Se perde la Le Pen, l’Europa diventerà definitivamente la prigione dei popoli, e butteranno via la chiave. Se vince Macron, tutte le oligarchie transnazionali, i (loro) grandi media, i banchieri, le lobbies che ci guadagnano, la Erasmus Generation, la Merkel, i partiti collusi dichiareranno che il “populismo” è stato bocciato dai popoli – prima in Olanda, poi in Austria, ora in Francia, per sempre; che le istanze “sovraniste” erano delle paturnie infondate di infime minoranze (“deplorevoli”); proclameranno che gli elettori hanno chiesto: “Ci vuole più Europa” – e procederanno a darvela, a ritmo accelerato, per blindare il loro progetto in modo definitivo contro i vostri pentimenti.
Come? “Con Macron, diventa possibile il Super-Stato franco-tedesco”, titola Deutsche Wirtschaft Nachrichten. Nel suo succinto programmino messo per iscritto, il candidato di Attali e Hollande (d’ora in poi Micron) dice esplicitamente che intende “accelerare il processo di integrazione europea”, imponendo a marce forzate “i passi intermedi verso una unione politica”, e lo farà “dando priorità all’asse franco-tedesco”. In chiaro: adotterà tutte le riforme strutturali che Berlino esige dai paesi mediterranei in fatto di tagli al costo del lavoro, tagli sociali, bilanci pubblici in pareggio – insomma austerità – per ottenere in cambio dalla Germania “importanti concessioni”: quali? Sostanzialmente un governo unico.
La fusione della Francia nella Germania metamorfosati in “governo unico della zona euro”, con proprio bilancio e propria fiscalità. Un asse privilegiato franco-tedesco ferramente unificato, in grado di “finanziare gli investimenti, gli aiuti, le priorità” e “responsabile davanti al parlamento europeo”; ossia non più davanti alle riunioni di primi ministri o ministri, come avviene oggi. I paesi periferici, indebitati, mediterranei non avranno più voce.
In questa fusione, la Francia porta le proprie forze armate (le sole forze militari reali in Europa) per la “comune politica di sicurezza europea” (leggi: esercito UE); imporrà ai periferici l’aumento delle spese belliche al 2% del Pil, come chiesto dal Pentagono; ovviamente le industrie francesi dell’armamento – fra le maggiori del mondo – saranno beneficate da ordinativi di favore, con la scusa della standardizzazione delle armi.
L’euro è ottimo, nella visione di Micron (ossia di Attali): la sua tesi è che prima, la Bundesbank aveva un maggior potere sulla politica monetaria francese, e che gli interessi francesi sono meglio difesi dall’euro. Si noti che Micron sostiene anche che i francesi sono i soli che devono riconoscersi colpevoli della deindustrializzazione, debolezza dell’economia nazionale, della disoccupazione di massa; non c’entrano la globalizzazione (che viene esplicitamente esclusa), non c’entrano le politiche della UE (ossia di Schauble), la moneta euro (fortissima) è innocente come un neonato. I francesi sono colpevoli. Di non essere tedeschi. Ma la fusione nel super-stato li curerà.
Si tenga presente che, dietro l’ingannevole faccino insignificante, Micron è un estremista sui generis: ha espresso precise intenzioni punitive contro il Regno Unito per il Brexit, ha caldeggiato un referendum per la secessione di Gibilterra (i cui abitanti vogliono restar nella UE), insomma (come Juncker ) ha minacciato di soffiare sulla sovversione e i secessionismi interni perché il Brexit è “un crimine”.
