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Roma. La Capitale Metafisica

L’ITALIA DI VITTORIO VENETO ALL’OPERA
DA ROMA CAPITALE ALLA TERZA ROMA

Per comprendere l’essenza e il segreto della Città Eterna bisogna riconquistare una visione metafisica, che consista nel ripartire dall’origine, dal sulcus primigenius, creando un nuovo centro Ideale direttamente connesso con la dimensione Reale.
La visione dall’alto consente di mettere in luce la continuità simbolico-costruttiva da Roma Capitale alla Terza Roma, avendo come modello di riferimento la Roma Classica. In tutti i momenti cruciali della storia di Roma, dal Rinascimento al Risorgimento, si è sempre tenuto presente un unico centro, che si determinò a livello urbanistico in Piazza Venezia, ossia il Campidoglio
Il Sacro colle della Civiltà Italica fu scelto, non a caso, come luogo di riferimento adatto ad indicare ai posteri la logica che orientò lo stile morale di un’epoca, ai fini della costruzione del Monumento al Primo Re d’Italia, il Vittoriano, un libro di pietra e di bronzo, che racconta la storia del processo di Unificazione Nazionale.
Lo stile neoclassico scelto per questo Monumento Nazionale rivela la volontà di tenere insieme tradizione e modernità. Infatti è attraverso la Romanitas che si individuò la Via Italiana alla Modernità.

IL MITO DI ROMA: COMBATTENTI E COSTRUTTORI
Questo sentimento ispirò le trasformazioni urbanistiche della Capitale per tutto il periodo del Regno d’Italia. Dal Vittoriano all’E42, avendo come modello di riferimento la Roma Classica, movendo a partire dal Neoclassicismo e spingendosi fino all’estremo limite del Razionalismo, si avviò una Trasformazione Fisica dell’Urbe in vista della Formazione Metafisica dell’Italiano Attuale.
L’architettura aveva una finalità formativa, lezione che proveniva dalla classicità e che rimarrà valida anche durante il Regime Fascista.  
La Roma Classica, la Roma Cattolica e la Roma Capitale, si armonizzavano in un’Opera continua di Sintesi. Dopo il Rinascimento, con il Risorgimento, il rinnovamento della Città Eterna si affermava nuovamente.
Il Mito di Roma si può considerare a buon diritto il filo conduttore del processo di Unificazione Nazionale. Questo il sentimento che guidò le generazioni del tempo, e che lasciò una traccia indelebile nei Monumenti, così come nei cambiamenti urbanistici della Città Eterna.
Il 17 Marzo 1861 si proclamava ufficialmente il Regno d’Italia, con la Legge N. 1 del 21 Aprile, giorno del Natale di Roma, nasceva il Regno d’Italia.
Dopo la Grande Guerra con la sepoltura del Milite Ignoto all’Altare della Patria e dopo la Marcia su Roma, il Fascismo portò a compimento l’idea di Romanitas tanto sentita nel Risorgimento. E per sancire con determinazione la continuità con il Mito di Roma, come elemento di coesione Nazionale, il Governo Mussolini istituì nel 1923, con Regio Decreto Legge, come sua prima Festività Nazionale il 21 Aprile, con la denominazione di “Natale di Roma – Festa del Lavoro”.
In un articolo di Mussolini pubblicato il 21 Aprile 1922 sul “Popolo d’Italia”, dal titolo, “Passato e Avvenire”, si sottolineavano le intenzioni future. “Celebrare il Natale di Roma significa celebrare il nostro tipo di civiltà significa esaltare la nostra storia e la nostra razza significa poggiare fermamente sul passato per meglio slanciarsi verso l’avvenire. […] I romani non erano soltanto dei combattenti ma dei costruttori formidabili che potevano sfidare come hanno sfidato il Tempo. […]Roma è il nostro punto di partenza e di riferimento; è il nostro simbolo o se si vuole il nostro Mito. Noi sogniamo l’Italia Romana cioè saggia e forte disciplinata e Imperiale”.
La modernizzazione doveva avvenire tenendo insieme, secondo modalità armoniche, l’elemento funzionale con il momento estetico. Attraverso il monumentale si riscriveva la Storia d’Italia.
Da Piazza Venezia, nuovo centro della Capitale, dipartono importanti strade, che vennero realizzate, o ampliate, nei primi anni di Roma Capitale.
Interessante è osservare come Via Nazionale con il suo prolungamento ideale in Corso Vittorio Emanuele II, e Corso Umberto I (Via del Corso), costituiscano la cosiddetta T planimetrica. Se il centro altamente simbolico della T è rappresentato dal Campidoglio, i termini estremi, sintesi della Nuova Capitale, sono rappresentati, dalla Stazione Termini, simbolo della Modernità Italiana, in corrispondenza con l’altro vertice della T, posto presso la parte opposta della città, ovvero con la Basilica di San Pietro, simbolo della Tradizione Cattolica, così come l’altro vertice di riferimento della T, sito in Piazza del Popolo, simbolo della Terza Roma, presso Porta Flaminia, è rivolto, a livello visivo, verso l’Altare della Patria, simbolo dell’Unità Nazionale.
Sempre da Piazza Venezia, dopo la scelta del Palazzo Venezia come sede di rappresentanza del Governo del Duce del Fascismo, si avviarono importanti interventi urbanistici, inaugurando la simbolica Via dell’Impero che apriva lo sguardo verso il  mondo Classico, il Colosseo, insieme alla funzionale Via del Mare, compiendo un gesto atto a richiamare l’attenzione verso Ostia Antica, il Mediterraneo. Imprimendo così sulla monumentale piazza la forma della Stella d’Italia, costituita a questo punto dai cinque vertici corrispondenti alle cinque direttrici viarie.
Il 16 Novembre 1922 Mussolini, nominato Presidente del Consiglio, presentò alla Camera dei Deputati la lista dei Ministri del nuovo Governo, effettuando un Discorso particolarmente audace di cui riportiamo alcuni passi. “Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli; potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. […] Potevo: ma non ho almeno in questo primo tempo voluto. […] Ho costituito un Governo di coalizione. […] Tutti i problemi della vita italiana tutti dico sono già stati risolti sulla carta: ma è mancata la volontà di tradurli nei fatti. Il Governo rappresenta oggi questa ferma e decisa volontà. […] Preferisco l’azione alle parole”. 
Con l’avvento al potere dell’Italia di Vittorio Veneto, l’Italia e Roma divennero un “immenso cantiere fumante”, e secondo una riflessione dell’architetto Marcello Piacentini, risalente al 1941, costui affermava che si era costruito “tanto quanto nessun altro popolo nello stesso periodo ha neanche lontanamente pensato di fare”.
Combattere e Costruire, venivano considerate azioni parallele al fine di realizzare una modificazione antropologica del popolo italiano. Significativo del programma fascista il Discorso tenuto da Mussolini  il 31 dicembre 1925  sul CampidoglioLa Terza Roma si dilaterà sopra altri colli lungo le rive del fiume sacro sino alle spiagge del Tirreno”.

