Don Camillo, il film del 1952
Perdona Don Camillo perdona!
Ambientazione: il 1946 dei profondi cambiamenti italiani, Bruscello nella Bassa emiliana.
Negli ultimi giorni del regno d’Italia, Don Camillo (interpretato da Fernandel al vertice del suo successo), parroco impulsivo e esuberante rimane contrariato dalle elezioni di Giuseppe Bottazzi, detto Peppone (interpretato dal nostro grande Gino Cervi), eletto dal partito comunista.
Mentre Peppone tiene il suo primo comizio Don Camillo suona le campane per intralciare la manifestazione. Invece di assaltare la chiesa la folla di comunisti appena formata raggiungono la casa del nuovo sindaco che ha appena avuto un altro figlio ed anche qui una seconda discussione infatti Peppone è sì comunista ma è comunque cristiano e vuole che suo figlio abbia anche Lenin come nome. La rivalità prosegue lungo tutto il film delineando un Italia sempre divisa con comunisti contro democristiani, monarchici contro democratici e quant’altro.
Il fatto che Don Camillo sia un prete a modo suo è ben chiaro allo spettatore mentre Peppone è un’antagonista ma anche un’ottima spalla che si accorge dei propri errori, un politico sui generis che sa quando staccarsi dal suo ruolo e ritornare se stesso, l’amico di Don Camillo e soprattutto l’uomo.
Si trovano in seguito nel mezzo di uno sciopero di coloro che avrebbero dovuto mungere le mucche ma grazie a Peppone e Don Camillo finisce, in una bellissima scena in cui i due, pensando prima alle bestie che alla loro rivalità, fregandosene dello sciopero e dei loro ruoli istituzionali contrastanti, mungono e puliscono le stalle delle mucche, il tutto con una evidente fatica.
L’anziana maestra della città, con ben 85 anni a suo carico, decide di dare ripetizione ai membri del concilio cittadino, in modo che costoro possano risultare “adatti” e non dei campagnoli: capisce che se non potevano seguire le loro lezioni era stato per poter coltivare la terra e questo era un bisogno reale e imprescindibile.
L’anziana maestra, fervente monarchica, muore poi in seguito lasciando come richiesta di poter usare la bandiera monarchica alla sua morte, Don Camillo e Peppone convergono verso una via comune malgrado i collaboratori di Peppone siano contrari: la vecchietta, giustamente, avrà la sua bandiera, Peppone sa ciò che è giusto al di là del suo essere un fervente comunista.
Don Camillo partecipa a questo punto a una rissa: il vescovo che lo aveva già ammonito lo rimuove questa volta dal suo incarico per farlo riposare.
Il giorno della partenza Don Camillo rimane deluso dal fatto che nessun parrocchiano sia andato a salutarlo, e pensa che sia stato Peppone a intimidire i parrocchiani, ma viene sorpreso in quanto li trova in gran numero alla stazione successiva, a questo punto la cosa ancor più divertente è quando alla seconda stazione trova Peppone con i suoi comunisti che lo salutano anche loro.
Il “Crocefisso parlante” e il colloquio con Gesù Cristo”
Celebri in tutto il film sono i colloqui che Don Camillo ha con Cristo e la sua Croce. Il doppiaggio italiano fu affidato a Ruggero Ruggeri, al tempo un prestigioso attore teatrale, che riuscì s dare un tono particolare a tutta l’opera con un misto di morale e ironia, riuscendo sempre a far ragionare Don Camillo.
L’interno della chiesa è una ricostruzione in un’ambientazione di Cinecittà avendo il vescovo (reale) della zona proibito girare scene cinematografiche in un luogo sacro. Da qui la scelta della produzione di ricostruire tutto e girare negli studi di Cinecittà a Roma.
Colonna sonora
La colonna sonora fu composta dal maestro Alessandro Cicognini ed è un ritornello di una canzoncina religiosa, ritmata dalle campane, viene purtroppo annoverato come un lavoro minore del compositore ma rimane saldo nel cuore di chi l’ha sentita allora e la sente tutt’oggi.
Il film dei buoni propositi
In un’Italia che soffriva allora come oggi per le sue divisioni, riuscirono a portare a termine una pellicola che parlava in modo leggero di temi scottanti, l’amore, l’odio di partito ma soprattutto la riconciliazione di un popolo ferito ancora dalla guerra.
Il libro di Don Camillo
Don Camillo è la prima e più nota raccolta di racconti del giornalista e scrittore Giovannino Guareschi, al centro della quale si stagliano le figure dell’orgoglioso prete di campagna e dall’arcigno sindaco comunista Peppone, ambientate nella Bassa emiliana: due personaggi emblematici dell’Italia politica appena uscita dai drammi della Seconda guerra mondiale e già calata nello scenario mondiale dominato dalla “Guerra fredda”. Guareschi dà vita a una storia di valore universale, che racconta vicende private e sociali in una terra dominata da una profonda confusione e da aspre contrapposizioni politiche.
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