Fermare ad ogni costo la violenza nelle università
In Italia, come in qualunque paese civile, democratico, soprattutto consapevole del valore unificante dello studio e della conoscenza tra i popoli, non può assolutamente tollerarsi che le università siano bloccate, occupate da minoranze estremistiche, decise ad imporre con violenza l’irragionevolezza di loro assurde richieste. E’ quello che da tempo, ancora di più in quest’ultima settimana, sta accadendo in diversi atenei italiani, in particolar modo alla Sapienza di Roma, ad opera di un pugno di esaltati, fra l’altro studenti saputelli frammisti a persone estranee alla vita universitaria, dunque solo feccia provocatrice, fiancheggiatrice della solita sinistra radicale, grulla e casinara.
Pochi studentelli scioperati, sicuramente molto rumorosi, anche per compensare o, addirittura, nascondere loro scarse facoltà intellettuali, vogliono, dunque, imporre ai rettori universitari la riconsiderazione, se non la sospensione, di tutti gli accordi collaborativi, in atto e futuri, con centri universitari dello stato di Israele.
Questa richiesta, di per sé già assurda per la sua contrarietà ai valori diffusi del sapere e della cultura nel mondo, viene sostenuta con una duplice, violenta illegalità: da una parte, l’occupazione delle università e il conseguente blocco della loro attività, quindi l’interruzione di un pubblico servizio; dall’altra, l’aggressione dura, esagitata alle forze di polizia, ritenendole, cosa questa davvero stupida, non autorizzate a ristabilire l’ordine pubblico nelle università, quasi quest’ultime debbano essere soltanto zone franche, riservate all’attività delinquenziale di scimuniti gruppuscoli sovversivi della sinistra.
La critica e il dissenso devono sempre garantirsi, ma esclusivamente nell’ambito di una condotta ispirata al confronto dialettico, magari pure aspro, però mai sospinto da intenti prevaricatori di una delle parti in causa.
Per carità, giusto prendere posizione contro la cosiddetta Guerra di Gaza, ovvero il conflitto armato oltre misura condotto da Israele contro Hamas, formazione politica palestinese, responsabile del vile, sanguinario attacco terroristico dello scorso 7 ottobre 2023; ma i nostri perfidi e rissosi studentelli protestatari non dovrebbero ignorare come Hamas abbia organizzato, in modo premeditato e per tempo, il suo attacco, includendovi persino l’uso della popolazione civile palestinese come proprio schermo contro gli israeliani.
Per carità, legittimo criticare la politica aggressiva di Netanyahu, ma ancora i nostri sparuti giovincelli sovversivi dovrebbero convincersi che non siamo così fessi da non accorgerci della loro manovra truffaldina: estendere in automatico a Israele e al suo popolo le critiche al loro discusso governo in carica. Una cosa è la condanna di scelte governative guerrafondaie, ben altra cosa è includere nella stessa condanna un intero popolo perché si rischia davvero di favorire nuovamente quell’odio razziale, quell’antisemitismo, quei sentimenti antioccidentali che agitano il Medio Oriente sin dalla proclamazione dello Stato d’Israele il 14 maggio 1948.
Gli sparuti gruppi sovversivi di studenti saputelli della sinistra, oggi così violentemente agitati contro il popolo israeliano, hanno, invece, sospettosamente taciuto o, a stento, masticato male qualcosa contro l’invasione dell’Ucraina da parte del dittatore Putin; sono sempre gli stessi che, nonostante la diffusa informazione on line, per non ammetterla fingono di non conoscere la recente persecuzione degli studenti ebrei nelle università americane di Harvard, Princeton, Stanford, Columbia, come riferito da un articolo di Pier Luigi Battista: Censurano, cancellano, bullizzano gli studenti ebrei dopo aver inneggiato ai tagliagole di Hamas.”
Soprattutto, i nostri sovversivi studenti bischerelli dovrebbero smetterla di sostenere fondata la loro richiesta di sospensione di ogni rapporto tra le università italiane e Israele perché avvalorata dalla precedente sospensione di tutti i rapporti bilaterali tra Italia e Russia dopo l’invasione dell’Ucraina: allora fu una decisione del governo italiano che ne aveva piena facoltà giuridica sul piano del diritto internazionale, per questo, consapevoli, invece, dell’autonomia degli atenei e del valore universale della libera circolazione del sapere, insorgemmo, sempre allora, tutti contro la stolta decisione dell’Università Bicocca di Milano di annullare un corso su Fedor Dostoevskij.
Certo, anche la madre degli stupidi è spesso incinta, difficile quindi provvedere alla tutela della saggezza, eppure bisogna agire, contenere le minoranze sovversive di una sinistra giovanile farneticante. Ad ogni costo, le università italiane devono recuperare la loro attività di insegnamento, formazione, ricerca in quel clima di reciproco scambio e obiettività di idee, che da sempre guida il sapere italiano.
Gli studentelli riottosi a tutto questo si rassegnino, magari si ravvedano, diversamente credo s’imponga giustamente la loro espulsione.