Peggio: ha promesso che se eletto, “entro tre mesi” imporrà punizioni contro la Polonia “che infrange tutti i principi dell’Unione Europea”, o tenere nella UE “paesi come l’Ungheria che, su temi come l’università e il sapere [leggi: l’università di George Soros a Budapest], sui rifugiati, sui valori fondamentali [nozze gay, diritti LGBT]”, non obbedisce alla linea.
https://visegradpost.com/fr/2017/04/28/emmanuel-macron-veut-agir-rapidement-contre-la-pologne/
Austerità e repressione definitive
Dunque nella “nuova Europa” ossia fusione franco-tedesca, Micron unisce intenti polizieschi e progetti punitivi, di stroncamento delle ribellioni e delle disobbedienze. Non c’è dubbio che se vince lui le oligarchie gireranno le viti della repressione e della censura. Ovviamente gli “europeisti” oligarchici in ogni paese sono già pronti ad operare la repressione e le epurazioni. Per esempio in Italia, la Boldrini attuerà il suo progetto di silenziare i blogger scomodi, accusandoli di “fake news”. E si sa che Salvini verrà liquidato dai suoi stessi avversari nella Lega (Maroni, Zaia?) e Bossi sarà schiodato per accusarlo, bofonchiando, di essersi alleato con Marine Le Pen, “la fassista”. La Lega tornerà “europea”. L’euro, il nodo scorsoio attorno al nostro collo, diventerà indiscutibile – come l’egemonia tedesca, diventata egemonia franco-tedesca.
Su come la Merkel esercita questa egemonia, abbiamo avuto già significativi assaggi, con la sua chiamata ai milioni di profughi, la sua confricazione con Erdogan a cui ha fatto versare a tutti noi i famosi 3 miliardi; ma forse non abbiamo ancora visto il peggio . Il 30 aprile, la Cancelleria è sbarcata a Jeddah ed ha dichiarato al re wahabita che “L’Arabia Saudita è parte essenziale nella coalizione che lotta contro l’IS” (ossia contro i terroristi che il re finanzia), e che per questo ospiterà (ha già firmato) soldati sauditi in Germania per farli addestrare da istruttori militari tedeschi, e poliziotti tedeschi per addestrare guardie di frontiera e aeroportuali, e condividerà con questi apostoli della civiltà occidentale “il nostro know-how” poliziesco e repressivo. La Merkel ha espresso il suo appoggio per la guerra (le stragi) che l’Arabia Saudita, con l’aiuto dell’aviazione Usa e inglese, conduce nello Yemen.
Dunque è una conferma della deriva che la Merkel sta imponendo a tutti noi in politica estera: anti-Putin, anti-Iran, anti- sciita, moralmente compromessa con le peggiori figure del mondo islamico.
Ma si incrina il fronte anti-FN.
Non resta che sperare che i francesi votino in massa Marine Le Pen. Quanto è probabile? Fino a qualche giorno fa sembrava impossibile: Marine ha bisogno di 11 milioni di voti in più. Fillon, il candidato “moderato”, ha invitato i suoi elettori a votare Micron; i sondaggi suggeriscono che il 35% di loro voterà invece FN, e questo ha cominciato a inquietare i globalisti e gli oligarchi.
Poi, Le Pen s’è presentata alla stampa a fianco di Nicolas Dupont-Aignan, annunciando: se io vado all’Eliseo, lui diventerà il mio primo ministro. Dupont-Aignan è un fuoriuscito dalla galassia (ex) gaullista, un sovranista dichiarato che con il suo movimento “Debout la France” ha guadagnato alle presidenziali il 4,7 per cento dei voti. E’escluso che costui convogli il suo intero pacchetto di 1,7 milioni alla coalizione – il suo movimento s’è subito sfasciato, con velenose accuse dei suoi dirigenti al traditore.
Ma per Marine è un successo politico di prima grandezza comunque: si sta frammentando il cosiddetto “Front Républicain”; ossia l’impegno di tutti i partiti, cacicchi e dirigenti dei partiti tradizionali, a votare sempre, tutti, al secondo turno, contro il FN. E’ un impegno molto preciso ed esplicito: una trentina d’anni fa (mi spiace non poter portare il dato con precisione, non lo ritrovo: ne parlò Le Monde) il Grand Orient de France convocò Mitterrand e Chirac e ingiunse loro sotto giuramento “fra le colonne” di non allearsi mai con papà Le Pen. Mai, mai, e poi mai .
