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“Felici e orgogliosi di essere italiani”:
…..una “Ecografia” di Pierluigi Cascioli

“Felici e Orgogliosi di Essere Italiani”:
pregi e difetti dell’Italia, senza vanterie né anatemi
 

L’interessante “Libro Bianco” di PIERLUIGI CASCIOLI
 La recensione del testo a cura di FABRIZIO FEDERICI 

A Pierluigi Cascioli, giornalista pubblicista collaboratore di varie testate, dirigente emerito della Pubblica Istruzione, già autore di vari saggi su temi storici e sociali, dobbiamo il libro “Felici e orgogliosi di essere italiani” con prefazione di Giuseppe De Rita, Presidente del CENSIS, postfazione di Vincenzo Paglia, assistente ecclesiastico della Comunità di S. Egidio [pp. 231, acquistabile su Amazon, €.9,90; ebook, €. 4,95].
Un libro che sviluppa una ricerca avviata dall’Autore già da anni: centrata su un esame obbiettivo di pregi e difetti degli italiani (fermo restando, ovviamente, che tutti i popoli hanno pari dignità, e ognuno ha la sua specificità).

Una ricerca, va detto, con cui già altri, in passato, si sono cimentati: nomi del calibro di Guicciardini (nei “Ricordi politici e civili”), Leopardi (con l’appassionato “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani”), Gioberti (col celebre “Primato morale e civile…”) e Montanelli.
Ma insomma, come sono gli italiani del presente, a più di 160 anni dall’ Unità?    

Questo di Cascioli può definirsi un Libro anti-nazionalista ed anche un “Libro Bianco” su meriti e virtù dei nostri connazionali; “un’ecografia dello Spirito della Nazione”, precisa l’ autore stesso, riecheggiando, osserviamo, Piero Gobetti, col suo celebre giudizio sul fascismo “autobiografia della nazione”. Riecco il fascismo, direte: ma a scanso di  equivoci, Cascioli, pur valutando con obbiettività ogni epoca della storia d’Italia, sottolinea che il suo non è un libro né fascista, né antifascista.
E’ senz’altro, come già accennavamo, un libro antinazionalista: nel senso che non vuole denigrare il Belpaese né i suoi abitanti, ma nemmeno esaltarli in modo ottuso ed egoista.
Gli Italiani non sono né perfetti, né abietti. II loro principale difetto, semmai, consiste nell’ignorare il proprio valore (e qui, alzi la mano chi, in tanti anni, non s’è imbattuto, scorrendo libri, giornali, e persino discorsi di gente famosa, in quell’italico vizio del cospargersi sempre il capo di cenere, dinanzi a una presunta superiorità – mito, oggi, ormai traballante – degli altri Paesi).

II volume, anzi, è una vera miniera di dati statistici positivi: dalla scuola elementare e secondaria inferiore, decisamente superiori, pur coi loro problemi, a quelle di altri Paesi europei (Belgio e Regno Unito, ad esempio), all’integrazione degli alunni con handicap; o alle forti capacità dei restauratori italiani, spesso ricercati e corteggiati all’estero, per la tutela di molti beni culturali. Dati tutti che invitano ad uscire dall’opprimente cliché che “in Italia va tutto male”. E’ in sostanza, un “manuale di italianità” che suggerisce sia la consapevolezza che la nostra Patria è il mondo intero, sia rispetto per l’Italia.

La parte I del libro descrive radici storiche e valori dell’Occidente. La parte II è una sintetica storia d’Italia, con speciale attenzione a quello che può definirsi lo Spirito della Nazione. La parte III, una “radiografia” dell’animo degli italiani: realistici e quindi flessibili, capaci di adattarsi alle difficoltà, ingegnosi e creativi (vedi la loro grande capacità di risorgere da distruzioni anche molto gravi, dalla Seconda guerra mondiale al Covid).

Una radiografia fatta in un contesto mondiale imperniato sempre sul confronto e il dialogo tra le civiltà. Rifiutando le opposte tesi sia dello “scontro tra civiltà” (anni ’90 – primi 2000, del politologo Huntington, peraltro poi pentitosene) che del surreale iper-ottimismo sulla “fine della storia” (anni ’80-’90  dell’altro politologo Francis Fukuyama). Quest’ultima, purtroppo, sanguinosamente smentita dal ritorno alle “guerre calde” degli ultimi anni.

Fabrizio Federici   

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