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Con il Rito del ‘Saluto Romano’ e del ‘Presente’
si celebra un “INNO di GIOIA alla VITA”

IL SIGNIFICATO ETICO  E RELIGIOSO DEL “SALUTO ROMANO”:
…..  UN SALUTO CHE NON E’ APOLOGIA DI FASCISMO

un’analisi in esclusiva per la “CONSUL-PRESS” 
a cura di  PIETRO GIUBILO *, già Sindaco di Roma

Quest’anno la polemica sollevatasi intorno alle cerimonie per ricordare i ragazzi uccisi a via Acca Larenzia, a differenza degli anni passati, ha raggiunto livelli eccezionali di intensità politica. E’ del tutto strumentale giustificarla con il fatto che la guida del governo, per volontà degli elettori, sia affidata a Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia.
Porre in relazione una indicazione democratica con un episodio che vive e finisce il 7 gennaio di ogni anno è un non senso che viene tenuto in piedi solo per la disperata ricerca delle opposizioni di pretesti per attaccare un governo che ha dimostrato di saper affrontare i problemi reali del l’Italia.

Connettere, poi, il cosiddetto “Saluto Romano” che qualche centinaio di giovani hanno esternato nel luogo dove avvenne l’assassinio dei ragazzi, militanti di organizzazioni di destra, con una apologia del fascismo, appare altrettanto strumentale, proprio in considerazione del fatto che l’evento nel quale sono avvenuti i fatti non era una manifestazione, pur indirettamente politica, ma finalizzata a ricordare quei giovani, esprimendo una testimonianza di comunità spirituale con loro.
Si trattava, in un certo senso, di ripetere la cerimonia del saluto che avvenne quando vennero celebrate le esequie funebri. Quindi, sempre in un senso lato, una sorta di ricorrente  prolungamento della cerimonia di addio.

Salutare, nei modi e nelle espressioni più diverse, significa sostanzialmente, quando non è relativo all’ambiente militare, bene augurare, una modalità, cioè, di auspicio spirituale che accompagni la persona a cui è rivolto, in uno spirito di pace e di concordia.
E’ un gesto che potremmo definire di Religiosità Laica che non appartiene alla sfera dell’azione politica o dell’adesione ad una ideologia che richiede l’uso di espressioni, di argomenti e di gesti politici, cosa ben diversa. Come è avvenuto a via Acca Larenzia, ove c’era dolore e commozione, appena attenuati dalla speranza che quei tragici episodi non possano ripetersi, ma non polemica o propaganda politica.

Cosa può avere di politico una manifestazione che vuole esprimere la continuità di una comunanza che si può realizzare solo spiritualmente? Quali espressioni, esplicite o  implicite, di esaltazione del fascismo come partito o come regime possono avere un gesto di saluto o delle voci che pronunciano la parola “presente”?
Quale pericolo queste espressioni possono rappresentare per le istituzioni politiche, quali minacce o, addirittura, quali complicità possono determinarsi negli organi costituzionali  democratici, non è assolutamente possibile rilevare. Eppure una sinistra che ha abbandonato da anni contenuti culturali e sociali del suo programma politico per un approdo all’ideologia dei diritti, ritiene di mantenere un aggancio con la sua ragione politica rilanciando costantemente un antifascismo che, per usare una nota ed efficace espressione è, ormai, solo un “abbaiare alla luna”.

Peraltro, volendo scendere al livello giudiziario, sono note le sentenze che hanno assolto dalla apologia del fascismo coloro che hanno “salutato” con riferimento ad una cerimonia funebre, mentre, invece sentenze di condanna si sono avute quanto lo stesso gesto è stato effettuato in una sede istituzionale, per contrastare una decisione politica.
Purtroppo già sappiamo che ogni argomentazione che tenti di ricostruire il quadro reale degli avvenimenti viene aggredita dalla faziosità della sinistra che proprio non riesce, anche dopo quarantasei anni da quell’infame azione terroristica, di indignarsi per il fatto che ancora non risultano scoperti coloro che la effettuarono e, forse, neppure adeguatamente ricercati.

 

*PIETRO GIUBILO, classe 1942 e Romano “Doc”;
di costumi spartani e francescani,
in anni giovanili milita in Avanguardia Nazionale.
Aderisce poi alla D.C. nell’area di Sbardella,
nel 1985 diviene Consigliere al Comune di Roma,
poi sino al 1988  Assessore ai LL. PP e,
quindi, SINDACO di ROMA dal 1988 al 1989.
E’ stato ispiratore  di circoli ed iniziative culturali,
nonché Dirigente della Regione Lazio;

insignito nel 2014 con l’onorificenza di
CAVALIERE di GRAN CROCE dell’ORDINE AL MERITO della REPUBBLICA ITALIANA

 

 

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