Il giuramento è stato osservato fedelmente dai due partiti maggiori. Mitterand, divenuto presidente nel 1981, nominò primo ministro del suo governo Chirac, il suo avversario di centro-destra, suo avversario nella campagna presidenziale: un incesto chiamato “coabitazione”, compenso per il rifiuto di Chirac di chiedere i voti a Jean-Marie Le Pen. Nel 2002, al secondo turno, milioni di socialisti, sessantottini, trotzkisti, comunisti staliniani si turarono il naso e votarono – dandogli l’82% dei voti – Chirac che al primo turno aveva avuto solo il 19%, perché al ballottaggio l’avversario era “Il fassista” Le Pen-padre. Chirac negò a Le Pen il tradizionale dibattito tv a due: quello era una non-persona, da non ascoltare, da non far parlare. I votati per lui (15-17%) dei lebbrosi da rinchiudere nel carcere-lebbrosario della inagibilità politica.
Adesso questo ferreo patto è incrinato. I due partiti che giurarono fra le colonne del Tempio, hanno entrambi perso il primo turno. Non solo Dupont-Agnan ha violato il patto. Anche Marie France Garaud si è dichiarata per Marine. Oggi, la Garaud ha 83 anni. Ma è stata consigliera del presidente Pompidou. Soprattutto, gaullista di ferro, si è impegnata anima e corpo contro il Trattato di Maastricht (1995) e nel 2005 è l’anima dell’opposizione al trattato di Roma, la nuova costituzione europea, bocciata dai francesi per referendum con un fortissimo NO (quasi 55%, contro 45% di Sì), che ha inaugurato la crisi profonda del progetto oligarchico. Oggi la Garaud è scesa a fianco di Marine, “manifestamente l’unica ad avere il temperamento per ristabilire la sovranità della Francia”, ha detto al Figaro, e che ha ”senso dello Stato”. Insomma, Marine Le Pen ha buone carte in mano, e aumentano di giorno in giorno.
Al contrario di Micron. Il quale, ogni volta che apre bocca, ha “l’insopportabile talento di alimentare ogni giorno di più le ragioni per non votare soprattutto per lui, tanto incarna un programma regressivo” (così il blog di sinistra Mediapart)
..ed emerge una rete pedofila attorno a Macron
Si aggiunga che uno dei suoi delegati nazionali, e ritenuto uno dei suoi principali ispiratori, Jean-Marc Borello, grande “industriale dell’economia sociale e solidale” (presiede Groupe SOS, una organizzazione benefica che ha 15 mila dipendenti e 900 milioni di euro di fatturato) è stato pesantemente coinvolto in un affare di pedofilia esploso nel 1997: era amministratore di Les Tournelles, un centro di riabilitazione per ragazzi difficili che li curava grazie ad una pretesa “terapia del lusso del meraviglioso”: sic. Ossia prestava i ragazzini a castelli e ville storiche, dove passavano notti da favola coi proprietari e i loro invitati….Borello fu condannato a 6 mesi per fornitura di ecstasys in quel contesto; essendo l’amico un sospetto omosessuale, ha confermato la certezza che Micron sia un omosessuale pedofilo di cerchie molto riservate … Ma la storia meriterà un articolo a parte, se il Nostro verrà eletto.
Fatto sta che giorno dopo giorno, i suoi sostenitori in tutti i partiti, gli intellettuali progressisti, i grandi media e i banchieri diventano sempre meno certi che il loro ragazzo ottenga una tranquilla maggioranza al ballottaggio. Lo dimostra il tono di rabbioso panico della propaganda atti-Le Pen e la quasi-demenza degli “intellettuali progressisti” in questi giorni, con le loro invenzioni deliranti e i dibattiti per convincere i francesi a votare Micron, a rispettare il “front républicain”, e le intimazioni a non seguire l’esempio di Dupont-Agnan, il “traditore”, anzi il “nuovo Pétain”. Panico.
