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F.M.I. … Finanza Apolide, Globalizzazione Selvaggia e Leggi del Mercato.

La BOLLA ROSSA 

una analisi di Stelio W. Venceslai
e brevi note di Giuliano Marchetti

Roma, 30/07/2018 L’estate è una stagione sempre piena di sorprese. Sarà perché le persone sono un po’ stordite dalle ferie fatte o da fare, sarà per una fatale congiunzione di astri, sarà per una serie di coincidenze casuali per le quali l’attenzione è distratta, ma in genere le grandi crisi avvengono d’estate.

Alcune sere fa abbiamo visto una “Grande Luna Rossa” e non la rivedremo più per quasi un centinaio d’anni. Abbiamo, però, una crisi finanziaria strisciante che prima o poi non tarderà ad esplodere. I dati sono certi… Ce li comunica il Fondo monetario internazionale, in un rapporto del suo Direttore per la finanza pubblica, il portoghese Vitor Gaspar. L’economia internazionale è in crisi. In giro per il mondo c’è un indebitamento complessivo pari al 225% del PIL mondiale, per il modico importo di 164 miliardi di dollari. Sono cifre da far paura.

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Che significa? Significa che, rispetto alla ricchezza prodotta in tutto il pianeta, gira una ricchezza virtuale 225 volte più grande. Questa ricchezza virtuale produce case, impianti industriali, salari, lavoro, servizi, guerre, ma è virtuale. Produce delle realtà ma è inesistente, perché è 225 volte superiore alla realtà che dovrebbe esprimere e che concorre a produrre. In buona sostanza, il pianeta vive sull’indebitamento, un indebitamento così massiccio che difficilmente potrà mai essere risanato.

   Nelle buone famiglie di una volta, quando c’era il culto del risparmio e l’orrore per le cambiali, l’idea di fare un debito era respinta come una proposta oscena. Se proprio costretti, si tirava la cinghia e si cercava di far fronte ad ogni costo ai ratei del debito. In un certo senso, anche gli Stati di un tempo facevano così, solo che scaricavano il costo del loro indebitamento sui cittadini. Così è stato per la guerra di Crimea e così è ancora per la per la conquista dell’Impero, che paghiamo tuttora con le accise sui carburanti. Ma quelli erano i tempi in cui la finanza era solo uno strumento.

Oggi, tutto è cambiato. La finanza non è più uno strumento, è il potere. (*1) Un potere che si regge sulla carta, siamo d’accordo, ma che produce un giro di carte e d’indebitamento, in tutto il mondo, che le consente di dettare legge a popoli e governi. Siamo talmente abituati a questa situazione che non ci facciamo più nemmeno caso. Abbiamo più di 2.300 miliardi d’indebitamento. Continuiamo a dormire sonni tranquilli. Lo spread sale o scende? La cosa ci turba leggermente solo perché se ne parla in giro ma, in realtà, non gliene importa nulla ad alcuno. Ci siamo talmente abituati a vivere nel debito che la cosa ci sembra naturale e non ci disturba neppure il fatto che siamo governati, nella realtà, dal FMI e dalla Banca Mondiale.

Proviamo, però, a vedere le cose da un altro punto di vista. Chi sono i nostri creditori? Alcuni, nel nostro caso molti, sono cittadini del nostro Paese che acquistato titoli di Stato per “proteggere” i loro risparmi. Altri, invece, sono i cosiddetti investitori stranieri, non quelli che fanno gli investimenti in Italia per fare impresa, ma quelli che acquistano i nostri titoli per negoziarli e specularci sopra. Altrove, nei Paesi più poveri, pressoché la totalità del debito pubblico è nelle mani degli stranieri.

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Prima o poi questa gente bisogna pagarla. Altrimenti: sequestri, ipoteche, confische, ricatti politici. Possiamo prorogare le scadenze contraendo altri debiti, i cui costi in interessi si sommano a quelli precedenti, almeno per pagare gli interessi “passivi”. Quanto può durare questa storia? Chi ha i titoli in mano ha il potere di esigere il debito ma anche, quello molto più importante, di ricattare il debitore. La grande finanza non ha tenerezza, mira solo ai propri interessi. Il suo interesse maggiore non consiste tanto nel riprendersi il denaro che ha prestato, ma piuttosto quello di diventare sempre più grande. Se un Paese non restituisce il suo debito può sempre pagare in altri modi: con l’acquiescenza politica, svendendo le proprie strutture industriali, concedendo concessioni minerarie, esportando a prezzi stracciati le proprie produzioni agricole. Il debito non diminuisce ma il potere della grande finanza si accresce.

