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Di Maio… come Talleyrand (?)

Il Leader 5 Stelle con la tattica dell’Istrice

di Franco D’Emilio

Certo, sono state molte le aspettative, perché no le speranze, suscitate dall’irruzione del M5S sulla scena della politica nazionale: in una fase di immobilismo, di grande fragilità etica e scarsa credibilità del ceto politico dirigente il movimento pentastellato ha trascinato mente e cuore di una vasta platea verso il suo proposito di una rinascita del paese fuori dal vecchio, compromesso sistema.

Adesso, è altrettanto certa, crescente la delusione di chi prima tanto fiducioso che la frattura 5S da un passato e da un’attualità, spesso indegni, significasse l’affermazione di un metodo, di un ruolo politico davvero innovativi.

Oggi, il proposito pentastellato di un radicale mutamento appare arenato, “spiaggiato” proprio sulla riva di quella stessa “isola dei famosi” della politica, tanto criticata e attaccata. Nella corrente trattativa per la formazione del governo la condotta del M5S si è rivelata fuori luogo, per nulla innovativa, tantomeno lontana da certe pratiche, anche torbide, tipiche di un deprecato passato: ha messo in campo solo un tatticismo incoerente, mediocremente opportunista, quindi maldestro, sul fronte dei “due forni”; ha preteso di trattare con la logica del vincitore, pur parziale, relativo, di un confronto elettorale svoltosi col sistema maggioritario, anziché col sistema proporzionale, come realmente è avvenuto!

Non solo, il M5S ha interloquito, cercato il confronto con la Lega e il PD, fissando, però, ad entrambi condizioni restrittive, pure beffardamente ostracistiche: un po’ come ficcare il naso in casa altrui con la pretesa che nessuno osi discutere della poca trasparenza, della mancanza di democrazia interna, della gestione autoritaria e sotterranea della proposta politica, presenti tra le mura dei 5S.

Eppoi, la faccia tosta, quasi da avvertimento intimidatorio, tipico di certa pratica di illegalità, di rievocare, minacciare il conflitto d’interessi di Berlusconi con la sicumera che si ignori quello, altrettanto palese, di Grillo o della Casaleggio Associati. L’incoerenza pentastellata è soprattutto conseguenza della mancanza di un patrimonio proprio di idee, pure valori, conoscenze ed esperienze per una visione ampia e di prospettiva del divenire nazionale: da qui l’inconsistenza, la vaghezza, l’approssimazione delle dichiarazioni di buona parte degli esponenti 5S. Sempre la stessa solfa: generica, scontata, trita.

Per questa sua povertà progettuale, tale perché senza solide fondamenta, il M5S è stato sinora costretto a semplificare al massimo i termini del confronto politico: la ricerca di un contratto di governo con la Lega o il PD sulla base di punti comuni con l’una o l’altro, magari verificati da tale Giacinto Della Cananea, docente universitario valente, ma così incauto da prestarsi ad un ruolo tanto minimo, quasi ridicolo, significa per i pentastellati appiattire subito i due interlocutori sugli obiettivi di governo, riducendo ai minimi termini ogni discussione sulle coperture, le priorità, le modalità, gli stessi strumenti attuativi di questi obiettivi. Che senso ha tutto questo?  

Se qualunque contratto, non escluso quello di un governo, non può prescindere da condizioni, obblighi, garanzie stabilite nell’interesse di ogni contraente, come può il M5S pretendere che chiunque sottoscriva un accordo tanto rischioso? Si può, ancora, credere nella pretesa pentastellata di un contratto di governo che non significhi alcuna alleanza, ma solo una provvisoria, precaria intesa, quasi che, poi,  alleanza e intesa non siano termini tra loro prossimi?

Il M5S ha necessità di correre al governo, cerca ad ogni costo l’autorità del comando,  non può più collocarsi in un ruolo d’opposizione, dove ora sarebbe aggiuntivo al PD o in concorrenza con lo stesso: cinicamente persegue il potere con un dialogo fittizio, incline ad arroganti diktat e al facile, plateale tradimento, poi alla fine, proprio perché senza una strategia politica chiara e onesta, combina contemporaneamente il pasticcio di riesumare, agitare il pericolo di un Berlusconi, ormai in disarmo, e dare fiato ad uno sconfitto Renzi!

s-l225Complimenti a Luigi Di Maio, novello, ma incapace emulo del grande Talleyrand! Il nostro bel guaglione, sino a poco tempo fa senza arte né parte, poi improvvisa stella politica, sicuramente affidata ai fili di abili, nascosti burattinai, magari gli stessi che muovono anche i suoi interventi, ultimo quello sul Corriere della Sera, mi ricorda l’istrice che cerca una tana, occupando abusivamente quella di altri animali, come il tasso, contro i quali può utilizzare la terribile minaccia dei suoi aculei: così il buon Gigino Di Maio pretende di entrare nella tana politica di Salvini o di Renzi per poi sbatterli fuori da ogni spazio.

Sarà, però, bene ricordarsi come, ogni tanto, l’istrice abbia necessità di uscire dalla tana col rischio che il tasso sfrattato si vendichi riuscendo a rovesciarlo sul dorso, quindi azzannandolo a morte sul ventre, privo dei pericolosi aculei. Un rischio che Di Maio deve mettere in conto, chiunque sia il tasso in agguato: Salvini e Renzi mi paiono entrambi molto mordaci e in attesa dell’occasione giusta.

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Franco D'Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell'Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali