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Corpus Domini, la sua storia e il suo significato

La Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo è una delle principali celebrazioni dell’anno liturgico della Chiesa Cattolica insieme al Triduo pasquale e al Natale.

Si celebra il giovedì della II settimana dopo la Pentecoste, quindi successivo alla Solennità della Santissima Trinità anche se in Italia è stata trasferita alla domenica successiva. È una festa mobile perché dipende dalla Pasqua.

La liturgia rievoca quella della messa in cena Domini del Giovedì santo ed è stata istituita nel 1264. È nata in Belgio per celebrare la presenza reale di Cristo nell’Eucarestia, a seguito della contestazione alle tesi di Berengario di Tours che ne sosteneva la presenza simbolica e non reale nell’Eucarestia.

La mistica belga Giuliana di Liegi ebbe una visione in cui Cristo le chiedeva di adoperarsi per l’istituzione di una festa che ravvivasse la fede dei fedeli nel Santissimo Sacramento e per espiare i peccati commessi contro il sacramento eucaristico. Le sue insistenti richieste portarono alla convocazione nel 1246 di un Concilio che stabilì la celebrazione della festa del Corpus Domini.

Non molto tempo dopo, nel 1263, nella cittadina Bolsena avvenne un miracolo eucaristico: il sacerdote boemo Pietro da Praga stava celebrando la messa e al momento della consacrazione l’ostia avrebbe sanguinato sul corporale, poi sul marmo del pavimento e sui gradini dell’altare mentre lui confuso fuggiva via.

Si stava infatti recando a Roma per pregare sulla tomba di Pietro che fugasse i suoi dubbi della reale presenza di Gesù nell’ostia e nel vino consacrati. Recatosi poi dal Papa Urbano IV gli riferì l’accaduto; il Pontefice verificò la veridicità del racconto e l’11 agosto del 1264 estese a tutta la Chiesa e la Solennità del Corpus Domini che dal 1247 veniva celebrata nella diocesi di Liegi.

Il Pontefice prima di promulgare la Bolla che istituiva la festa per tutta la cristianità, partecipò insieme a numerosissimi cardinali e prelati venuti da ogni parte e a una moltitudine di fedeli, una processione solenne con il sacro lino macchiato del sangue che venne recato per le vie della città. La popolarità della festa, le processioni eucaristiche e il culto del Santissimo Sacramento al di fuori della messa crebbero enormemente.

Urbano IV poi affidò a Tommaso d’Aquino la preparazione dei testi per la messa della festività e custodì l’ostia, il corporale e i purificatoi nel Duomo di Orvieto. Nella basilica di Santa Cristina a Bolsena sono ancora visibili l’altare dove è avvenuto il prodigio e le lastre di marmo macchiate di sangue.

Tra la festa del Corpus Domini e la Solennità del Giovedì santo, solennità che celebrano entrambe l’Eucarestia, c’è però una differenza: nel giorno del Corpus Domini l’attenzione al mistero eucaristico si sposta nel rapporto con la Chiesa e si guarda quindi alla relazione tra il corpo di Cristo e il suo Corpo mistico. Nella Solennità del Giovedì santo la Chiesa contempla l’istituzione dell’Eucarestia, contempla cioè la donazione di Dio che si fa cibo.

In occasione della Solennità del Corpus Domini, dopo la celebrazione della messa viene racchiusa in un ostensorio sotto un baldacchino l’Ostia consacrata che viene portata in processione ed esposta alla pubblica adorazione; è quella che viene chiamata adorazione di Gesù vivo e vero presente nel Santissimo Sacramento.

Tra i testi della messa richiestigli da Urbano IV,  Tommaso d’Aquino compose  tre inni liturgici in latino: Pange lingua, O salutaris Hostia e Panis Angelicus.

Senza dubbio il primo è l’inno eucaristico per eccellenza della Chiesa Cattolica e le sue due ultime strofe costituiscono un altro inno che ebbe particolare fortuna: il Tantum Ergo. Questo è stato musicato da moltissimi musicisti in più versioni: Bellini, Rossini, Mozart, Verdi, Haydn, Pierluigi da Palestrina, Liszt,  Schubert.

Ne sono state realizzate anche versioni rock e pop e la più conosciuta è quella interpretata dai Nomadi. Il più cantato rimane però in canto gregoriano.

Il testo del Pange Lingua richiama nell’incipit l’inno composto da Venanzio Fortunato sette secoli prima di quello di Tommaso e ripercorre l’ultima cena. È un testo molto poetico organizzato in sei strofe da sei versi con rima alternata.

La traduzione in italiano fatica a esprimere la melodia del testo in latino

Pange, lingua, gloriosi

Corporis mysterium,

Sanguinisque pretiosi,

Quem in mundi pretium

Fructus ventris generosi

Rex effudit gentium.

Nobis datus, nobis natus

Ex intacta Virgine,

Et in mundo conversatus,

Sparso verbi semine,

Sui moras incolatus

Miro clausit ordine.

In supremae nocte cenae

recumbens cum fratribus,

observata lege plene

cibis in legalibus

Cibum turbae duodenae

se dat suis manibus.

Verbum caro, panem verum

verbo carnem efficit:

fitque sanguis Christi merum,

et si sensus deficit,

ad firmandum cor sincerum

sola fides sufficit.

Tantum ergo sacramentum

veneremur cernui,

et antiquum documentum

novo cedat ritui;

praestet fides supplementum

sensuum defectui.

Genitori Genitoque

laus et iubilatio,

salus, honor, virtus quoque

sit et benedictio;

Procedenti ab utroque

compar sit laudatio.

Ogni città ha le sue usanze per festeggiare questa solennità ma una delle più belle d’Italia è la Processione storica e religiosa del Corpus Domini di Orvieto che inizia il giorno prima con il corteo delle dame. È una rievocazione storica che ripropone scene di vita medievale accompagnate da spettacoli di falconeria e sbandieratori. Sono oltre 400 i figuranti in armature e costumi preziosissimi realizzate da sarti e maestri d’armi di Orvieto. E il giorno vero e proprio della solennità il corteo storico si fonde con la processione religiosa.

Veronica Tulli

Foto © Orvietonews.it

Bolsena, Eucarestia, Giuliana di Liegi, miracolo eucaristico, Santissimo Sacramento