetitiva arrivati al quarto libro. C’è qualche elemento di differenza, qualche domanda che i protagonisti si pongono, ma non viene abbastanza sviluppato nella trama. I nuovi interrogativi o vengono stroncati da una risposta lapidaria o restano in sospeso.

Un luogo leggendario, molti lo cercano, ne hanno sentito parlare su un articolo o per passaparola ma solo chi ha un conto in sospeso con il passato vi si reca. Un caffè, una sedia, una donna con un vestito bianco e un libro, cinque regole irritanti ma che non possono essere infrante.

  1. Le uniche persone che si possono incontrare nel passato sono quelle entrate nella caffetteria.
  2. Qualunque cosa si faccia quando si è nel passato non si può cambiare il presente.
  3. Un cliente è seduto sulla sedia che riporta nel passato; questo significa che bisogna aspettare finché non si alza.
  4. Quando si arriva a destinazione non bisogna alzarsi dalla sedia.
  5. Il viaggio comincia quando il caffè viene versato nella tazza e dura finché il caffè è caldo.

Storia numero 1

Monji Kadokura, professore archeologo, persona dalla grande curiosità fa tante domande a Nagare ToKita, proprietario del caffè, per capire com’è possibile che si possa tornare indietro nel passato e sulle particolari regole da seguire. Il professore vorrebbe sedersi sulla sedia per parlare ancora una volta con sua moglie che, a causa di un incidente, è in stato vegetativo. Si tratta di un disturbo della coscienza. Il cervello viene danneggiato e si perdono il pensiero, la vista, l’udito e le azioni intenzionali. Le funzioni del tronco encefalico che controllano la respirazione e altre funzioni vitali per la sopravvivenza sono invece conservate. Monji, tornando nel passato, vorrebbe avvisare la moglie di ciò che le succederà e cercare di ritardare l’incidente, quindi si pone un quesito particolare.

“Vorrei sapere se i loro ricordi verrebbero cancellati o alterati dalla regola“.

“Nessun altro si era mai posto un problema del genere fino a quel momento“.

Storia numero due

La particolarità di questo capitolo di “Ci vediamo per un caffè” è la presenza di un animale. Mutsuo Hikita entra nella caffetteria per sapere se è vero che si possa viaggiare nel tempo. Ma in realtà la questione non riguarda lui ma sua moglie e Apollo. La particolarità di questa storia sta proprio nel rapporto che una persona può instaurare con il suo animale domestico e di quanto questo possa diventare importante a livello emozionale.

“Quanto più forte è l’affetto per una persona cara o un animale domestico perduto, tanto più difficile può essere la seconda separazione. Persino più della prima“.

La nuova domanda, mai espressa nei precedenti libri, riguarda la durata della bevanda. In effetti, chi ha mai calcolato in quanto tempo si raffredda una tazza di caffè?

“Questa comunicazione senza parole mi fece comprendere che gli occhi parlano più della bocca“.

Storia numero 3

In questa parte del libro sono molte le emozioni sviscerate dall’autore attraverso la protagonista. In particolar modo si parla di matrimonio e di come, a volte, le cose che in apparenza sembrerebbero crudeli, vengano fatte per amore dell’altra persona. Hikari Ishimori entra nella caffetteria con l’intento di rispondere in modo diverso alla proposta di matrimonio che il suo fidanzato le ha fatto un anno prima e quindi di cambiare il passato. La regola secondo cui questo non può avvenire la lascia interdetta e inizialmente rinuncia. Ma poi qualcosa le fa capire che le cose non siano esattamente come lei ha pensato che fossero e decide di tornare alla caffetteria. Anche in questa storia l’argomento principale è il rimpianto di una decisione presa ma in questo caso dovuta principalmente all’insicurezza.

“Perché sono così testarda? Quanto devo sembrare odiosa! Perfino adesso mi metto a creargli problemi“.

Storia numero 4

Ultima ma non meno importante è la storia che riguarda Michiko Kijimoto e suo padre. L’evento principale, realmente accaduto, è lo tsunami che l’11 marzo del 2011 sconvolse il Giappone e il Mondo intero. Dopo un terremoto di magnitudo 9 arrivò quella gigantesca onda che si abbatté principalmente nelle prefetture di Fukushima, Iwate e Miyagi. Quel giorno morirono migliaia di persone e a distanza di 12 anni ci sono ancora abitanti che non sono rientrati in quel che resta delle loro abitazioni perché ad essere colpita fu anche la centrale nucleare. I problemi che il Governo giapponese sta cercando di risolvere a Fukushima sono molti ma prima di 30-40 anni non si avrà una soluzione.

Tornando a “Ci vediamo per un caffè” la protagonista ha perso il padre quel giorno ma a sconvolgere la sua vita e il suo futuro è un fatto accaduto tre giorni prima dello tsunami. A volte l’interpretazione che diamo alle parole di un’altra persona possono essere condizionate da uno stato d’animo attuale o da pensieri negativi che ci appartengono, ma solo in quel momento. Riflettendo su ciò che accade, forse, quelle stesse parole potrebbero assumere un significato diverso. L’amore dei genitori nei confronti dei figli spesso va oltre qualsiasi cosa.

“Non non mi importa se mi tratti male, purché tu stia bene. Non importa altro“.

L’autore

Toshikazu Kawaguchi è nato a Osaka, in Giappone, nel 1971. Dopo aver lavorato per anni come sceneggiatore e regista, ha avviato la sua carriera di romanziere. Il suo primo romanzo, “Finché il caffè è caldo”, ha vinto il Suginami Drama Festival. Il suo romanzo di debutto ha venduto in Giappone oltre un milione di copie.

Giorgia Iacuele

Ci vediamo per un caffè, Garzanti, Libro, Recensione