FERMATE i “FERRAGNEZ” !
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STOP a “QUEI DUE”: FERMATE I FERRAGNEZ
Una riflessione di Edoardo Maria Franza
Sebbene la coppia di influencer si sia più volte pregiata di grandi gesti di solidarietà e sensibilizzazione, sulla legge Zan ci sentiamo di dire basta. Si, perché mettere in luce salute e cultura è una cosa, accendere i riflettori su questioni delicate come la legge sulla trans-omofobia è invece tutt’altro.
Parlare della legge Zan, non è come fare una foto al museo, né è una campagna crowdfunding: la questione è di spessore ben diverso. Dalla terminologia usata, che suscita la perplessità di molti, anche di associazioni femministe. Alle problematiche etiche, messe in rilievo sia dall’On. Vittorio Sgarbi e dall’On. Giorgia Meloni, relative all’educazione in età pre-sviluppo di tematiche riservate a maggiori di 14 anni. Sino alle brillanti osservazioni di Gaetano Quagliarello, che in un’intervista su l’Huffington Post, spiega come la sessualità “fluida” rischia di vanificare decenni di lotte femminili.
Una legge controversa che non vede d’accordo né la maggioranza in parlamento, né fuori: anche volti molto lontani al modello di “persona mentalmente ristretta”, mi viene in mente Platinette, si sono detti perplessi.
Il dibattito sul ddl Zan è delicatissimo, fatto del confronto di più posizioni, esigenze e modi di pensare e guardare il mondo. Eppure i soliti volti noti, tra cui la coppia di “bellissimi” già citata, riduce il dibattito al solito evergreen del bianco o nero, del giusto o dello sbagliato.
In particolare, Fedez nei giorni scorsi, durante i vari 15 minuti di celebrità che si ritaglia giornalmente, ha parlato ai suoi “discepoli sociali” della legge Zan e di quanto sia bella. Da esperto giurista, ha indottrinato i suoi fedelissimi su come funzioni il ddl Zan, da brillante e capace conoscitore della “giusta” morale, ha spiegato cosa non sia, e cosa invece debba essere. Infine, poi, vestiti i panni di esperto parlamentarista, ha addito allo scandalo: perché una legge che ha la maggioranza non è stata discussa.
Premesso il fatto che ogni opinione dovrebbe esser espressa, ci chiediamo se questa volta i social banneranno il cantante per aver dato una fake news, oppure si limiteranno, come hanno già fatto in passato, a bloccare coloro che hanno un’idea al di fuori dal mainstream. Perché, anche se la legge è passata in Camera lo scorso novembre, ciò non la rende automaticamente espressione della volontà popolare. Ebbene sì, seppur passata in una della due camere, una legge passa solo se viene approvata, nel medesimo testo, anche dall’altra; è parte del bicameralismo perfetto, che Dio lo benedica.
Senza il bicameralismo, la macchina parlamentare (forse) prenderebbe si velocità, ma a scapito della qualità. Per questo, la decisione del Senatore Andrea Ostellari di rimandare la discussione, al fine di valutare la connessione con testi affini, dovrebbe essere festeggiata come momento di scrupolosa e attenta politica, piuttosto che bollato come “cavillo”.
Difatti, se nel mondo della comunicazione social l’immediatezza è tutto, è necessario, se non doveroso, che il legislatore si prenda i suoi tempi, così da valutare tutte le possibili implicazioni. Questo è essenziale affinché il dibattito politico non si riduca a mero compiacimento della maggioranza, ma si traduca in una scelta ponderata, che guardi al compromesso e che valuti ogni possibile implicazione. Già, ogni possibile implicazione, anche quelle più estreme: perché una volta legge il ddl Zan andrà rispettato da tutti.
Così la provocazione di Pillon sull’ Utero in Affitto, più che “fuori traccia”, sembra essere un dubbio legittimo. Esprimere un’opinione, soprattutto se su temi così delicati, è doveroso, specialmente se si è un parlamentare: se i politici si fermassero alle prime piatte e sterili critiche dei comunicatori del nostro secolo, il parlamento perderebbe di credibilità.
Come in un Conte-bis, perennemente incagliato nella questione dei congiunti e degli affetti stabili, si finirebbe per richiedere costantemente l’aiuto da casa, come il Movimento 5 Stelle fa con Rousseau. L’individualismo del parlamentare andrebbe perduto, così come la meravigliosa invenzione della doppia approvazione delle Camere, e il complesso sistema di regolamenti che, in maniera diversa tra Camera e Senato, regola lo svolgimento dei lavori. Il parlamento rimarrebbe vittima di della stessa maggioranza che lo ha eletto per essere rappresentato; rimarrebbe inerte, perché posto nella posizione di dover contraddirsi in continuazione. Avremmo così una classe politica sempre più attenta al sentore del momento e sempre meno intenta a portare avanti le battaglie di chi rappresenta.
Si tratta di un punto fondamentale. Perché la democrazia, nella forma rappresentativa, pone il popolo nella posizione di decidere attraverso i suoi rappresentanti, ma questi, sono stati fatti soggetti indipendenti. I Costituenti li hanno voluti senza vincolo di mandato, rappresentanti dell’intera nazione, e non dei singoli soggetti o gruppi di essi.
In conclusione, ci auguriamo che in futuro i vari “titolari” di spunte blu e tot.K followers, si limitino a cantare, suonare, o pubblicizzare shampoo, piuttosto che fare lezioni di politica e dottrina.
Non solo perché si finisce per svilire il dibattito a una mera presa di posizione, a una tifoseria che vede i fan sostenere i propri idoli a scatola vuota, ma anche e soprattutto, perché l’informazione è cosa assai più delicata della comunicazione.