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LES MISERABLES di Victor Hugo et quelques personnalités politiques italiennes

Ad Abundantiam  …..una nota rafforzativa di Raffaele Panico, prima di introdurre l’intervento su “LES MISERABLES”, firmato da TORQUATO CARDILLI.  

Fedeli alla Repubblica, osservarne la Costituzione e le leggi, rappresentare la Nazione 

Articolo  54 Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.  I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle, con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.
Art. 67 Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.

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LES  MISERABLES

____________TORQUATO  CARDILLI  

Un Grande della letteratura moderna di tutti i tempi ha ambientato il suo monumentale romanzo “Les Misérables” in un periodo storico di transizione della Francia, abbastanza turbolento, che va dalla restaurazione dopo la caduta di Napoleone alla rivolta contro la monarchia.

A fronte di una nobiltà sopravvissuta al terrore rivoluzionario, di un clero ancora potente e di un’alta borghesia arricchitasi nei commerci e nello sfruttamento dei contadini, il paese brulicava di un universo di reduci miserabili, abbrutiti dalla miseria, di mendicanti, di avanzi di galera, di coatti di strada, di accattoni e di prostitute.
Il romanzo contiene una morale, ancora valida in questi tempi come vedremo, che non sempre la legge combatte il male, ma spesso ne è l’artefice.
Nell’Italia di oggi non dico che siamo a quel livello, ma ciò che è venuto alla luce in questi giorni ha dell’incredibile.

Sono caduti i principi morali, il senso dell’onore, dello Stato, dell’etica pubblica come conseguenza di un progressivo scivolamento verso il basso, favorito negli ultimi venti anni da un imperdonabile andazzo al laissez faire, da una televisione trash rivolta al consumismo, al rifiuto del sacrificio, alle scorciatoie verso il successo a qualsiasi costo, anche le più umilianti, e da stanche e ipocrite liturgie inconcludenti.
Anni fa, quando fu fatto rilevare al deputato Pietro Longo, avvocato di Berlusconi (e pertanto premiato con un seggio alla Camera) che il Parlamento aveva una quantità spropositata di indagati e inquisiti, il giurista rispose che gli sembrava una questione fisiologica dato che il Parlamento era lo specchio del paese.
Risposta che, con scarso senso di dignità, dava il metro di giudizio sul degrado morale che aveva intaccato le istituzioni e che purtroppo da allora viene ripetuta dai media.

Forse non è pleonastico rileggere due articoli della nostra Costituzione, il 54 e il 67.
Il primo recita “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore…”; il secondo afferma “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
La tempesta sanitaria del Covid19 ha travolto il paese ed ha obbligato il Governo a far fronte, senza modelli cui ispirarsi non avendo precedenti, a misure emergenziali per limitare i contagi e contenere il disagio sociale ed economico di fasce di popolazione prive di ogni altro introito per il blocco delle attività commerciali e lavorative. Tra queste misure figura il bonus di sussistenza di 600 euro dedicato, ça va sans dire, ai più bisognosi di sostegno.
Quando le acque dell’alluvione pandemico hanno cominciato a refluire, grazie alle misure di contenimento sanitario, sono emersi dal fango e dalla melma tanti politici (componenti del Parlamento e di Assemblee regionali) che nel farsi passare per mendicanti, bisognosi di aiuto economico, hanno dimostrato come sia basso (600 euro) il loro valore morale.