Questa forte ambizione toccò il suo vertice il 9 Maggio 1936 con la Proclamazione dell’Impero. Mentre si combatteva in Etiopia veniva intensificata l’opera di bonifica integrale dell’Agro Pontino, con la conseguente nascita delle città di fondazione, impiantate su modello della città romana. Nel giro di pochi anni furono inaugurate un centinaio di città, in Italia e nelle Colonie.
Inoltre per tener fede “alla necessità e alla grandezza” si cominciò anche a “far largo attorno agli antichi Monumenti”, arrivando pronti all’Anniversario del Bimillenario della Nascita dell’Imperatore Augusto. Per l’occasione infatti venne realizzata l’importante Mostra Augustea della Romanità e il Mausoleo di Augusto fu riportato al suo aspetto originario, provvedendo a un inquadramento completo della piazza, attraverso il riposizionamento dell’Ara Pacis. Fu scolpito all’ingresso della Mostra il monito d’epoca del Duce,  “Le glorie del passato siano superate dalle glorie dell’avvenire”.

LA SVOLTA DEL 1937
Il 23 Settembre 1937 costituì una vera e propria svolta, dagli anni del Consenso, secondo la “logica del Durare”, si passò agli anni della Formazione, secondo la “logica dell’Osare”. Questa svolta si rese tangibile negli interventi urbanistici e architettonici. Il giorno dopo l’inaugurazione della Mostra del Bimillenario il Duce partiva per la Germania, determinando in modo decisivo un nuovo assetto geopolitico, Europeo e non solo.
Si diede inizio a una gara di civiltà tra queste due potenze europee, che erano riuscite a superare le difficoltà imposte dai Trattati di Pace della Prima Guerra Mondiale e che avevano affrontato con una politica autarchica la Crisi finanziaria e mondiale del 1929. Gli architetti ufficiali di Roma e Berlino, Marcello Piacentini e Albert Speer gareggiavano nel proporre progetti colossali in vista del futuro.


