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Coronavirus. Il mondo in ginocchio a causa dell’economia selvaggia 

L’epidemia mette in luce una verità storica:
la “Centralità della Persona” in ogni ambito della vita umana 

di Biagio Maimone *

Il coronavirus ha tragicamente evidenziato come la globalizzazione possa determinare forme di economia selvaggia, tale in quanto fondata sul solo arricchimento, (*1)  che non seleziona i processi economici eticamente validi da quelli non percorribili, in quanto non sorretti dal principio della sicurezza, dal principio della selezione dei prodotti e delle tecniche non pericolose ai destinatari dei processi, che sono sempre e solo le persone. 

Da un lato, il principio di sicurezza viene ratificato nei principali trattati economici, dall’altro si osserva come nel caso del coronavirus, che esso è stato completamente eluso. 
La potenza di diffusione del coronavirus pone in evidenza l’assenza assoluta di misure inerenti la prevenzione delle epidemie da virus, lo studio specifico e mirato dei tessuti sociali dei vari continenti in cui esse possono più facilmente originarsi. 

Se il processo di globalizzazione è in atto, non vi è dubbio che esso coinvolga Stati più evoluti sul piano del controllo della sicurezza e Paesi meno evoluti, seppur in fase di sviluppo economico. C’è da chiedersi se vi siano organismi preposti a verificare possibili contaminazioni tra economie sviluppate ed economie in fase di sviluppo, per quanto attiene il tema della sicurezza.  

Sentirsi sicuri all’interno delle proprie nazioni, soggette, per legge, a controlli avanzati inerenti la sicurezza sociale, lavorativa e, pertanto, economica denota una visione ristretta e particolaristica, perdente in quanto non tiene contro dei processi economici mondiali e dell’interscambio tra continenti, sia tra quelli che hanno fatto passi da gigante sul piano della sicurezza, intesa come difesa in tutte le sue accezioni, anche e soprattutto quella epidemiologica, sia tra quelli che sono rimasti indietro, non certo per responsabilità personali, ma per fattori legati al processo storico e, quindi, sono rimasti fermi nell’arretratezza dello sviluppo delle tecniche della prevenzione e della terapia delle malattie infettive. Si è generato, pertanto, con l’infezione da coronavarus, un processo incontrollato ed incontrollabile.  

Ma non basta. Occorre soffermarsi, innanzitutto, sugli attuali processi economici.   
Forme di economie selvaggia sono sempre esistite, ma esse hanno trovato l’ostacolo delle economie più evolute, sorrette da regole e leggi, che hanno cercato di salvaguardare la sicurezza degli stati e dei popoli. Attualmente, si constata l’esistenza di alcune forme di economia, che sembrano essere legate, per i fattori suesposti, a modalità di sviluppo molto distanti da quelle dei Paesi da sempre all’avanguardia sul piano economico. 

Poco se ne parla, tuttavia la compenetrazione di diversi e asimmetrici tessuti economici, per gli scambi derivanti, può generare problematiche di enorme entità per l’intero universo, come si è verificato per il coronavirus.  
Non può vivere una economia senza regole, perché al centro del processi economici c’è l’essere umano, in quanto soggetto ed oggetto degli stessi (*2). – I grandi pensatori, filosofi, economisti e politologi, hanno sottolineato, con forza, la centralità della persona in ogni processo ed, ancor più, nei processi economici.  La globalizzazione, in alcune realtà, vuole negare tale centralità, come se tutto fosse possibile per il dio denaro, che, in realtà, come il coronavirus sta dimostrando, dio non è assolutamente.  

Karl Marx, filosofo ed economista (*3), nient’affatto uomo politico come qualcuno lo ha etichettato erroneamente, diceva ai lavoratori di considerarsi la struttura dell’economia, ossia l”unico attore e promotore della stessa e non la sovrastruttura, ossia il denaro, le aziende ed altro che sono solo strumenti secondari mediante cui veicolarla.  
In definitiva, tale centralità costituisce il punto imprescindibile da cui partire quando si parla di economia e del suo sviluppo.  
Se l’essere umano si ammala o muore, muore, nel contempo, ogni sistema economico.  
E’ questa la realtà drammatica, che l’epidemia per coronavirus ha rimarcato, dalla quale non si può, neppure facendo ricorso alla tecnologia più avanzata, assolutamente derogare. 

*BIAGIO MAIMONE
>Presidente Retewebitalia.net
> Caporedattore Centrale – Agenpress.it 

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NOTE A MARGINE
(*1)
Ciò avviene quando l’Economia riesce a prevalre sulla Politica, la quale invece dovrebbe sempre   determinare  le “Linee Guida”. Al riguardo credo sia opportuno ricordare la citazione di Oswald  Splenger: “Politica ed Economia non possono risultare separate nella vita delle Nazioni. Esse – lo ripeterò sempre – sono due aspetti della medesima realtà di vita, ma stanno fra di loro come il governo di una nave sta alla destinazione della merce trasportata. A bordo la figura principale è del capitano, non del mercante a cui appartiene il carico”.
(*2) La Consul Press è altresì profondamente convinta sulla necessità di valorizzare la “funzione sociale dell’impresa”, la eticità del lavoro e della meritocrazia, considerando – comunque e sempre – la “centralità della persona” in tutte le fasi di ogni processo produttivo, creativo ed innovativo, nonché nei principi della cooperazione, della solidarietà e della sussidiarietà. 
Per tali motivi, in ambito economico, assume una  posizione ben distante sia dalla visione collettivistica, sia dai dogmi del neo-liberismo e dalle così dette “leggi del mercato”, avversando un globalismo controllato da una finanza apolide senza anima.
(*3) Al riguardo è opportuno riportare uno s
tralcio tratto da una “Lectio Magistralis” del Prof. Valerio Malvezzi già pubblicata sulla Consul Press in data 20.12.2018:
<https://www.consulpress.eu/sull-etica-e-l-economia-lectio-magistralis-del-prof-valerio-malvezzi/> 
 “Per quasi tutta la storia dell’uomo, i più grandi economisti erano, inizialmente, filosofi morali. Solo negli ultimi decenni una operazione molto scaltra di sostituzione di valori di soggettività con altri di presunta oggettività è riuscita a ribaltare la dimensione stessa della storia. Nelle scuole, nei dibattiti televisivi, nella cultura di ogni genere, dalla scienza allo sport, si insegnano valori improntati all’efficienza. Nei modelli, si dice che ciò che conta è la massimizzazione del risultato e che non sia possibile produrre leggi che spostino quel punto di massimo se non alla condizione di non danneggiare altri beneficiari

________________ Giuliano Marchetti 

 

                                                                                           

 

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