Fatturazione Elettronica: obiezioni e critiche del Sindacato Commercialisti
Un’analisi tra obiettivi incerti, risultati discutibili e scarsi vantaggi presumibili
Ci è giunta in Redazione copia di una Lettera-Documento trasmessa dal S.I.C. – SINDCATO ITALIANO COMMERCIALISTI, a firma dal Consiglio Direttivo ed indirizzata al C.N.D.C.E.C. – Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti – Esperti Contabili per esternare tutte le preoccupazioni riguardanti la nuova legislazione che introdurrà con decorrenza 01/01/2019 l’obbligo della Fatturazione Elettronica.
Da parte della Consul Press, si è ritenuto necessario ed opportuno dare risalto a tali critiche, sia per l’importanza del tema, sia per l’approfondimento che da più tempo il Sindacato Commercialisti sta dedicando allo stesso specifico tema ed alle eventuali ricadute professionali.
Scaricando l’Allegato PDF, è possibile accedere alla Lettera-Documento del SIC in oggetto datata 1° Ottobre. Di seguito riportiamo il ponderoso intervento a firma di Stefano Sfrappa e Marco Marinelli, rispettivamente Presidente e Consigliere del Sindacato.
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LA NUOVA FATTURAZIONE ELETTRONICA: tra falsi miti e leggende metropolitane
Come sempre è accaduto, la patologica esistenza in Italia dell’evasione tributaria, presuppone la ricorrente denuncia ai media (amplificandone la portata del problema che pure esiste), per poi propinare la cura, che da sempre è quella della progressiva accelerazione tecnologica della macchina fiscale nel rapporto fisco/contribuente.
Noi pensiamo invece che se quello della lotta all’evasione è l’obiettivo che si intende perseguire, ben altri dovrebbero essere gli strumenti dissuasori. Immaginiamo a titolo esemplificativo: alla riduzione significativa della pressione tributaria complessiva (a partire dall’IRAP), allo sfoltimento della normativa fiscale, ai controlli nel comparto del pubblico impiego e dei percettori di prestazioni temporanee dall’INPS (spesso con doppio lavoro in esenzione contributiva e fiscale e con danno alle imprese).
Ricette molto semplici quanto di difficile realizzazione, perché presupporrebbero una drastica ristrutturazione della spesa pubblica corrente mettendo in tal modo a rischio l’imprescindibile consenso elettorale. Questo è il punto.
Ma dal nostro punto di vista, ci interessa particolarmente non credere alle false promesse del burocrate o del politico di turno, perché già nel lontano 1998 con l’abbandono delle dichiarazioni dei redditi cartacee l’evasione tributaria avrebbe dovuto essere se non debellata almeno drasticamente ridimensionata. Questo era lo scopo annunciato in pompa magna. E poi negli anni ricordiamo gli ulteriori interventi come limitazioni alle compensazioni, visti di conformità, studi di settore, split-payment, revers-charge, fino al clamoroso flop del recente spesometro (con tutto quello che sappiamo in termini di palese violazione della privacy, blocco della piattaforma durante l’inoltro, proroghe necessitate a gogo etc etc). Ma la progressiva e sistematica informatizzazione (sempre più spinta ed onerosa per contribuenti e commercialisti) non è stata sufficiente a risolvere l’annoso problema dell’evasione tributaria perché anzi, la stessa negli anni è aumentata, particolarmente nel settore delle imposte indirette (incremento complessivo stimato in oltre il 10% di imposte evase dal 2010 al 2014 secondo una recente Relazione di studio).
La moltiplicazione delle casistiche a basso indice di pericolosità fiscale, la crescente complessità del sistema tributario, la messa a disposizione dell’AGE di numerose e possenti banche dati (implementate soprattutto dai Commercialisti italiani) e di dichiarativi già disponibili in tempo reale per potere facilitare accessi ispezioni e verifiche, non sono stati minimamente sufficienti per contrastare efficacemente il problema enunciato.
Nonostante questo, con la FE si vorrebbero ulteriormente accelerare la trasmissione dei dati delle imprese: da periodica in istantanea.
E allora, introducendo la fatturazione elettronica B2B vogliamo continuare nella stessa direzione? Vogliamo mettere a repentaglio il lavoro di migliaia di Commercialisti italiani con i loro collaboratori (dipendenti e praticanti) oltre a tutto l’indotto (case di software ed editoria professionale in primis) in questo periodo di lunga crisi economica? Ma veramente ci sono ancora benpensanti che credono che con la fatturazione elettronica massiva (B2B) si risolveranno molti problemi (di carattere pubblicistico) e saremmo più liberi di pensare ai reali interessi delle imprese riducendone i costi ?
