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Cinquanta sfumature di cavilli…

…Quando la magistratura ti ammazza.

Può sembrare un titolo di fantasia uscito dalla nota penna di E. L. James (autrice di Cinquanta sfumature di grigio e seguenti) ma invece è la viscida realtà nella quale si sono trovate coinvolte ragazze aspiranti magistrati.
Tutto inizia con l’iscrizione ad una delle tante scuole di preparazione per il concorso di magistratura, vuole il caso che la scuola scelta sia quella diretta da Francesco Bellomo, brillante ex magistrato e poi consigliere di stato.
Il caso, o meglio questa sporca faccenda, è scoppiata nel giro di pochissimi giorni quando sono state ascoltate le denunce di alcune ex studentesse.
Nella scuola “Diritto e Scienza” vigeva un codice di comportamento, fatto sottoscrivere a chi avesse ottenuto una borsa, molto particolare che consisteva nell’obbligo di un vero e proprio dress code, si dovevano indossare solo gonne relativamente corte (“per le occasioni mondane la lunghezza doveva essere 1/3 della distanza tra anca e ginocchio”), tacchi alti dagli 8 ai 12 cm e trucco vistoso; poi continuava con una serie di clausole che prevedevano la segretezza e la “fedeltà nei confronti del direttore” e la scelta del fidanzato basata su un algoritmo, l’unica cosa davvero “scientifica” del suddetto corso. Le borsiste avrebbero dovuto assegnare un punteggio algoritmico al loro fidanzato e confrontarlo con il punteggio assegnato da Bellomo, se i due punteggi non coincidevano, prevaleva quello assegnato dal consigliere, anche perché il borsista “non potrà mantenere o avviare relazioni intime con soggetti che non raggiungano il punteggio di 80/100 se appartenente alla prima fascia, di 75/100 se appartenente alla seconda fascia. Il borsista decade automaticamente non appena contrae matrimonio”.
Un codice comportamentale aberrante che la difesa, nella persona di Birritteri, ha cercato in qualche modo di giustificare senza però riuscirci.

Una violenza psicologica che le ragazze coinvolte sono riuscite a denunciare seppur con difficoltà per paura delle ripercussioni che appunto la denuncia stessa avrebbe potuto provocare perchè «Bellomo sa tutto e vede tutto come l’occhio del Signore degli Anelli, ha il potere assoluto per farti passare o bocciare al concorso in magistratura», rivela una ex studentessa ancora terrorizzata «all’inizio il corso sembrava normale. Poi iniziava la selezione. Lui aveva un gruppo, come una setta. Ti dicevano cose strane come “I borsisti sono una razza superiore perché saranno futuri giudici”. “Chi è contro Bellomo non sarà mai un giudice”, perché lui è potentissimo. E chiedevano: “Se ti invitasse a casa sua ci andresti?” Poi la prova: un incontro privato. C’è chi dopo quella prova non è più tornata al corso. Chi tornava invece non era più uguale a prima. Super-minigonne, total black e non ti rivolgeva più la parola. Bellomo finita la lezione parlava solo con loro. Una ragazza l’abbiamo vista dopo essere diventata borsista baciarsi con lui in pubblico. Tu pensavi, ma che c’entra col diventare giudice? Però molti avevano pagato in anticipo. Altri temevano che non ti facesse passare l’esame».

«Per fare del male c’è chi usa la violenza, c’è chi usa il potere, chi il denaro, lui ha usato la legge. Al posto del randello si è servito dei carabinieri. E mia figlia, nel silenzio che le aveva imposto per contratto, stava per morire». Così, invece, inizia la denuncia riportata dal Corriere, che ha fatto sollevare il caso, fatta dal padre della studentessa modello finita in ospedale «Lui ha denunciato anche me. È la sua tecnica, fa terra bruciata. Ma io devo difendere mia figlia. Lei era stata insieme con Bellomo (a questo punto non so quanto volontariamente o per contratto). Com’era successo anche ad altre, lui poi raccontava particolari intimi delle sue relazioni sulla rivista a disposizione degli studenti. Peggio della gogna del web, perché poi i tuoi compagni sanno se hai dormito con questo o l’altro, se sei stata brava, se il tuo fidanzato è un deficiente. Era obbligata al segreto. Sapeva che lui fa causa e le vince tutte e la clausola era da 100mila euro. Quando non voleva più andare è stata denunciata anche lei. Ma una borsa di studio non dovrebbe essere un premio a cui poter rinunciare? Invece lui l’ha fatta cercare dai carabinieri. Noi non sapevamo nulla. La vedevamo deperire. È alta 1,72 era arrivata a 41 chili. Un giorno, all’arrivo dei carabinieri, è svenuta. L’abbiamo dovuta ricoverare. A quel punto ho cominciato a investigare».

I primi risultati però si sono già visti con la destituzione immediata di Bellomo da parte del CPGA, l’organo di autogoverno della magistratura amministrativa, e la possibile sospensione cautelare per Nalin altro magistrato coinvolto nel caso.