Come funziona nell’Unione europea il salario minimo
Il salario minimo è una soglia fissata da ciascuno stato sotto il quale nessun datore di lavoro può scendere nel pagamento delle prestazioni lavorative. Di norma i contratti collettivi fissano queste soglie per ciascuna categoria di lavoratori, lasciando però scoperta un’enorme fetta di lavoratori, a cui manca una sorta di paracadute che scongiuri paghe troppo basse. Per questo il salario minimo andrebbe a colmare questo buco.
A tal fine, anziché fissare un salario minimo comune europeo, l’Ue intende istituire un quadro per salari minimi adeguati in Europa.
Non si tratterà di una soluzione valida per tutti perché terrà conto delle diverse tradizioni e dei diversi punti di partenza e rafforzerà il ruolo delle parti sociali e della contrattazione collettiva. Gli Stati membri hanno grandi differenze sulla percentuale dei lavoratori coperti da contratti collettivi e il livello dei salari minimi. Ciò anche a causa dei modelli molto diversi di mercato del lavoro e dei diversi livelli di reddito nei Paesi.
“Nei nostri orientamenti politici avevamo promesso una legge per garantire salari minimi equi nell’Ue. Con l’accordo politico di oggi su salari minimi adeguati rispettiamo la promessa. Le nuove regole tuteleranno la dignità del lavoro e faranno in modo che il lavoro renda”. A scriverlo su Twitter è la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dopo l’accordo raggiunto in nottata sul salario minimo.
La copertura della contrattazione collettiva in particolare dovrebbe venir fissata in una soglia compresa tra il 70% e l’80%, stando ai due obiettivi fissati rispettivamente da Commissione e Parlamento europeo e all’interno dei quali dovrebbe essere trovato un compromesso. Oltre all’Italia il salario minimo non è stato istituito anche in Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Svezia. Dove invece è già previsto, stando agli ultimi dati Eurostat, viaggia tra i 332 euro mensili della Bulgaria e i 2.257 euro del Lussemburgo. In Germania è pari a 1.621 euro.
Le definizioni di salario “adeguato” e “minimo” sono altri punti su cui si devono confrontare i negoziatori europei. Anche se il testo sarebbe ormai blindato da un accordo di massima raggiunto tra Francia e Germania e resterebbero da definire solo dettagli tecnici. La nuova direttiva europea potrebbe così essere approvata definitivamente entro giugno facendo scattare da quel momento i due anni per il recepimento negli ordinamenti nazionali.
Nell’ottobre 2020 la Commissione ha presentato una proposta di direttiva relativa a salari minimi adeguati. Il Consiglio ha adottato il suo parere sulla proposta, illustrato di seguito, nel dicembre 2021. Pur rispettando le differenze dei modelli di mercato del lavoro tra i diversi Stati membri, il progetto di normativa stabilisce un quadro procedurale volto a promuovere salari minimi adeguati in tutta l’Ue. In particolare, a:
- promuovere la contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari
- promuovere livelli adeguati di salari minimi legali
- migliorare l’accesso effettivo alla tutela garantita dal salario minimo per tutti i lavoratori
- prevedere la presentazione di relazioni sulla copertura e l’adeguatezza dei salari minimi da parte degli Stati membri.
Il rafforzamento della contrattazione collettiva è un modo per combattere la povertà lavorativa e migliorare le condizioni di lavoro. È stato rilevato che tendenzialmente, nei Paesi caratterizzati da un’elevata copertura della contrattazione collettiva, la percentuale di lavoratori a basso salario è minore e le retribuzioni minime sono più elevate rispetto ai Paesi in cui tale copertura è più bassa.
Gli Stati membri con un tasso di copertura della contrattazione collettiva inferiore al 70% devono elaborare un piano d’azione per promuovere la contrattazione collettiva.
La tutela garantita dal salario minimo può essere fornita da contratti collettivi (come avviene in sei Stati membri) o da salari minimi legali stabiliti per legge (come avviene in 21 Stati membri) o da una combinazione dei due metodi.