Facciamo un po di chiarezza, cercando di sgombrare il campo da equivoci o da informazione incompleta. Questi gli argomenti che proponiamo a sostegno delle nostre tesi:
- innanzitutto si gioca sulle parole. Fatturazione elettronica tra privati (FE), non significa come potrebbe comunemente interpretarsi: con privati cittadini (dove in effetti si annida un’ampia fascia di evasione), bensì significa fatturazione tra soggetti IVA non pubblici, nei confronti dei quali vige il principio di neutralità dell’imposta;
- ma perché sul tema della tecnologia fiscale dobbiamo sempre essere i campioni (cioè i primi) in Europa? L’obbligo di fatturazione elettronica estesa a tutti i soggetti IVA non risulta esserci al momento in nessun paese europeo, anche per incompatibilità con la normativa comunitaria, che troppo spesso viene usata come una clava contro i professionisti italiani;
- difatti, l’articolo 218 della Direttiva CEE 2006/112/Ce considera su un piano di assoluta parità la fattura cartacea e quella elettronica e non consente agli stati membri di imporre ai soggetti passivi l’una o l’altra tipologia. Solo ora l’attuale Ministro delle Finanze ha chiesto alla Commissione Europea una deroga ai sensi dell’articolo 395 della predetta Direttiva;
- la fatturazione elettronica, tenuto anche conto delle difficoltà e dei costi di emissione e di conservazione del documento, non risolverà il problema dell’evasione, anzi, siamo sicuri che lo aggraverà. Ciò in considerazione del fatto che viste le menzionate difficoltà di emissione (e dei costi correlati alla conservazione), molti piccoli contribuenti se prima oborto collo rilasciavano il cartaceo, domani con il formato elettronico potrebbero non pensarci proprio ad emettere fatture in questo complesso e costoso formato intangibile;
- resta inoltre impregiudicato il fatto che tale sistema di fatturazione terrà ancora più alla larga gli evasori totali e non eviterà in alcun modo le sottofatturazioni;
- visti gli attuali dispositivi messi a disposizione finora dall’AGE (vedi sistema SDI), ferraginosi, insidiosi, lenti e con manuali di oltre 100 pagine da studiare, il contribuente si troverebbe costretto ad utilizzare servizi esterni di gestione della fatturazione (con aggravio di costi). Ma allora perché i contribuenti italiani devono pagare la SOGEI ?
- viste le gravi criticità e difficoltà (di ogni tipo), riscontrate nella trasmissione dello spesometro, vogliamo continuare sulla strada della tecnologia perseguendo il sogno dell’agenda digitale? Quanto meno ci sia consentito osservare che i tempi forse non sono ancora maturi;
- il combinato disposto: fatturazione elettronica/dichiarativi precompilati dall’AGE metterà in seria difficoltà il 90 % dei Commercialisti italiani che si vedranno espropriati di un’importante funzione e fonte di reddito. Potremmo si riorientarci ed inventarci ulteriori profili professionali, ma gli spazi non ci saranno per tutti ed i dipendenti degli studi dovrebbero essere in larga parte licenziati;
- in base a questa nova configurazione organizzativa, noi (per conto dei contribuenti) dovremmo limitarci a trasmettere all’AGE le fatture elettroniche e l’AGE manderà la dichiarazione precompilata al contribuente con funzioni di consulenza (già annunciate con comunicato ufficiale dall’attuale Direttore Ernesto Maria Ruffini) provocando un drastico effetto di spiazzamento (o sostituzione), dei Commercialisti italiani dall’esercizio di un’importante e diffusa funzione. Noi riteniamo invece che non si possano rovesciare ruoli ed attribuzioni frutto di decenni di competenze, di formazione di investimenti, nonché di percorsi di studio strutturati e costituzionalmente riconosciuti e tutelati. Lo Stato incassi e controlli. Noi vorremmo continuare a fare i Commercialisti (assistendo le imprese in ogni momento della loro vita), cioè quello che sappiamo fare, perché così siamo stati formati ed esaminati anche in base ad un selettivo e specifico esame di Stato. Stato che da un lato ci abilita e ci riconosce come professionisti qualificati nel mercato dei servizi professionali mentre dall’altro ci spoglia di prerogative e di dignità (!);
- se lo Stato volesse sostituirci nella tenuta della contabilità (oggi semplificata e domani forse anche in quella ordinaria) e nella predisposizione dei dichiarativi fiscali, non crediamo che possa riuscire a farlo con questo ferraginoso sistema tributario la cui applicazione puntuale richiede la conoscenza specifica della clientela;
- si dice inoltre che le contabilità non sono più economicamente redditizie per i professionisti. Questa è un’altra considerazione fuorviante ed impropria: lasciamolo stabilire ai Commercialisti italiani come efficientare gli studi riorganizzandoli o magari mettendoli in rete;
- l’auspicata introduzione della funzione legata alla certificazione dei processi di fatturazione elettronica (come pure la generazione della fattura in formato elettronico su incarico del cliente), sarà mansione non più gratificante della tenuta della contabilità e sarà poca cosa rispetto alla mole di lavoro che si verrebbe a perdere con la fatturazione elettronica e la conseguente abolizione della contabilità che diventerebbe appannaggio dell’Agenzia delle Entrate. Richiederà inoltre competenze informatiche che in pochi hanno perché diverso è stato il percorsi di studi universitari dei Commercialisti italiani;
- il ruolo del Commercialista sarà ancora più svilito (ed improprio) perché con le annunciate dichiarazioni precompilate inviate dall’AGE alle imprese e conseguenti alla FE, verremmo chiamati a modificare le stesse ( perché errate od incomplete) assumendoci noi una responsabilità che non ci compete (è un film che abbiamo già visto e denunciato con i 730 precompilati);
- quello della FE è l’ennesimo provvedimento burocratico che spaventa le imprese perché invasivo e limitativo della libertà d’impresa così come chiaramente disposto dall’articolo 41 della nostra Costituzione;
- last but not least: con la trasmissione in telematica delle fatture elettroniche rigo per rigo intravediamo anche dei macroscopici problemi di privacy (cosa già accaduta con lo spesometro), con possibile violazione del segreto industriale.