Un Paese è dissestato? La grande finanza lo aiuta: deve ristrutturarsi. Per ristrutturarsi ha bisogno di denaro. Il FMI e la Banca mondiale lo concedono volentieri. Come non si può non aiutare un Paese in difficoltà? Però, deve, ristrutturarsi, ridurre stipendi e pensioni, scambiare la sanità pubblica con quella privata, migliorare la sicurezza con l’acquisto di nuove armi e della tecnologia più disponibile, tagliare i “rami secchi” dell’economia. Certo, forse sarà necessario mettere sul lastrico la gente, convertire le culture agricole tradizionali in culture che si possano esportare per acquisire valuta per pagare il debito, magari dare concessioni minerarie ai gruppi che sono, guarda caso, di proprietà della grande finanza. Il Paese non si riassesta se non segue i consigli di chi paga. Così il Paese è nelle mani del creditore. (*2)

Questa è la storia della finanza moderna che da strumento è diventata potere. I Paesi non contano più nulla, sono ostaggi di una montagna di debiti detenuti da un piccolo pugno di uomini che decidono il destino del pianeta. Altro che politica e governi! La contesa fra euro e dollaro? Il protezionismo di Trump? Andiamo al sodo. Sono chiacchiere da caffè. Se un politico si oppone basta comprarlo oppure farlo fuori. Cos’è la sovranità? Un pugno di mosche ambiziose e impotenti. E i cosiddetti “sovranisti”? Solo degli inguaribili romantici. (*3) La realtà, purtroppo, è molto diversa. I debitori, però, nonostante tutto, se se ne accorgono, hanno un grande potere. Non se ne parla, perché i reggitori politici della quasi totalità dei Paesi del mondo sono condizionati (o corrotti, o comprati) dalla grande finanza. Però, se tutti questi Paesi, all’improvviso, non pagassero più? Crollerebbe tutto, compresa la enorme quantità di carta che circola per il pianeta. Lo sanno, i cosiddetti populisti, oppure anch’essi sono vittima del Grande Fratello?

Il mondo è terribilmente cambiato e, se possibile, in peggio. La festa della globalizzazione e della democrazia è finita e la luna non illumina più una pacifica campagna contornata da fiume e colline. (*4)

*** *** ***

NOTE A MARGINE – Grazie ad una antica conoscenza con l’amico Stelio, mi ritengo autorizzato a poter inserire alcune annotazioni in calce a questo suo interessante articolo, in gran parte da me apprezzato.

1) Quindi, procedendo con ordine, quando Stelio Venceslai precisa che: (*1) La finanza non è più uno strumento, è il potere, concordo totalmente poiché oggi – in questa scellerata società neoliberista – l’economia, purtroppo, domina gli scenari internazionali, intervenendo in decisioni che invece dovrebbero competere alla Politica. E, al riguardo, non mi stancherò mai di riproporre quanto a suo tempo affermato da OSWALD SPENGLER in merito ai ruoli di interdipendenza e priorità tra l’ambito politico e quello economico… Politica ed Economia non possono risultare separate nella vita delle Nazioni, Esse sono due aspetti della medesima realtà di vita, ma stanno tra di loro come il governo di una nave sta alla destinazione della merce trasportata. A bordo la figura principale è del Capitano, non del Mercante a cui appartiene il carico.

2) Sui continui (e certamente non disinteressati) interventi effettuati dal F.M.I. e dalla Banca Mondiale (*2) in soccorso di Paesi dissestati o in difficoltà, va evidenziato come su questi argomenti abbia più volte preso posizione, in modo particolarmente circostanziato, ILARIA BIFARINI acuta ricercatrice e brillante autrice di interessanti saggi ed articoli, nonché impegnata nella collaborazione con “Scenari Economici” e nella conduzione di un suo Blog “ilariabifarini.com”. In particolare sono da citare: “Neoliberismo e manipolazione di massa – Storia di una bocconiana redenta” e “I Coloni dell’ Austerity – Africa, neoliberismo e migrazioni di massa”. Questa sua più recente opera è stata presentata anche in una Tavola Rotonda presso la Libreria HoraFelix, in Roma, nello scorso mesi di luglio.

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3) Per quanto riguarda inoltre l’inguaribile romanticismo dei così detti “Sovranisti” (*3), personalmente riterrei opportuno proporre che le teorie giuridiche del Prof. GIACINTO AURITI sulla “Proprietà Popolare della Moneta” venissero finalmente introdotte come materia di studio nelle scuole superiori. E dato che proprio in questo mese di agosto si dovrebbe commemorare il XII Anniversario della scomparsa di questo illustre Docente, avvenuta l’11 agosto 2006, potrebbe essere una “occasione” per fare – una volta tanto – qualche cosa a favore della “Buona Scuola” sempre spesso dimenticata da “non bravi ministri”, a loro volta sostenuti da mediocri parlamentari,  collegati a pessimi apparati politici… Mi piace ricordare di aver personalmente conosciuto il Prof. Auriti – un autentico Gentiluomo, Uomo di grande Cultura e di Fede – tramite il mio amico Maurizio Bergonzini ed il Principe Lilio Ruspoli, di aver partecipato a diversi suoi Convegni, nonché di aver spesso pubblicato stralci di suoi articoli ed interventi sui fascicoli cartacei della Consul Press.  

4) Infine, per quanto riguarda la chiusura conclusiva di questa analisi da parte di Venceslai, con un crepuscolare “Addio Sogni di Gloria”(*4), desidero rivolgere – da “inguaribile romantico” – all’amico Stelio questa domanda: Perché Noi dobbiamo rinunciare anche ai Nostri Sogni ?”

Giuliano Marchetti

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