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Discorsi celebri su Roma Capitale

ROMA CAPITALE D’ITALIA
LA CITTÀ DEL NOSTRO  SPIRITO

In ricordo del XX Settembre 1870 riportiamo una raccolta, da Noi selezionata, di passi tratti dai discorsi celebri dedicati all’Evento storico, che sollevò Roma a Capitale d’Italia.  Ricorrendo quest’anno il Centenario della Marcia su Roma, il filo conduttore della sequenza testuale è stato individuato nel Discorso di Udine, pronunciato al Teatro Sociale della città, il XX Settembre 1922, da Benito Mussolini, a pochi giorni dalla fatidica Marcia.

L‘Opera a cui consacrammo la nostra vita è compiuta.  Dopo lunghe prove di espiazione l’Italia è restituita a se stessa e a Roma.  Qui, dove noi riconosciamo la Patria dei nostri pensieri, ogni cosa ci parla di grandezza; ma nel tempo stesso ogni cosa ci ricorda i nostri doveri.
RE VITTORIO EMANUELE II    27 NOVEMBRE 1871 
PARLAMENTO DEL REGNO D’ITALIA

BENITO MUSSOLINI, DISCORSO DI UDINE,
XX SETTEMBRE 1922, TEATRO SOCIALE

“Non attendetevi la commemorazione del XX Settembre”
L’UNITÀ DELLA PATRIA SI RIASSUME
NEL SIMBOLO E NELLA PAROLA DI ROMA.

Ma vi prego di considerare che anche il Risorgimento ed attraverso il Risorgimento Italiano che va dal primo tentativo insurrezionale che si verificò a Nola in un reparto di cavalleggeri e finisce con la Breccia di Porta Pia nel ’70 due forze entrano in giuoco:

Una è la forza tradizionale la forza di conservazione la forza necessariamente un po’ statica tardigrada la forza della tradizione sabauda e piemontese;

L’altra la forza insurrezionale e rivoluzionaria che veniva su dalla parte migliore del popolo e della borghesia; ed è solo attraverso la conciliazione e l’equilibrio di queste due forze che noi abbiamo potuto realizzare l’Unità della Patria.

Qualche cosa di simile forse si verifica anche oggi e di ciò mi riprometto di parlare in seguito. Ma perché (ve lo siete mai domandato?) perché l’unità della Patria si riassume nel simbolo e nella parola di Roma?

Ma se Mazzini se Garibaldi tentarono per tre volte di arrivare a Roma e se Garibaldi aveva dato alle sue camicie rosse il dilemma tragico inesorabile di «O Roma o morte» questo significa che negli uomini del Risorgimento italiano Roma ormai aveva una funzione essenziale di primissimo ordine da compiere nella nuova storia della Nazione italiana.

La nostra stella, o Signori, ve lo dichiaro apertamente, è di fare che la città eterna, sulla quale 25 secoli hanno accumulato ogni genere di gloria, diventi la splendida capitale del Regno italico. 
CAMILLO CAVOUR  11 OTTOBRE 1860
PARLAMENTO DEL REGNO DI SARDEGNA

Roma era il sogno de’ miei giovani anni, l’idea-madre nel concetto della mente, la religione dell’anima; E v’entrai, la sera, a piedi, sui primi del marzo [1849], trepido e quasi adorando. Per me, Roma era   […]   il Tempio dell’umanità; da Roma escirà quando che sia la trasformazione religiosa che darà,   per la terza volta, unità morale all’Europa!
MAZZINI  RICORDI 1864

Da Marsala surse il grido di libertà, ed ora sorga il grido: o Roma o Morte. […] Noi non vogliamo l’altrui, ma vogliam quel che è nostro, sì, il nostro, Roma è nostro: o Roma o Morte.
GARIBALDI 
19 LUGLIO 1862   MARSALA

Redimere l’Italia o Morire!
GARIBALDI 3 NOVEMBRE 1867  MENTANA

Celebrandosi il primo giubileo della Italia nostra, in questa terza ed eterna Roma, ove fu dato a mio Padre coronare l’edificio incrollabile dell‘Unità nazionale,  sono sicuro  di non dirigervi indarno  l’appello che, mercé l’opera vostra, l’anno memorando volga ormai pel bene del popolo italiano. […]
Pensiero ed azione sieno pari all’altissimo intento,  il quale sarà il vanto e l’onore della   XIX   legislatura, che vado lieto di inaugurare.  La comunanza di aspirazioni e di affetti fra la Dinastia e la Nazione,  su cui si ersero le nuove sorti d’Italia, abbia in voi interpreti fedelmente operosi; e il rispetto alla dignità di quelle libere istituzioni che sono la fede della mia Casa,   vi inspiri nel preparare,  saldo e luminoso,   l’avvenire della patria Italiana.
RE UMBERTO I   10 GIUGNO 1895  
PARLAMENTO DEL REGNO D’ITALIA