Riteniamo insomma che una rivoluzione di così tale importanza dovrebbe essere caso mai affrontata e gestita dal nuovo esecutivo nel corso della prossima legislatura e con il coinvolgimento stretto dei Commercialisti italiani che sono coloro i quali conoscono ed applicano l’argomento.
Diversi anni fa, il medico di famiglia rischiava di essere estromesso da una funzione burocratica quale quella del rilascio delle ricette. La Categoria fece sentire la propria importanza sociale e l’idea venne accantonata verosimilmente per sempre. In conclusione, convinti della inutilità o peggio ancora, della dannosità del provvedimento (fatturazione elettronica tra soggetti privati), riteniamo che la molla che spinge l’AF su questo terreno sia ancora oggi ( come è sempre stato), quella del pregiudizio ideologico nei nostri confronti.
Non siamo considerati ausiliari dello Stato nell’esercizio delle nostre funzioni di consulenza ed assistenza fiscale nell’assolvimento degli adempimenti tributari dei cittadini ma siamo viceversa considerati coloro che aiutano i contribuenti a sfuggire ai propri doveri di contribuente. Prova ne è che la corposa relazione sullo “stato dell’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva” predisposta da apposita Commissione istituita con Decreto dell’Economia e delle Finanze è formata da professori universitari e alti burocrati di Stato ma non c’è un Commercialista che ne faccia parte. Prima di essere professionisti siamo cittadini come tutti gli altri ed anche noi potremmo offrire il nostro contributo qualificato alla soluzione dell’annoso problema dell’evasione tributaria. E lo potremmo offrire quali operatori di fatto del diritto tributario.
Al limite, se si fosse sicuri che tale gravoso adempimento della FE potesse semplificare la vita di certe aziende più grandi , strutturate o evolute basterebbe:
A) rendere opzionale (e magari incentivata) l’adozione della FE; B) limitarne l’obbligatorietà a quelle aziende che superano una certa soglia dimensionale (ad esempio richiamare gli stessi limiti dell’articolo 2435 bis del C.C.), perché rendere obbligatoria la fatturazione elettronica anche ai piccoli artigiani ed imprenditori, sarebbe veramente una follia burocratica che metterebbe moltissimi operatori in gravi difficoltà. Ed anche lo Stato potrebbe trovarsi a gestire a nostro avviso una caduta del gettito tributario per i motivi superiormente esposti.
Insomma, se è pur vero che non si può fermare l’acqua che scende, tuttavia è possibile orientarne il corso. Noi vorremmo offrire il nostro fattivo contributo alla soluzione del problema evasione tributaria, senza tuttavia snaturare il nostro ruolo sociale che è poi anche quello che ha contribuito negli anni allo sviluppo ed al benessere del nostro paese.
Stefano SFRAPPA / Marco MARINELLI
NOTE A MARGINE – Oltre a numerosi altri comunicati ed articoli, di prevalente contenuto tecnico e/o meramente informativo redatti a cura del C.N.D.C.E.C., dalla A.N.C. e dalla Fondazione, già in precedenza sulla Consul Press, nel mese di aprile era astato pubblicato un intervento molto critico dal titolo Lo Spettro della Fatturazione Elettronica a firma di un Alessio Bini, un Collega con studio in Firenze e a Riga, a cui si può accedere tramite il link qui di seguito indicato:
https://www.consulpress.eu/lo-spettro-della-fatturazione-elettronica/