Dalle Montagne del Trentino all’Azzurro del Cielo:
….. ciao Federico !
IN ALTO I CUORI ! …….
IN RICORDO DI FEDERICO LA GANGA
UNA MINI ANTOLOGIA DI BREVI EPISODI, PENSIERI E RIFLESSIONI,
che terminano con un bellissimo pezzo pubblicato sulla Testata “7 Colli”
Sarà cura della Redazione di ConsuI Press in ricordo di Federico pubblicare altri interventi di coloro che, in vita, lo hanno personalmente conosciuto ed apprezzato.
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Penso a te Federico, mio camerata, alle lunghe conversazioni serali già da ventenni, alle interminabili camminate, ai campi scuola, alle incursioni, alle goliardate, alle bevute.
Nonostante le avversità, sempre con il sorriso sulla bocca, sempre con la battuta sarcastica pronunciata con una serietà raggelante, premonitrice di una sonora risata. Uomo di grandi principi, di alti valori e di una inesauribile umanità. Sentirlo al tuo fianco da sicurezza, infonde consapevolezza, ti rende sempre più certo che la via intrapresa è quella giusta sia sui percorsi di montagna che nella vita, sia negli studi che nella lotta politica e… quando la tensione scemava ecco partire il canto di montagna. Filo conduttore della tua vita, della nostra vita l’amore per l’Italia e per questo amore ci siamo trovati e non ci siamo più lasciati.
______________ ADRIANO TILGHER
RICORDANDO FEDERICO, debbo dire di aver conosciuto quello che sarebbe diventato “il mio quarto fratello ” a fine novembre 1969. C’era l’inaugurazione della Sezione Flaminio del MSI in via Luca Signorelli, io ero ancora minorenne ma Italo Rochira mi aveva già nominato responsabile per Giurisprudenza del FUAN Caravella, Federico frequentava Avanguardia Nazionale.
Ho condiviso con Federico un lungo e difficile periodo di militanza, dal Golpe Borghese agli anni di piombo.
Mi ha insegnato:
– ad andare in montagna e ad accendere un fuoco sulla neve;
– a leggere un carta militare, a dormire in un sacco a pelo, e ad organizzare un campo;
– ma anche a montare una tenda su di una splendida spiaggia del Peloponneso.
Adesso cenavamo insieme una volta a settimana e vuotavamo una bottiglia di lambrusco.
Senza Federico il mondo ora sarà più vuoto
______________MASSIMO BUGLI
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Federico è stato per me un fratello maggiore. Grande amico di mio padre, è stato presente da sempre nella mia vita.
Sono cresciuto con suoi rimbrotti, le pacche sulle spalle, i suoi consigli, la sua cultura, utilissima sia durante la scuola che nelle nostre conversazioni davanti ad un fuoco.
Ho amato il suo sorriso, tra il bonario e l’ironico, un po’ meno le grosse mani che spesso, sempre bonariamente, appoggiava con non troppa delicatezza sul mio povero collo!
Ora che sei su sentieri di monti inesplorati ricorda che se di notte, tra le ombre della luna vedrai le fiamme di un fuoco, li mi troverai ad aspettarti con un buon bicchiere di vino ed i tuoi camerati.
Il mio cuore è in alto … A presto
_________ALESSANDRO BARTOLI
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Federico …“grande” quasi come un tuo Avo Normanno che spiritualmente aleggia ancora con la sua presenza in un Castello ottagonale in Puglia !
Quanti episodi possiamo ricordare insieme: la militanza politica, per me iniziata con il Msi in Prati/ il “Boja chi Molla”/ i tempi de “L’Orologio”/ i tempi del mio “Studio in via Barletta”, della “Libreria Dante”, le ricorrenze per il Solstizio, le belle cene nelle buone trattorie così come nelle peggiori osterie / i raduni camerateschi, la vicinanza con Casa Pound, nonché anche le nostre belle litigate !
…..Il giorno prima del mio compleanno (14 dicembre nella scorsa settimana), telefonicamente, ho saputo della tua scomparsa, restando raggelato.
Ed io, pur se coriacemente cattolico-ghibellino, auguro che Tu – essendo ora “andato oltre” – possa riposare sereno accanto al nostro Padre Celeste, ma anche accanto ai tuoi “Dei dell’Olimpo” – che pur io ammiro – unitamente ai nostri Miti ed Eroi, e a Coloro che ci hanno preceduto e che noi abbiamo conosciuto qui in Terra ed idealizzato per il loro “Stile di Vita”, nei nostri ricordi.
_______________ GIULIANO MARCHETTI
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Addio a Federico La Ganga, camerata silenzioso.
Per lui la politica fu soprattutto cultura…
pubblicato sul Quotidiano Online “7 COLLI” a firma di –
Chi era Federico La Ganga? Chi era veramente? – Di lui si sa poco, pochissimo, ma i militanti di una certa età, quelli degli anni Settanta, lo conoscevano – lo conoscevamo – un po’ tutti. Lo hanno definito in molti modi, ora che non c’è più. Un puro, un uomo verticale, uno che non si concesse mai a nessuna parrocchia politica, pur essendo frequentatore di molti ambienti: da quelli extraparlamentari della destra romana, Ordine Nuovo e la libreria di via degli Scipioni e anche Avanguardia Nazionale, al Msi, persino ad Alleanza nazionale. Nessuno sa la sua data di nascita, né dove era andato a scuola, né se avesse fatto – e dove – il servizio militare. Ma la sua preparazione tecnica in vari settori, fa supporre di sì. Tra l’altro era un paracadutista provetto e un amante della montagna.