Non tutti i nomi sono noti, ma quelli già pubblicati bastano ed avanzano per svegliare la pubblica opinione sui vigliacchi, che d’ora in poi andrebbero trattati come appestati, a cui non bisognerebbe più rivolgere la parola e men che meno il voto finora dato alla cieca.
In questa lista di persone fanno la parte del leone gli esponenti della Lega sia a livello nazionale che regionale, in buona compagnia, seppure in numero minore, di esponenti di altri partiti.
La maggioranza di tali politici, cui affibbiare la qualifica di pusillanimi amorali sarebbe poco, ha seguito le orme del noto Scajola, che aveva comprato casa a sua insaputa, per scaricare la colpa su altri. I casi più eclatanti sono quelli del deputato Dara (Lega) che ha dichiarato di non sapere della richiesta del bonus accreditato sul conto della madre.
Povero cocco di mamma, anche lui, come altri politici colti in fallo, si ritrova una vecchia mamma esperta di finanza, di conti correnti, di operazioni finanziarie; della deputata Murelli (Lega) che alla Camera, pur di criticare il Governo, l’aveva accusato di aver dato ai bisognosi un’elemosina di 600 euro, appunto una miserevole elemosina che non si è fatta scrupolo di chiedere ed incassare sebbene titolare di un’indennità di oltre 14.000 euro mensili. Ma non è finita.
Le scuse più inverosimile e meschine sono state quelle dei consiglieri regionali, pescati con il sorcio in bocca, che hanno tentato di giustificarsi attribuendo la responsabilità a soci, collaboratori o parenti: Galizzi (consigliere Lega Lombardia) al socio; Barbisan (consigliere Lega Veneto) al commercialista; Montagnoli (consigliere Lega Veneto) alla moglie; Forcolin (vice presidente Lega Veneto) alla socia tributarista; Gagliasso (consigliere Lega Piemonte) al commercialista; Mattiussi (consigliere Lega Friuli) alla famiglia; Pieroni (Assessore PSI Marche) alla intenzione di beneficenza; Bargi ( consigliere Lega Emilia) per dare lavoro ai propri dipendenti; Imeri (sindaco Lega di Treviglio) al commercialista; Sarno (consigliere Pd Piemonte) alla compagna; Job (consigliere Lega Trento) alla segretaria; Schuller (assessore SVP Trento) per manifestare l’insufficienza dell’assegno; Bocci (consigliere Lega Firenze) per dimostrare che la legge era malfatta.  
Quest’ultima scusa è stata pure invocata a viso aperto dal deputato del M5S Rizzone che, sottolineando la sciatteria redazionale dei provvedimenti che arrivano al voto blindati, senza possibilità di modifiche, si è coperto di ridicolo assumendosi in tv la responsabilità di proposito, irridendo i colleghi che avevano scaricato la colpa su altri.

Dunque i politici non solo sono venuti meno al dovere costituzionale di agire con disciplina e onore finito sotto le scarpe, ma hanno offeso l’intera nazione di cui sono rappresentanti, ciascuno individualmente, esponendola al ludibrio dei media internazionali che hanno descritto il nostro paese come culla di imbroglioni, immeritevoli di qualsiasi sovvenzione, aiuto, solidarietà.
La magagna tenuta nascosta dai partiti, dal Ministero del Lavoro e da quello dell’Economia, e scoperta dalla stampa, è solo la punta dell’iceberg, perché sotto il pelo dell’acqua c’è una montagna di imprese e di individui che hanno letteralmente truffato il paese, migliaia di squali che fingendo povertà e bisogno hanno richiesto di poter ricevere questo aiuto dai fondi pubblici.
Con il tempo saranno di pubblico dominio anche i nomi delle imprese autrici della sfrontata frode allo Stato per aver richiesto il sussidio pur non avendo interrotto l’attività produttiva o commerciale con la mano d’opera al lavoro, nascosta dietro la dichiarazione della cassa integrazione.

Ciò che stupisce, ma allo stesso tempo è la conferma dell’infima qualità della burocrazia ministeriale, è stato il comportamento fellone degli ispettori del lavoro che, a somiglianza di quelli sulle opere pubbliche (ogni riferimento al ponte di Genova ed alle autostrade è puramente casuale) hanno omesso i dovuti controlli sebbene informati delle irregolarità.
Sul Governo e sul Parlamento incombe ora l’obbligo di far applicare con estremo rigore, in tempi così difficili, il rispetto della legge e dell’etica pubblica, sul popolo quello di non votare più simili personaggi.

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