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Febbraio, il mese dei Lupercalia

Febbraio, secondo mese dell’anno secondo il calendario gregoriano, deriva il proprio nome dal verbo latino februare, con il significato di purificare, dato che nel calendario romano è il mese dedicato ai rituali di purificazione, che si tengono in onore del dio etrusco Februus e della dea romana Febris, i quali hanno il loro culmine il giorno 14. Tali riti sono celebrati durante i Lupercalia, festività romana dei giorni nefasti del mese. Questa ricorrenza sarebbe poi confluita nel culto cristiano in onore di Santa Febronia, poi soppiantata da San Valentino e trasferita al 25 Giugno. Tale mese contiene, oltre alla celebrazione catartica di Februa, numerose altre importanti festività: la fondazione del Tempio di Juno Sopita il primo, i Ludi Genialici l’11, il Regifugium il 24 e gli Equirria il 27.

Secondo i miti è Numa Pompilio nel 700 a.C. ad inserire entrambi i mesi di Gennaio e Febbraio per poter adattare al calendario l’anno solare; in seguito Augusto avrebbe rimosso un giorno di Febbraio per aggiungerlo al mese in suo onore, Agosto, in modo che il mese dedicato a Giulio Cesare, Luglio, non fosse più lungo.

I Lupercalia sono una festività romana strettamente legata alla cultura arcaica di tipo agropastorale, che si celebra dal 13 fino al 15 Febbraio in onore del dio Fauno nella sua accezione di Luperco, protettore del bestiame ovino e caprino dall’attacco dei lupi; secondo Dionigi di Alicarnasso i Lupercalia ricordano l’allattamento dei due gemelli Romolo e Remo da parte di una lupa.

Le origini della festa sono avvolte nella leggenda: secondo Dionigi di Alicarnasso e Plutarco i Lupercali potrebbero essere stati istituiti da Evandro, recuperando un rito arcade.

E’ lo scrittore Plutarco, nelle Vite Parallele, a darci una descrizione dettagliata di tali riti: vengono celebrati nella grotta, poi divenuta santuario, chiamata Lupercale, sul monte Palatino. La festa è celebrata da giovani sacerdoti chiamati Luperci, seminudi e con le membra spalmate di grasso ed una maschera di fango sul viso, diretti da un unico magister e divisi in due schiere da dodici ciascuna, chiamate rispettivamente Luperci Fabiani, dalla gens Fabia, una delle tribù originarie di Roma, e Luperci Quinziali, dalla gens Quinctia, poi affiancati per breve tempo da un terzo gruppo creato da Gaio Giulio Cesare; in età repubblicana la scelta dei Luperci avviene tra i giovani patrizi, ma da Augusto in poi la cosa viene ritenuta sconveniente e ne fanno parte solo giovani dell’ordine equestre.

La festa perdura durante l’epoca imperiale: si ricorda una celebrazione sotto Antemio, dopo il quale deve essere stata sospesa fino al 494, nel quale anno il senatore Andromaco la richiama in vita in occasione di una pestilenza. Proprio per sostituire i pagani Lupercali,a nel 496 il pontefice Gelasio I istituisce la festa di San Valentino. Ma non solo la Chiesa Cattolica si è mostrata ostile ai Lupercalia, lo stesso Cicerone giudica queste riunioni selvagge.

Nella vita di Romolo Plutarco racconta che il giorno dei Lupercalia vengono iniziati due nuovi Luperci nella grotta del Lupercale; dopo il sacrificio di alcune capre e di un cane, vengono segnati sulle fronte intingendo il coltello sacrificale nel sangue delle capre sacrificate. Il sangue viene poi asciugato con un fiocco di lana bianca immerso nel latte. Dopo il pasto, tutti i Luperci sono costretti a correre intorno al colle colpendo con delle fruste sia il suolo, sia chiunque incontrino, ed in particolare le donne. Durante la festa le matrone di Roma e le giovani spose desiderose di avere figli vanno incontro ai colpi di frustra inferti dai Luperci credendo che tali gesti simbolici siano in grado di giovare alla fertilità.

L’etimologia delle parole Lupercalia, Luperci e Lupercus è incerta, anche se la base è con certezza costituita dalla parola lupus; secondo Preller e Deubner si tratterebbe di un composto formato da lupus e arcere ( cacciare); secondo Mommsen e Otto potrebbe essere un derivato sul modello della parola latina noverca, matrigna. Secondo Kerényi il carattere dei Luperci farebbe pensare alla sovrapposizione in loro di due rappresentazioni opposte: da una parte quella del lupo originaria del nord Europa, dall’altra quella del capro, proveniente dal sud. Secondo Dumézil invece i Luperci rappresentano gli spiriti divini della natura selvaggia subordinati a Fauno.

 

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