Tra le misure da prendere in considerazione figurano i seguenti punti:
- gli Stati membri dovrebbero fissare i loro salari minimi legali e valutarne l’adeguatezza secondo una serie di criteri chiari e stabili
- i salari minimi legali dovrebbero essere aggiornati periodicamente e tempestivamente e possono essere adeguati mediante meccanismi di indicizzazione automatica
Tra le misure volte a migliorare l’accesso effettivo di tutti i lavoratori figurano:
- adeguati controlli e ispezioni per l’applicazione dei salari minimi legali
- informazioni facilmente accessibili sulla tutela garantita dal salario minimo
- le norme vigenti in materia di appalti pubblici
- il diritto di ricorso dei lavoratori e sanzioni per i datori di lavoro non conformi
Gli Stati membri dovrebbero monitorare la copertura e l’adeguatezza dei salari minimi. Inoltre saranno invitati a riferire ogni due anni alla Commissione: il tasso di copertura della contrattazione collettiva, il livello dei salari minimi legali e la percentuale dei lavoratori coperta dai salari minimi legali.
Migliori condizioni di lavoro e di vita vanno a vantaggio sia dei lavoratori che delle imprese nell’Unione. Un salario minimo adeguato contribuisce a garantire una concorrenza leale, a stimolare il miglioramento della produttività e a promuovere il progresso economico e sociale. Possono anche aiutare a ridurre il divario retributivo di genere, poiché più donne che uomini guadagnano un salario minimo.
Purtroppo nella maggior parte degli Stati membri, l’adeguatezza del salario minimo è insufficiente e/o ci sono lacune nella copertura della protezione. Anche se esiste in tutti gli Stati membri dell’Ue, sia mediante disposizioni legislative (“salario minimo legale”) sia da contratti collettivi.
Proprio per questo il 28 ottobre 2020 la Commissione europea ha adottato una proposta di direttiva, che mira a stabilire un quadro per migliorare l’adeguatezza del salario minimo e per aumentare l’accesso dei lavoratori alla protezione.
Negli Stati membri con salario minimo legale, la proposta mira anche a porre in essere le condizioni a livelli adeguati: criteri chiari e stabili per la determinazione, valori indicativi di riferimento per orientare la valutazione di adeguatezza, aggiornamenti regolari e tempestivi e istituzione di organi consultivi per avvisare le autorità competenti. Ciò limitando al minimo il ricorso a variazioni e detrazioni salariali minimi. Garantendo l’effettivo coinvolgimento delle parti sociali nella fissazione e nell’aggiornamento del salario minimo legale.
La proposta della Commissione non obbligherebbe gli Stati membri che fanno affidamento sui contratti collettivi a introdurre salari minimi legali, né stabilirebbe il livello di retribuzione o fisserebbe un salario minimo armonizzato.
La direttiva dovrà essere adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio prima di essere recepita nel diritto nazionale. Una volta adottata, gli Stati membri avranno due anni per recepirla.
La fissazione di requisiti minimi serve a proteggere i salari in tutta l’Ue. Stabilendo un salario legale (il salario più basso consentito dalla legge), consentendo ai lavoratori di negoziare i loro salari con loro datori di lavoro. La nuova normativa dovrebbe applicarsi a tutti i lavoratori nell’Ue che hanno un contratto di lavoro o un rapporto di lavoro.
I lavoratori devono poter aderire a un sindacato e non possono essere impediti di farlo.
Le autorità nazionali dovrebbero garantire che i lavoratori abbiano il diritto al ricorso, se i loro diritti sono violati. I lavoratori devono essere adeguatamente retribuiti e poter recuperare l’eventuale retribuzione dovuta. Le autorità nazionali devono inoltre adottare le misure necessarie per proteggere i lavoratori e i rappresentanti sindacali dall’essere trattati ingiustamente dal datore di lavoro a causa di una denuncia che hanno presentato o di qualsiasi altro procedimento avviato per far valere i loro diritti.
Giorgia Iacuele