Federico La Ganga gestì per anni la storica libreria “Dante” – Di carattere molto riservato, non parlava mai o quasi mai di sé. Parco di parole, tuttavia se sollecitato indugiava in spiegazioni esaurienti su qualsiasi argomento. Era professore di latino e greco, anche se non sappiamo dove si laureò, amante della storia e della filosofia e della politica. Nella sua vita ha partecipato a molti e vari campi-scuola, e escursioni in montagna, magari alla guida dei più giovani, ai quali spiegava il significato spirituale delle vette e delle meditazioni delle vette, per dirla con Evola. Pensatore che conosceva bene, perché per diversi anni gestì la storica libreria “Dante” in via Ennio Quirino Visconti al quartiere Prati. Era amico dell’altro famoso libraio alternativo, l’indimenticato Mario Trubiano, e fu in quegli anni che lo conobbi, lavorando nella libreria della LeDe, poco distante. Erano i primi anni Ottanta.
Quella sera a Trevignano – Lo rividi molti anni dopo, a una cena a Trevignano al locale Gens Trebonia di Ferdi Parisella, insieme con Gloria Sabatini (Federico era amico del papà Sergio, come Gloria ha raccontato in un bellissimo post) e Sandro Forte, autore dell’ultimo “Ordine nuovo parla”. Alla cui presentazione Federico andò pochi anni fa nella sede della Fondazione Alleanza Nazionale. In quella cena sul lago di Bracciano spiegò a tutti noi che non si diceva “Gens” Trebonia, come dicevamo tutti, ma si pronunciava “Ghens”, perché gli antichi latini dicevano così. Il tutto con grande semplicità e con grande competenza, senza mai salire in cattedra, e se lo sarebbe potuto permettere. Silenzioso, riservato, serio, sembrava davvero una persona calata da un altro tempo e un’altra epoca, un uomo che aveva ben poco a che fare con questi, di tempi.
“Uomo differenziato e soldato politico” – Lo scrive benissimo Davide Di Stefano in un ricordo che vogliamo pubblicare in parte: “Uomo differenziato, soldato politico, unità imperiale, legionario, camerata. Sono tante le definizioni prodotte da un dato mondo politico e culturale, l’orizzonte a volte un po’ lontano e sfuggente fissato da un certo tipo antropologico. Se c’era qualcuno che, senza annunciarlo, era esattamente tutte queste cose, questo era Federico La Ganga (…) Io l’ho conosciuto come professore, o forse più correttamente come precettore, come guida. Un antico romano o un elleno, in ogni caso un uomo che solo per qualche oscura ragione si è ritrovato a vivere questi tempi. Uno spirito asciutto e forte, essenziale nella condotta, nel fisico, nella mente. La volontà d’acciaio e la pazienza infinita nel far studiare il greco e latino anche a un somaro.(…)
Federico La Ganga non prendeva mai soldi per le sue lezioni di latino e greco – Con un sarcasmo garbato ma fermo, fatto di lezioni in ginocchio, cazzotti in testa e insulti bonari. Impossibile pagarlo per il lavoro svolto perché “ai camerati non posso chiedere nulla”, reticente anche nel ricevere un semplice dono. La sua un’esistenza frugale, lontana dall’effimero. In un tempo come questo vengono le vertigini a pensare a quanto potesse essere in asse con il mondo un uomo come Federico. Che forse non avrebbe apprezzato nemmeno questo ricordo, visto probabilmente come un orpello posizionato in questo regno del narcisismo che sono i social. Ma ritengo sia giusto, per noi che abbiamo avuto la fortuna di condividere anche solo una parte del cammino insieme a persone di una razza ormai estinta, di ricordarli ed emettere una piccola risonanza per chi ha orecchie per ascoltare”.
Nelle isole greche alla ricerca dell’anima spartana – Resta poco da dire: so che un periodo abitò a Maccarese con un cane, poi ultimamente abitava a CasaPound. Da qualche tempo era ricoverato a Trento, sua città di origine, per una malattia polmonare, sembra. Qui è morto, dopo un lungo cammino che ha dato tanto a una comunità ideale nella quale si identificava. Come i ragazzi di Raido, che ci hanno fornito la bellissima e struggente foto, nelle sue montagne, dove amava portare i giovani verso l’ascesi che lui conosceva e che cercò sempre di trasmettere agli altri. Ma non solo montagna, nell’anima di Federico. Negli ultimi anni, non sappiamo quali, l’estate andava, senza soldi e con uno zaino, alla ricerca delle isole greche, e forse anche dalmate, nei luoghi più lontani dai circuiti turistici, cercando forse l’anima spartana. Non solo cieli blu, dunque, ma anche mari blu per Federico.
(Foto: Raido)