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Da “Conte” di nome … a “Marchese” di fatto

A Roma, gira la voce che sia tornato il Marchese del Grillo

dal nostro Corrispondente dalla “Roma Segreta”  *

Qui, in città, è sempre vivo il ricordo del film di Mario Monicelli che rese famosa, in tutto il mondo, la figura del Marchese interpretato, per l’occasione, da Alberto Sordi nella doppia veste di un nobile romano e di un plebeo, di professione carbonaio. Alcuni affermano di aver visto il Marchese aggirarsi per le strade della città, altri di averlo visto entrare al mattino ed uscire a tarda sera da un vecchio e glorioso edificio romano, Palazzo Chigi, in piazza Colonna, a poca distanza da Palazzo Montecitorio.

Una trentina di anni fa, un “Conte” di nome, si era laureato in Giurisprudenza. Poco tempo dopo si era iscritto all’ Albo degli Avvocati e successivamente aveva conseguito l’idoneità come Professore Associato di Diritto Privato. In città ha insegnato all’università di Roma Tre ed alla Guido Carli.

Lo scorso anno, due giovani, uno proveniente dalla Lombardia, l’altro, dalla Campania, lo avevano chiamato a Roma. Erano fidanzati da circa tre mesi, erano un po’ litigiosi e non trovavano la maniera di accordarsi per celebrare il matrimonio che bramavano, nel loro interesse e in quello di amici, conoscenti e paesani. 
Si era rivolto a lui, uomo del sud, il giovane proveniente dalla Campania, i due giovani avevano richiesto il suo intervento per arrivare, nel più breve tempo possibile, ad una soluzione. 
Ci aveva provato una prima volta. Gli sembrava di aver trovato l’accordo tra i due. Aveva preso i contatti per la celebrazione del rito e del giuramento ma pou, visto che la litigiosità continuava, era stato costretto a rinunciare scusandosi con l’officiante.

Dopo quella brutta figura, aveva riunito intorno ad un tavolo i due con amici e parenti, si erano fatte le ore piccole, ma alla fine era uscito un accordo su ben 30 punti che le parti, una volta celebrata l’unione, avrebbero dovuto rispettare.

Ripresi i contatti con l’officiante, i due giovani, i testimoni, gli amici, i parenti, tutti in abiti eleganti, in una enorme sala dove non mancavano poltrone Luigi XX, arazzi e specchi alle pareti, si celebrò il rito ed il giuramento.

Alla fine della cerimonia il fotografo ufficiale scattò le foto di rito, nessuno con le dita della mano segnò con le corna il capo della persona che gli stava davanti, era successo in altri tempi ed in altre occasioni anche con personaggi più illustri. Dopo il giuramento, il Conte si recò a Palazzo Montecitorio e a Palazzo Madama, a tutti illustrò il programma degli sposi, lui tenne a definirsi soltanto l’Avvocato di tutti gli italiani.

I due giovani vollero che il Conte rimanesse con loro a garanzia dell’unione, quello proveniente dal nord si attestò sul colle del Viminale, a poca distanza della Basilica di Santa Maria Maggiore, zona extraterritoriale ma sempre aperta, eventualmente, per la benedizione di qualche rosario. Il giovane proveniente dal sud si accomodò lungo una strada che sale verso il colle Esquilino, a poca distanza dall’Ambasciata degli Stati Uniti, zona extraterritoriale anche questa, ma non aperta a tutti, presidiata da forze dell’ordine e personale americano. 
Il nostro Conte invece, visto che un palazzo di un certo pregio, era stato lasciato pochi giorni prima da un altro Conte, decise per la zona di Campo Marzio e fece sua la dimora di Palazzo Chigi. Come ogni nobile che si rispetti, decise poi di fregiarsi di uno stemma, i colori c’erano, il verde ed il giallo, quelli dei due sposi che l’avevano scelto come garante.

Convocò al palazzo alcuni disegnatori e grafici e contattò anche  l’ufficio del Cerimoniale di Stato e per le Onorificenze.
All’ingresso del palazzo, sul portale e sotto il balcone che si affaccia su Piazza Colonna, fu posto lo stemma, diviso in due sezioni, separate da una linea orizzontale, in alto il colore verde ed un piccolo tondo, un occhio di bue, che identificava le popolazioni del nord, in basso il colore giallo, un altro occhio di bue, per le popolazioni del sud.

