Energie per l’Italia dal Comparto Agro-Industriale
ENERGIE RINNOVABILI E PROGRAMMABILI
NELLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE
una analisi di ANDREA VIVENTI *
Il virus sta mettendo a nudo debolezze strutturali dello Stato, messo in liquidazione dal Pd, sinistri e destri compari, ma anche le forze strutturali della nazione, cioè il tessuto delle imprese che mandano avanti l’Italia, la nostra produzione, il nostro benessere, lo sviluppo tecnologico, nonostante l’apparato burocratico-fiscale.
E sono le imprese del settore primario, cioè del comparto agroindustriale, che stanno in questi mesi letteralmente garantendo la nostra sopravvivenza e che potrebbero davvero consentire al paese di ripartire anche più forte di prima. A fare da leva, oltre l’eccellenza indiscussa dei nostri prodotti, è anche l’eccellenza delle tecnologia a servizio dell’agroindustria, prima fra tutte quella Agro energetica.
Precisamente quella attività interdisciplinare agronomica, biologica, tecnologica che permette di ottenere energia elettrica, termica e carburanti, dal trattamento delle biomasse di scarto agricole, agroindustriali, agroforestali. In questo caso parliamo degli impianti di Digestione Anaerobica delle biomasse per produzione di Biogas/Biometano.
Una tecnologia in cui l’industria italiana è all’avanguardia e che può diventare strategica per il sistema Italia e renderla leader nel mondo. Come fa notare il Fatto quotidiano nell’articolo che riportiamo. https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/30/il-biogas-puo-rendere-litalia-leader-nel-mondo-un-buon-auspicio-per-clima-ed-economia/5752497/
Parliamo di una tecnologia di valorizzazione che non solo produce energia rinnovabile e programmabile, ma diventa anche uno strumento essenziale per decarbonizzare le pratiche agricole correnti, rendendo concreta la prospettiva di un’agricoltura carbon negative. Tutto ciò è perseguibile grazie alla maggiore capacità produttiva del suolo e a pratiche agronomiche che favoriscono lo stoccaggio del carbonio nel terreno.
Le potenzialità della Digestione Anaerobica delle biomasse quindi vanno dalla produzione di energia elettrica e termica, alla produzione di biocarburanti avanzati, secondo un metodo virtuoso e sostenibile che utilizza sottoprodotti e colture di rotazione e marginali che non competono cioè con le produzioni alimentari, all’utilizzo di fertilizzanti naturali, alla fornitura di materie prime utilizzabili nella bioeconomia.
Si parla non a caso di Bioraffineria, per intendere un’impresa agricola che, preservando le sue produzioni tradizionali, ricicla gli scarti della zootecnia o dell’agricoltura e li valorizza in energia elettrica, calore, carburanti ecologici e fertilizzanti.
Biometano in Italia, tante potenzialità inespresse
La Strategia Energetica Nazionale (SEN 2030) regala al gas naturale il ruolo da protagonista. Peccato che il sistema nostro sistema sia alimentato prevalentemente con gas prodotto in Paesi stranieri e importato per mezzo di gasdotti internazionali o navi cisterna.
Impostare un percorso di decarbonizzazione che faccia di questa fonte fossile il vettore irrinunciabile, aumenta necessariamente la dipendenza italiana dall’import. Non si tratta, però, di un destino inevitabile.
In Italia esiste una filiera che potrebbe sostituire parte dell’attuale fabbisogno di gas naturale, incentivando occupazione e sviluppo sostenibile. Parliamo del contributo che può fornire il Biogas/Biometano, la cui industria italiana è oggi seconda in Europa per quantità e prima per qualità e quarta al mondo in assoluto.
Secondo gli studi di settore, l’Italia potrebbe produrre entro il 2030 fino a 10 miliardi di metri cubi di biometano (di cui almeno 8 da matrici agricole), pari a circa il 15% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale e ai due terzi della potenzialità di stoccaggio della rete nazionale creando oltre 21mila posti di lavoro stabili e specializzati e generando ricadute economiche complessive di 85,8 miliardi di euro.
Impianti bio-GNL, così l’Italia può divenire leader mondiale
In Italia la sicurezza energetica passa prima di tutto per le risorse nazionali. Nel 2018 l’Italia ha aperto per la prima volta le proprie braccia al bio-GNL, ossia il biometano liquefatto, grazie al decreto interministeriale DM/2Mar2018.
In questi due ultimi anni l’Italia ha fatto progressi da primato, con investimenti miliardari e la creazione di nuovi impianti e posti di lavoro.
E a luglio 2019 è stata inaugurata la prima produzione di biometano agricolo, a Faenza, presso la cooperativa vitivinicola Caviro, che si è impegnata a trasformare i sotto-prodotti agricoli e i reflui zootecnici della zona in biometano.
Il combustibile è quindi immesso nella rete nazionale Snam per alimentare i distributori di rifornimento delle auto a metano, ma il contributo che questo biofuel può dare all’economia nazionale è molto più ampio. A mostrarlo è la crisi di questi giorni stanno vivendo alcune stazioni di rifornimento.
Gli scioperi che da settimane stanno agitando la Francia, hanno bloccato le boe di caricamento del GNL presso il rigassificatore di Fos a Marsiglia, cioè proprio dal sito di approvvigionamento per la maggior parte degli importatori italiani.
A livello nazionale la flotta autoveicoli alimentata a gas naturale liquefatto,l a più grande d’Europa, sta risentendo parecchio del blocco: ben 2.500 mezzi sono fermi e dei 58 distributori di GNL presenti sul territorio, sono sempre meno quelli in grado di assicurare la distribuzione.
In questo contesto, aggravato dal blocco dei rifornimenti a causa pandemia e crisi petrolifera, diventa necessario per la sicurezza energetica nazionale passare per le risorse interne: gli impianti bio-GNL autorizzati e quelli che che si potranno autorizzare produrranno carburante a partire da scarti agricoli, reflui animali e colture di secondo raccolto. La prima struttura entrerà in funzione nella primavera 2020. L’Italia, quindi, potrà offrire ai 2.500 mezzi a GNL oggi circolanti e macchine da lavoro e, in prospettiva concreta alle abitazioni e alle aziende, un’alternativa non solo “made in Italya” ma anche più sicura e sostenibile.
Con una capacità produttiva da 3 a 20 tonnellate al giorno per singola struttura, queste aziende agricole renderebbero l’Italia il primo Paese al mondo per numero di impianti bio-GNL
*ANDREA VIVENTI
Consulente Sviluppatore per l’Energia e l’Ambiente