Ciò perché, come ha scritto Christopher Caldwell, che abita a Parigi e fa il columnist per Weekly Standard (neocon) e il New York Times, queste elezioni – come quelle presidenziali in Usa che hanno dato la vittoria a Trump – hanno rivelato la vera divisione sociale: i favoriti, i ricchi e i parassiti sono tutti per Macron, “gli elettori più umili sono ormai divisi tra Mélenchon e Le Pen”: ma “non c’è dubbio che fra qualche tempo un nuovo candidato populista capirà questa logica, e unirà le due forze elettorali sulla base della stessa classe”.
Da qui le enormi pressioni dei poteri forti su Mélenchon, il candidato comunista, il Bernie Sanders francese che ha preso quasi il 20% (voti proletari), di fare pubblico appello ai suoi elettori a non votare Marine. Cosa che (dopo una settimana) ha fatto: “Non commettete il terribile errore di votare FN: ci metterebbe in una guerra dove ciascuno andrebbe a cercare nelle culle chi è francese e chi non lo è, la religione dell’uno e dell’altro….”. E non ha nemmeno tutti i torti, il rosso marxista.
Utilità delle “Risorse”immigrate
La vittoria di Marine continua infatti ad essere incerta perché la competizione “di classe” è falsata alla radice. Essa, secondo chi scrive, sarà sconfitta da elettori che non ascoltano certo i consigli degli intellettuali, né leggono i giornali: i maghrebini, negri e musulmani delle periferie. I massimi sfavoriti dal Sistema, di colore e di altra religione, sono la nuova versione di quello che Marx chiamava il “Lumpenproletariat”, il sottoproletariato che è sempre stato storicamente facile ai parassiti ricchi far schierare contro i lavoratori e per la “reazione”.
In fondo, a questo (fra l’altro) servono le ondate di immigrati di massa, le “risorse” di cui i globalizzatori inondano le società europee: a impedire la formazione di fronti comuni fra lavoratori, a trasformare la lotta di classe in conflitti razziali “religiosi” insanabili, in “scontro di (in)civiltà”.
E’ una tecnica che i nostri sinistri conoscono fin troppo bene. Come dimostra questa foto di un seggio alle primarie del PD che hanno tributato il trionfo di Renzi, con 2 milioni di voti:
Le primarie, che sinistra burletta e ridicola finzione di democrazia.
Marine perderà, ma molto bene, se si può dire. Una settimana fa Macron valeva nei sondaggi 61 contro 39 per Marine; oggi, 51% per Macron e 41% per Le Pen – lei sale, lui cala. E mai s’è visto un candidato del Front National raggiungere simili percentuali. Ciò è importante per il numero di rappresentanti all’assemblea che il FN può guadagnare alle elezioni parlamentari di giugno: i due vecchi partiti, PS e LR (Les Républicains, il centro-destra) sono stati praticamente liquidati dall’elettorato. Se la tendenza si conferma alle parlamentari, con l’atto di decesso dei due partiti tradizionali, la sola formazione politica organizzata e sperimentata che resterà all’Assemblea sarà il Front National. Macron, che ha rifiutato ogni appoggio partitico (un appoggio socialista è ormai il bacio della morte) dovrebbe in teoria contare su una maggioranza presidenziale unicamente costituita da individui che hanno firmato il suo programma rinunciando alla vecchia appartenenza di partito. Non a caso Mélenchon, vecchio attore politico, sostiene che Macron non sarà in grado di governare.
Frattanto:sull’euro, Marine Le Pen ha assunto una posizione lievemente più moderata. Ha precisato: non intende necessariamente uscirne, ma propone una moneta nazionale insieme alla moneta unica. Quando a Macron, alla BBC ha dovuto fare la voce grossa: Se la UE non si riforma, minaccio il Frexit!