I due giovani, malgrado l’accordo raggiunto con la firma del contratto, hanno continuato la loro litigiosità e spesso il Conte è dovuto intervenire per mettere pace e per rettificare le dichiarazioni ora di uno ora dell’altro. Non minore è stato l’impegno verso l’Unione Europea che con i suoi veti, i suoi richiami, le sue lettere lo ha messo spesso in seria difficoltà anche nei rapporti con i due sposi. 
Circa un mese fa, ai primi di agosto, quando il Conte si apprestava a festeggiare i suoi primi 55 anni, il giovane lombardo lo ha sfiduciato. Tutti erano in ferie, a Palazzo Madama ed a Palazzo Montecitorio erano in ferie anche i commessi. Sono partiti telegrammi, e mail, Whats App, chi stava in vacanza ha dovuto interrompere le ferie e tornare velocemente a Roma. 
Il Conte non è stato sfiduciato, personalmente ha deciso di togliere il disturbo, si è recato a Palazzo Madama ed ha comunicato che non era più il garante del matrimonio e che sarebbero iniziate le pratiche per il divorzio. Della cosa ha voluto informare anche l’officiante presso il cui edificio, nello scorso anno, si era celebrata la cerimonia.

Ma qui nasce un sospetto: il Conte pensava veramente di lasciare la residenza di Palazzo Chigi o, visto che erano in corso le pratiche per il divorzio, voleva organizzare un nuovo matrimonio per arrivare al 2023 ed aprire la strada ad un erede? E’ vero che a pensare male si può fare peccato, ma è anche vero che talvolta ci si azzecca! 
Lo sposo del nord, messo alla porta, dal colle del Viminale, strepitava «Questo matrimonio non s’ha da fare!!!» e minacciava fuoco e fiamme, i suoi amici, parenti, paesani sarebbero scesi da nord, e occupata piazza Colonna, avrebbero fatto una dura dimostrazione contro il Conte.

Ma spesso, quando non te lo aspetti e tutto appare compromesso, accade qualcosa che qualcuno chiama anche miracolo, ma altri disgrazia. A Genova, un Grillo, del ramo cadetto della famiglia, ormai avanti negli anni e senza eredi maschi, prende una decisione, vista la determinazione del Conte, gli suggerisce di essere il garante di un nuovo matrimonio e gli propone anche il nuovo sposo.

Dopo questa investitura il Conte, che qualcuno pare abbia chiamato con l’appellativo di Marchese del “Grillo”, si è dato subito da fare ed a tutti pare abbia detto «Io so’ Io e voi non siete un …..». Al suo Palazzo ha convocato gli sponsali per arrivare alla cerimonia ed al giuramento in meno di una settimana.  

Ha deciso di rimanere a Palazzo Chigi, ma visto che non è più Conte, ma si sente già marchese del “Grillo”, ha già deciso di sostituire il vecchio stemma, via il verde, al suo posto un rosso fiammante. All’ingresso del palazzo, e sotto il balcone che si affaccia su Piazza Colonna, è già stato posto il nuovo stemma, diviso in due sezioni, separate da una linea verticale, sul lato sinistro il colore giallo con in primo piano un “grillo parlante”, sul lato destro il colore rosso.  

Il nuovo stemma ricorda un po’ i colori della città di Roma e di questo ne sono molto felici sia la sindaca di Roma, signora Raggi, e sia il Governatore della regione, signor Zingaretti, si spera che questo porti all’inizio di un buon lavoro e che risolva, una volta per tutte, uno dei maggiori problemi di questa città, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.

Oltre Tevere pare che abbiano benedetto questa unione, non potevano far suonare le loro campane, il concordato non lo consente, il colore rosso non piace molto, vicino al giallo avrebbero preferito il colore bianco, ma il verde dava un po’ fastidio, nelle segrete stanze è sempre vivo quello che alcune camice verdi dissero e scrissero, nel febbraio 2004, contro Sua Santità Giovanni Paolo II.

Ho posizionato al termine di questo reportage, quale corrispondente della testata ( nella “Roma Segreta”) una foto del Marchese del “Grillo”, scattata in questi giorni: ha ben visibile un cerotto in fronte…. pare che un simpatizzante dello sposo del nord lo abbia aggredito.

____________ *Alessandro Ricci

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Note a Margine ….  al di là di quanto esposto dal nostro “Corrispondente” dalla “Roma Segreta”, è opportuno specificare che sulla foto in oggetto, in origine un disegno di Franco Portinari, in arte Portos, sono stati effettuati due piccoli ritocchi (e precisamente “il cerotto” ed “il Grillo”) inseriti ad hoc.

Il disegno originale “il conte del grillo” campeggia in apertura di un altro articolo, pubblicato già qualche giorno fa, sulla Consul Press: “PD e Mov. 5 Stelle …con il Conte del Grillo” a firma di Stelio W. Venceslai.  (n.d.r.)  

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