L’Italia ha il dovere di celebrare il XX Settembre, non per affermare un diritto, ma per riaffermare l’alleanza fra la rivoluzione e la tradizione, fra la democrazia e la monarchia […] quel giorno in cui l’Italia poté riabbracciarsi alla sua alma Roma, non imperiale, non papale, Roma italiana, Roma intangibile; intangibile in nome dell’Italia, della libertà, della scienza.
CARDUCCI 16 LUGLIO 1895 
SENATO DEL REGNO D’ITALIA

Dobbiamo imporre a noi stessi la più ferrea disciplina perché altrimenti non avremo il diritto di imporla alla Nazione. Ed è solo attraverso la disciplina della Nazione che l’Italia potrà farsi sentire nel consesso delle altre nazioni.

Quindi quando la nostra violenza è risolutiva di una situazione cancrenosa è moralissima sacrosanta e necessaria. C’è una violenza che è morale ed una violenza che è stupida e immorale.

Voi sapete che io non adoro la nuova divinità: la massa. È una creazione della democrazia e del socialismo. […] Compito del Fascismo è di farne un tutto organico colla Nazione.

Alla fine della guerra è evidente che non si è saputo fare la pace.

IL NOSTRO PROGRAMMA È SEMPLICE:
VOGLIAMO GOVERNARE L’ITALIA
.

Ci si dice: «Programmi?». Ma di programmi ce ne sono anche troppi.
Non sono i programmi di salvazione che mancano all’Italia.
Sono gli uomini e la volontà!

[Crisi dello Stato liberale] Abbiamo fatto una guerra splendida dal punto di vista dell’eroismo individuale e collettivo. Dopo essere stati soldati gli italiani nel ’18 erano diventati guerrieri. Vi prego di notare la differenza essenziale. Ma la nostra classe politica ha condotto la guerra come un affare di ordinaria amministrazione.

Ma oggi che l’Italia è fermentante di Vittorio Veneto oggi che questa Italia è esuberante di vita di slancio di passione questi uomini che sono abituati soprattutto alla mistificazione di ordine parlamentare ci appaiono di tale statura non più adeguata all’altezza degli avvenimenti. Ed allora bisogna affrontare il problema: «Come sostituire questa classe politica che ha sempre negli ultimi tempi condotto una politica di abdicazione di fronte a quel fantoccio gonfio di vento che era il socialpussismo italiano?»

Italiani, cittadini e soldati ! Siate un Esercito solo. Ogni viltà è tradimento, ogni discordia è tradimento, ogni recriminazione è tradimento. Questo mio grido di fede incrollabile nei destini d’Italia suoni così nelle trincee come in ogni più remoto lembo della Patria; e sia il grido del popolo che combatte e del popolo che lavora.
VITTORIO EMANUELE III   10 NOVEMBRE 1917     
CONVEGNO DI PESCHIERA

La disciplina è necessità di esistenza. Dove manca, deve essere restaurata con ogni vigore, e il Parlamento sarà di conforto  e di aiuto  al Governo  in ogni atto  che valga a rimettere  completamente  il senso  della disciplina e della obbedienza alle leggi.
VITTORIO EMANUELE III   1 DICEMBRE  1919    
PARLAMENTO DEL REGNO D’ITALIA

BISOGNA AVERE IL CORAGGIO DI ESSERE MONARCHICI.
Perché noi siamo repubblicani? In certo senso perché vediamo un monarca non sufficientemente monarca. La monarchia rappresenterebbe dunque la continuità storica della Nazione. Un compito bellissimo un compito di una importanza storica incalcolabile.

Demolire tutta la super-struttura socialistoide-democratica.
Avremo uno Stato   che farà questo semplice discorso:    «Lo Stato non rappresenta un Partito   lo Stato rappresenta la collettività nazionale  comprende tutti   supera tutti   protegge tutti  e  si mette contro chiunque attenti alla sua imprescrittibile Sovranità».  Questo è lo Stato che deve uscire dall’Italia di Vittorio Veneto.

Il nostro movimento è ancora nella preistoria ed ancora in via di sviluppo e la storia comincia domani. Quello che il Fascismo finora ha fatto è opera negativa. Ora bisogna che ricostruisca. Così si parrà la sua nobilitade così si parrà la sua forza il suo animo.
[DANTE Inf. II v. 7-9]

[IL CULTO DEI MORTI] Udinesi fascisti italiani raccogliete lo spirito di questi nostri indimenticabili morti e fatene lo spirito ardente della Patria immortale! 
[Sacrario dei Martiri Fascisti]     PER LA PATRIA IMMORTALE

ROMA

LA CITTÀ DEL NOSTRO  SPIRITO

                                     Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro

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