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IL Consiglio di Stato “scalpitante”…
con invasioni a tutto campo!

Scuola e… Giustizia:
quando i giudici “rubano il mestiere” ai professori

Una notizia pubblicata pochi giorni fa sui numerosi quotidiani e diffusa da vari telegiornali ha suscitato indignazione non solo presso i docenti di scuola media, ma anche nelle persone dotate di buon senso; i giudici del Consiglio di Stato sono saliti in cattedra e hanno promosso un alunno di prima media che il Consiglio di Classe di una Scuola di Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, aveva osato “non ammettere” alla classe successiva. Va evidenziato che tale mancata ammissione (alias… bocciatura), impugnata dai genitori dell’alunno, era stata già confermata dal Tar.   

L’alunno aveva ben 7 insufficienze, in pratica aveva carenze in quasi tutte le discipline che, esclusa la religione, sono 11; sicuramente le insufficienze riguardavano le materie cosiddette “pesanti”, perché più impegnative in quanto prevedono verifiche scritte accanto alle prove orali, tra queste materie ci sono italiano, matematica,  lingue straniere.

La motivazione,  risibile e improbabile, è stata la seguente: un anno scolastico rappresenta un lasso di tempo breve per valutare un alunno, i docenti non hanno tenuto nella giusta considerazione i risultati della scuola primaria che erano lusinghieri. (Sappiamo tutti che le maestre sono generalmente di manica molto larga).

I giudici non solo hanno sconfessato il corretto operato dei docenti ma anche quello dei colleghi del TAR dell’ Emilia Romagna a cui i genitori si erano rivolti in prima battuta;  il TAR che, notoriamente in circostanze analoghe a questo caso, si schiera quasi sempre dalla parte dei ricorrenti, questa volta aveva dato ragione ai docenti che avevano valutato l’alunno come giustamente meritava.

I genitori, non accettando il verdetto del TAR, si sono rivolti al Consiglio di Stato ottenendo così l’immeritata promozione del figlio, il quale affronterà nuovi e più impegnativi argomenti di studio nelle svariate discipline senza avere assimilato quelli dell’anno precedente perché è mancato l’impegno.

Una bocciatura, se ragionata e metabolizzata, tutto sommato potrebbe risultare positiva perché rappresenta una lezione di vita che aiuta a crescere e ad assumersi delle responsabilità; l’alunno, se ben supportato da genitori seri e maturi – non certamente quelli  emiliani – sarebbe uscito fortificato da questa esperienza, invece continuerà a essere fragile, perché camminerà su un percorso privo di ostacoli, spianato da altri.

Ma  c’è da considerare, come recita un proverbio popolare, che alla beffa si è aggiunto anche il danno !  Infatti i solerti componenti del Consiglio di Stato, dopo aver invaso d’autorità un campo “professionalmente non proprio” (in quanto di competenza di docenti ed educatori), hanno condannato l’Istituto Scolastico a pagare una somma pari ad €uro 1.700 =  per spese di giustizia, somma che l’Istituto non potrà quindi utilizzare per “l’arricchimento dell’offerta formativa” alias attività progettuali, corsi di recupero, potenziamento e approfondimento di attività didattiche, ecc. ecc.

LIDIA D’ANGELO