Ritornato dal suo viaggio in Germania Mussolini il 28 Ottobre 1937 partecipava a due cerimonie, la posa della prima pietra del Palazzo degli Uffici, primo edificio monumentale realizzato del Progetto dell’E42 a Sud di Roma, e la posa della prima pietra, nello stesso giorno, del Palazzo del Littorio a Nord di Roma, vicino al Foro Mussolini. Due importanti progetti, il primo, il Foro Mussolini realizzato in vista del Decennale della Marcia su Roma 1932 e l’altro il Progetto E42, in vista del Ventennale della Marcia 1942, rimasto incompiuto a causa della Seconda Guerra Mondiale. La cerimonia della prima pietra dell’E42 si era tenuta il 28 aprile 1937 con la piantagione del primo pino da parte del Duce.

A determinare un nuovo assetto della “Roma Mussoliniana”, insisteva in modo perentorio e monumentale il nuovo asse viario, e si imponeva come indirizzo simbolico di riferimento, la Via dell’Impero, dunque avente ai suoi poli estremi due ambiziosi Progetti, il Foro Mussolini e l’E42.
La scelta di questi due siti è altamente significativa, tenuto conto che il Foro Mussolini sorge vicino Ponte Milvio, a ricordo della famosa battaglia che vide l’Imperatore Costantino vittorioso su Massenzio, il 28 Ottobre 312 d.C., così come il luogo scelto per il progetto dell’E42, si trova situato  nella zona dell’Abbazia delle Tre Fontane,  a memoria del martirio dell’Apostolo Paolo.
Il Mito del Duce si rafforzava nel nome del Mito di Roma, dove questi era menzionato indirettamente come novello Cesare, che aveva Oltrepassato il Rubicone per prendere il potere, come novello Augusto che aveva costruito per i posteri la Roma di Marmo, e infine come novello Costantino, per essere rammentato come Colui che aveva affrontato e risolto la Questione Romana.
A congiungere questi due poli estremi, considerato nel suo complesso, il simbolico asse viario, procedendo dal Foro Mussolini si raggiungeva l’E42, mediante due ponti aggettanti sul Tevere,  il ponte Duca d’Aosta e il ponte XXVIII Ottobre (vicino ponte Milvio), seguendo una traiettoria che si inoltra secondo una sequenza toponomastica ideale, del tipo, piazzale Flaminio, piazza del Popolo, piazza Augusto Imperatore, corso Umberto I, piazza Venezia, (centro spirituale della Citta’), via dell’Impero, Colosseo, via dei Trionfi, Terme di Caracalla, per ultimare la sua direttrice reale con la via Imperiale.
Dal Monolite Mussolini alla Stele di Marconi, da piazzale dell’Impero a piazzale Imperiale, la Via Italiana alla Modernità è stata determinata per una più grande Italia. Dal monito romano mens sana in corpore sano alle aspirazioni future delle Olimpiadi delle Civiltà.
Fondamentale è a tale proposito il Discorso   di   Mussolini, tenuto sul   Campidoglio     il 20  Aprile  1939 per la presentazione dell’ambizioso progetto dell’E42, definito “L’Olimpiade delle Civiltà”. Il 22 Maggio 1939 veniva firmato a Berlino il Patto d’Acciaio, il 1° Settembre 1939 scoppiava la Seconda Guerra Mondiale.
L’Esposizione mondiale del 1942 sia degna di Roma, dell’Italia fascista e del titolo di «Olimpiade delle civiltà». […] La parte italiana dell’E42 è destinata a rimanere nei secoli, con edifici che avranno le proporzioni di San Pietro e del Colosseo. […] Il tutto sarà dominato da un gigantesco ARCO ROMANO. Ci piace di vederlo come simbolo delle volontà umane tese nello sforzo di realizzare la pace sulle basi durature e veramente incrollabili della giustizia, che sa conciliare le sue leggi eterne con quelle della vita”.

La sapienza costruttiva dei Romani veniva richiamata in vita, attraverso un simbolo monumentale che non fu realizzato all’Eur per ragioni belliche, “l’Arco dell’Acqua e della Luce“. In vista della vittoria della guerra si propose di porre sotto l’arco un enorme blocco di marmo bianco a simboleggiare l’Ara Pacis e un monumentale edificio sede della Mostra del Partito. Questa straordinaria opera doveva celebrare un “nuovo capitolo della Storia umana, l’avvento di una nuova Era”.
I monumenti della Roma Classica venivano riproposti in chiave epica attraverso una meditata interpretazione del modello futurista dell’Architetture Razionalista, in vista della Terza Roma avvenire, auspicando una corrispondenza epocale tra l’imminente trasformazione Fisica dell’Urbe Secolare e la prossima formazione Metafisica dell’Italiano Attuale.

                                                    Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro

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