Combattere la criminalità in Africa
La 16th Annual General Meeting and Africa Prosecutors’ Association (APA) intitolata “Rafforzare il coordinamento e la cooperazione per un’efficace azione penale transfrontaliera contro il crimine organizzato transnazionale” dal 29 gennaio al 2 febbraio a Mombasa in Kenya. All’evento hanno partecipato i procuratori capi degli Uffici di Procura (DPP), i procuratori Generali (AG) e le Agenzie Governative provenienti da 43 Paesi africani tutti impegnati nella lotta contro la criminalità organizzata transnazionale. Questo mentre l’attenzione del Mondo è sul Continente nero anche grazie alla presenza di Papa Francesco in Congo e Sud Sudan.
L’Africa Prosecutors’ Association è un’organizzazione fondata nel 2003 per migliorare la cooperazione tra le agenzie e le autorità giudiziarie in Africa.
Alla Conferenza internazionale, aperta ufficialmente dal presidente del Kenya HE Wililam Ruto, hanno partecipato oltre 300 delegati provenienti da più di 40 Paesi africani, al fine di condividere le best practice in tema di contrasto alla criminalità organizzata transnazionale in Africa.
L’ambasciatore dell’Unione europea in Kenya, SE Henriette Geiger, ha assicurato ai pubblici ministeri africani presenti alla conferenza il sostegno della Commissione europea nella lotta ai crimini organizzati transnazionali.
Alla Conferenza internazionale è stato invitato dalla Commissione europea uno dei maggiori esperti di sistemi di Asset Recovery e Asset Management a livello internazionale, l’italiano Marco Letizi, il quale ha evidenziato le potenzialità delle indagini finanziarie quale formidabile strumento investigativo per individuare i flussi finanziari illeciti generati dalla criminalità organizzata transnazionale ai fini della loro definitiva confisca. L’intervento è stato particolarmente apprezzato dalle autorità di diversi Paesi africani intervenuti all’evento internazionale.
Marco Letizi, intervistato dagli organi di informazione intervenuti alla conferenza, ha dichiarato: «Il livello di efficacia delle misure implementate da un Paese a contrasto delle attività criminali transnazionali si può valutare dal livello di efficacia del suo sistema di Asset Recovery, inteso come il processo di tracciamento, identificazione dei flussi finanziari illeciti e del loro successivo sequestro in vista della confisca definitiva. Ma il sistema di Asset Recovery non si può pensare disgiunto dal sistema di Asset Management».
«Il tema della gestione e della destinazione dei beni sequestrati e confiscati alle organizzazioni criminali deve essere affrontato come un unicum secondo un approccio olistico. Non si può avere una produttiva fase di Asset Recovery se poi non vi sarà una gestione e un utilizzo efficace dei beni e viceversa. È questo il messaggio che ho lanciato oggi alle autorità governative del Kenya e degli altri 40 Paesi africani intervenuti a questo importante e necessario evento internazionale» ha detto Marco Letizi.
Le attività criminali di maggior rischio per il continente africano
Alla domanda quali sono, allo stato, le aree di maggior rischio per gli Stati africani, Marco Letizi ha replicato: «Le attività criminali di maggior rischio per il continente africano e sulle quali gli Uffici di Procura dei Paesi partecipanti alla conferenza sono maggiormente impegnati sono senza dubbio il terrorismo, il traffico internazionale di stupefacenti, di armi e di rifiuti. Un settore emergente è poi quello dell’illegal mining (3TG), e cioè l’estrazione illegale e il contrabbando dei minerali rari dai siti minerari di diversi Paesi africani».
«È necessario un cambio di mentalità nell’approccio delle Law Enforcement Agencies alle indagini, che deve sempre più essere orientato all’individuazione delle sproporzioni economico-finanziarie che rappresentano degli indicatori di anomalia per l’individuazione degli asset criminali. La necessità del cambiamento è più marcata nei Paesi in via di sviluppo ed emergenti e perché tale cambiamento si realizzi è cruciale intervenire a livello di legal framework. Infatti, la maggioranza dei Paesi in via di sviluppo presenta solo la tradizionale forma penale di confisca mentre le altre forme di confisca (extended confiscation e non-conviction-based confiscation) faticano ancora a essere implementate nei sistemi normativi della maggioranza di quei Paesi».
«Un altro elemento di criticità è il livello inadequato di capacity building delle agenzie governative deputate al contrasto delle forme di criminalità transnazionale. In moltissimi Paesi non esiste una polizia finanziaria qualificata capace di condurre in via autonoma le financial investigations. Da ultimo, è assente una moderna struttura IT essenziale per consentire non solo una efficace cooperazione a livello nazionale degli stakeholders istituzionali (domestic inter-agency cooperation) coinvolti nel sistema di Asset Recovery ma anche di supportare lo sviluppo di efficaci financial investigations».
L’APA mira a garantire che l’azione penale in Africa abbia una traiettoria ascendente. Nel corso della conferenza, i delegati hanno discusso sulle modalità operative attraverso cui i pubblici ministeri e le forze dell’ordine in tutto il Continente possano collaborare per facilitare il rimpatrio dei proventi del crimine, per sfruttare la tecnologia ai fini dell’individuazione degli appartenenti al crimine organizzato transnazionale e quale strategia adottare per affrontare in modo efficace il terrorismo e il riciclaggio di denaro cross border.
Obiettivo della conferenza è stata quindi non solo la condivisione delle migliori pratiche operative volte a contrastare le crescenti attività criminali organizzate cross-border che minano lo sviluppo, il buon governo, la pace e la stabilità del Continente africano, come il traffico internazionale di stupefacenti e di armi, il traffico di esseri umani e il terrorismo, ma anche impedire che l’Africa venga utilizzata quale rifugio per i criminali.
A patrocinare la conferenza internazionale c’erano, oltre all’Unione europea, il dipartimento di Stato americano (International Narcotics & Law Enforcement) e la cooperazione tedesca GIZ proprio a voler significare che non esisterà mai pace e sicurezza in Europa e nel resto del Mondo se non si interverrà almeno con pari determinazione nel Continente africano.
Giorgia Iacuele