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Festa della Repubblica con la Marina Militare

Un augurio fiorito dalle Forze Armate.

Roma in festa per il 2 giugno: spettacoli, anche improvvisati o senza legami di sorta: ragazzi con strumenti musicali, piazze e siti ombrosi e profumati per i loro incontri nel quartiere dai mille parchi: il II° Municipio, gelaterie affollate, raccolte di visite guidate, luci, risate. È una speranza per questo nuovo spirito che fino ad oggi è stato subacuto: l’amore per la Nazione.

Non poteva mancare la magnifica Marina Militare che alle ore 18,00 si è riunita a Villa Giulia, nell’emiciclo davanti al lato d’ingresso del peristilio per esprimere in musica l’accordo con lo spirito ritrovato dai cittadini, speranzosi per un governo assolutamente nuovo, si presume, che faccia riuscire alla luce chi la luce della cultura ha diffuso in tutto il mondo.

Difatti il presentatore dell’evento, dopo la debita illustrazione dei brani da eseguire e soprattutto dei musicisti in divisa, guidati dal Capitano di Fregata e Maestro Antonio Barbagallo, padrone di numerosi titoli di Direzione, Composizione, organista, docente in molte Accademie nazionali, ha esordito così: «Qui in questa eccezionale sede, sotto gli occhi di chi ha fondato Roma, vale a dire i nostri millenari avi etruschi…»

Non si credeva alle proprie orecchie, dopo essere stati relegati, dalla puzza sotto al naso dell’Ottocento soprattutto francese, all’ultimo posto della storia europea, dopo le notizie false e misere dei sussidiari e dei libri di studio, finalmente la verità: la dimostrazione, oltre alle scienze archeologiche, è nell’esame del DNA mitocondriale degli antichi e nuovi italiani, ma gli studiosi veritieri già lo sapevano, quello che l’ipocrisia buonista gemendo reprimeva.

La serata in musica è stata straordinaria, il Maestro Capitano di Fregata ed i suoi cento e più uomini hanno rinnovato lo spirito guerriero e l’estasi fisica e psichica all’uditorio che riempiva letteralmente ogni spazio, sul prato, su ogni lecita sporgenza: ecco le militari chitarre Monica de Propris e Claudio Minardi, i basso Marco Bellucci ed Alessio Carruozzo, con l’elettrico e raffinatissimo Mauro Cherubino, il batterista Giovanni Carruozzo, con l’incantevole soprano che ha cantato a proposito Alleluia di L.N. Cohen (che, fra l’altro, vuol dire guerriero), il Tenente di Vascello Gian Luca Cantarini, tutti in divisa, tutti ufficiali, ad inondare Roma di medley dai Pink Floyd, dai Queen con passaggi arditi per far ritornare Freddy Mercury e le sue evoluzioni sonore, e Modugno, e Bohemian Rhapsody. Tutti in piedi, concittadini, qualcuno con le lacrime, a battere il tempo, così come a battere le mani all’Inno d’Italia, ed al finale delizioso della Ritirata di Mario, amatissima dalla Marina, che ha così firmato in oro la sua produzione.

Che dire? Un augurio che muta il sentimento al quale, come diceva Borchert riferito a Dio, «più nessuno crede» e che è parola di Dio, capace dunque di buttar giù muri e montagne per riportare la Patria al suo degno, artistico, creativo, credente posto.

Marilù Giannone