Erbe in Tavola: ringraziamo Madre Natura
Le Erbe in Tavola
…. ed anche in un “BEL LIBRO”
Dimmi che c’è per cena, ti dirò cosa raccogliere! Se parliamo di erbe in cucina le possibilità sono sconfinate, e non c’è ricetta che non possa essere arricchita attingendo alle risorse della nostra flora selvatica. Lo sa bene Andrea Papini, ingegnere ma anche appassionato naturalista che dà oggi alle stampe una nuova edizione di Le erbe in tavola (Sarnus, pp. 176, euro 16), uscito per la prima volta nel 2005 e da tempo introvabile.
Il gesto di raccogliere un’erba è stato probabilmente il primo, più elementare e più utile per la sopravvivenza dell’uomo. In tempi meno civilizzati, le specie vegetali erano davvero parte integrante dell’alimentazione, viste le numerose proprietà nutritive o addirittura curative. Ed è proprio recuperando i principi della cucina povera e contadina che possiamo scoprire un mondo assai più vasto delle solite ricette insaporite con basilico, rosmarino e altre piante che di solito troviamo in giardino. Nel libro di Papini leggiamo come la nipitella sia l’ideale connubio dei piatti a base di funghi, mentre i germogli di finocchietto si sposano col coniglio o con le sarde. E ancora, possiamo imparare ad arricchire le frittate con i germogli di vitalba o a utilizzare la romice per delle gustose salse piccanti. Certo, l’utilizzo della flora selvatica in cucina non può prescindere dalla conoscenza delle specie, dell’ambiente in cui crescono e del modo migliore di utilizzarle quando ci mettiamo ai fornelli: per questo il volume ci fornisce preziose indicazioni sui luoghi di raccolta e sulle ricette a base di erbe di campo, ma soprattutto, grazie a un lavoro di meticolosa classificazione, un dettagliato inventario di piante selvatiche fatto di oltre 100 schede illustrate. Un indice dei nomi dialettali, con note sulla distribuzione geografica, ci aiuterà invece a destreggiarci tra i diversi modi con cui le piante sono chiamate a seconda della zona. Sono nomi bizzarri che a volte possono spiazzare: sapevate che la primula è chiamata anche “occhio di civetta” e che l’“erba da scorbuto” non è altro che crescione?
Gherardo Del Lungo