Elemental: gli elementi non si possono mischiare. Ultimo film d’animazione firmato Disney Pixar
Il film animato Disney Pixar, da poco uscito nelle sale cinematografiche italiane, regala una emozionante storia d’amore tra due esseri incompatibili; ma non solo. È anche una favola sui temi dell’inclusione e dell’integrazione. È un film d’animazione che parla della scoperta di sé e del coraggio di seguire le proprie aspirazioni, mostrando che è possibile trovare equilibrio tra tradizione, aspettative dei genitori e il proprio percorso personale. È una storia di emancipazione, scoperta di sé e indipendenza dalla famiglia di origine; una storia di migranti e di integrazione sociale; è una storia di opposti che trovano il modo di coesistere e di amarsi.
Ember è una fiamma e Wade è una goccia d’acqua; vivono ad Element City, un mondo in cui gli abitanti sono costituiti da uno dei quattro elementi: fuoco, acqua, terra e aria. La regola su cui si fonda la convivenza tra i suoi abitanti è che gli elementi non si possono mischiare. In realtà tra acqua, terra e aria regna l’armonia mentre il fuoco non può che vivere isolato. Ember vive dunque a Fire Town, una sorta di ghetto abitato solo da creature di fuoco ed è figlia di due emigrati. Il sogno del padre e che lei diventi proprietaria e unico gestore del locale faticosamente aperto da entrambi i genitori.
Il futuro della ragazza che ha uno spiccato talento artistico – che però non coltiva perché sente di doversi occupare dell’attività della famiglia – comincia a vacillare quando conosce Wade, un ragazzo d’acqua. Ember non è libera di esprimersi; sente infatti il peso delle aspettative dei genitori e dei sacrifici da loro compiuti.
Lei per prima sottovaluta la sua creatività poiché percepisce le aspettative del padre e della madre più importanti della sua vocazione. La sua rassegnazione viene messa in discussione quando, grazie all’amicizia con l’acquatico Wade, conosce la famiglia di lui, particolarmente aperta e libera; il ragazzo d’acqua fa fluire all’opposto le proprie emozioni senza timore, entrando in connessione con chiunque.
Da un lato quindi c’è la storia di un amore impossibile tra il fuoco e l’acqua e dall’altro c’è la bellezza dell’integrazione; questo se si riesce a leggere la società non in chiave di divisione ma di una comunità plurale, dove c’è posto per tutti, mettendo in risalto le fatiche e i desideri in un futuro migliore che hanno tutti quelli che migrano dai loro Paesi.
Inoltre c’è la presa di coscienza da parte di Ember, della sua specificità. Il film insegna che ciascuno può sconfiggere i propri antagonisti che nel caso di Amber sono: l’acqua che minaccia il negozio di famiglia, il padre che si frappone tra lei e il suo futuro, e poi lei stessa e il suo timore nell’inseguire il suo sogno. La storia d’amore tra i due ragazzi da ad Ember il coraggio di sconfiggere i suoi tre antagonisti grazie alla crescita personale dovuta all’amicizia con Wade.
Il racconto affonda le sue radici nella storia personale del regista coreano Peter Sohn, sposato con una ragazza americana per metà italiana, che ha nascosto inizialmente la sua relazione ai genitori perché volevano che sposasse una coreana. Element City ricorda la grande metropoli americana New York, dove lui visse, con la sua Chinatown, dove è raggruppata la comunità.
Questo è il contesto della famiglia Lumen che ha un’attività propria di vendita di prodotti tipici del proprio paese, è molto legata alla sua cultura natale, alla sua ritualità. La famiglia rappresenta le radici, il passato, la tradizione, ciò da cui la ragazza ha un desiderio celato di emancipazione verso un’integrazione culturale che le generazioni precedenti faticano ad attuare. I genitori infatti stentano ad accettare che la fiammeggiante figlia abbia una relazione d’amore con un personaggio acquatico: il regista descrive quindi la sua cultura di appartenenza come restia all’apertura, testimonia i conflitti culturali creati tra la generazione dei genitori emigrati e la seconda generazione dei figli nati nella città americana ma cresciuti secondo tradizioni, lingua e cultura natale.
E d’altro canto la cultura da assimilare è restia all’accoglienza. Il mondo intorno ad Ember non sa bene come collocarla perché fuori dal ghetto la vita per il fuoco è molto difficile. In questa situazione che Ember deve trovare la sua identità.
Visivamente il film è molto ben riuscito considerando che animare qualcosa di così impalpabile come gli elementi del fuoco, dell’aria e dell’acqua che allo stesso tempo invece sono molto concreti, è una sfida notevole. Acqua e fuoco sono entrambi elementi dinamici, sfuggenti ed evanescenti, entrambi inafferrabili, che sono stati invece resi umanoidi e carismatici.
L’elemento terra è stato rappresentato attraverso della vegetazione antropomorfa. Per l’aria il regista si è ispirato alle nuvole. Il personaggio che incarna tutti questi elementi racchiude la collettività è rappresentata dalla City, quasi un personaggio a sè, con i suoi quartieri, le sue infrastrutture e tutto a misura di elementi.
Tra Ember e Wade si compie un ribaltamento di ruoli dove il pianto, la tristezza e la sofferenza sono concessi a Wade senza che per questo venga ridicolizzato, mentre la tristezza repressa e l’insoddisfazione che portano alla rabbia Ember sono caratteristica del suo personaggio femminile. Ember si innervosisce molto facilmente tendendo ad “esplodere”: questo è l’aspetto interessante perché la rabbia viene raccontata attraverso un personaggio femminile; solitamente è adoperata per raccontare il femminile come instabile emotivamente o inadeguato.
La rabbia è piuttosto prerogativa nella caratterizzazione del personaggio maschile: spesso nell’uomo è quasi sinonimo di forza, di carattere, di focus su un obiettivo e quindi di virilità. In realtà la rabbia è un sentimento che consente alle persone di nasconderne un altro: la tristezza o il dolore, considerati entrambi sentimenti di vulnerabilità. È culturalmente accettato vedere una donna piangere, non invece un uomo.
Il dolore di Amber è quello di aver accettato un destino consacrato alla propria famiglia ed è arrabbiata perché ha scelto di sacrificare il suo futuro, per un senso di dovere nei loro confronti è pronta a rinunciare alla propria autodeterminazione.
La relazione cardine in questo film di animazione quindi in realtà non è quella sentimentale tra fuoco e acqua ma tra Ember e suo padre, tra Ember e i suoi natali. È la storia di come la ragazza se ne emancipa senza spezzare la relazione con i suoi genitori; questo è il vero cuore del film. Wade è un supporto al processo evolutivo di Ember, non c’è un viaggio di coppia; Wade le è funzionale, uno specchio che l’aiuta a comprendere di più se stessa.
Veronica Tulli
Foto © NPR
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