
Fra Trump e i dazi c’è la Meloni
Scritto da Gabriele Felice il . Pubblicato in Italia ed Esteri, Economia e Politica.
Fra Trump e i dazi c’è la Meloni: riuscirà a scongiurare una guerra commerciale? Scopri il ruolo cruciale dell’Italia in questa sfida.
Il mondo è un campo di battaglia, ma stavolta non si combatte con fucili: si spara con dazi, si ferisce con percentuali, si muore di stagnazione.
Donald Trump, tornato al timone della Casa Bianca il 20 gennaio, non ha perso tempo: il 12 marzo ha riacceso la fiamma delle tariffe, colpendo le importazioni europee con la ferocia di chi vuole dimostrare che l’America viene prima, sempre e comunque.
E l’Europa? Guarda il baratro incredula, stordita, con gli occhi spalancati.
Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni avvisa i belligeranti europei: “Con le rappresaglie agli Usa si perde”.
Non è un consiglio, è un’accusa a chi ancora crede che rispondere al fuoco con il fuoco salvi qualcuno.
“Una guerra commerciale non porta vantaggi a nessuno, né agli Stati Uniti né all’Europa.” È la voce di chi vede il precipizio e non si volta dall’altra parte.
Le profezie nere dell’economia
Non sono solo parole, è la realtà che bussa prepotentemente e che sveglia bruscamente la sonnolenta Europa destandola dal perenne letargo.
Un pugno sul tavolo in un momento in cui i falchi di entrambe le sponde dell’Atlantico sembrano pronti a sacrificare tutto sull’altare dell’orgoglio.
Meloni non si limita a parole: al Consiglio Europeo, davanti ai leader del continente, martella il concetto che cedere alla logica del “occhio per occhio” sarebbe un suicidio collettivo.
Come diceva il Mahatma Gandhi: “occhio per occhio ed il mondo diventa cieco”.
L’OECD, quel consesso di numeri e previsioni che raramente sbaglia, ha tagliato le stime di crescita globale come un chirurgo che amputa un arto infetto.
Colpa dei dazi di Trump, dicono, che rallenteranno il mondo intero e riaccenderanno l’inflazione negli Stati Uniti come un incendio che nessuno sa spegnere.
E l’Italia? Un misero 0,7% di Pil previsto per il 2025: non è crescita, è sopravvivenza.
Mario Draghi, l’ex salvatore dell’euro e dell’Italia con il suo “whatever it takes”, non usa mezzi termini: i dazi avranno un “forte impatto sulle imprese italiane ed europee,” un colpo che potrebbe spezzare le ossa a chi produce e vive di esportazioni.
E la sua soluzione? Un debito comune, un’idea che fa rabbrividire molti Paesi europei (soprattutto del nord Europa) ma che, ammettiamolo, potrebbe essere l’unico scudo contro il disastro.
Meloni, la guerriera tra Roma e Washington
In questo caos, Giorgia Meloni non è una spettatrice ma una protagonista.
Una donna che cammina sul filo tra diplomazia e fermezza.
Ha un’arma segreta: il suo rapporto con Trump. A Mar-a-Lago, mentre i critici storcevano il naso, lui l’ha chiamata “una donna fantastica,” e quelle parole pesano come oro in un mondo di carta.
La sua presenza all’insediamento di Trump non è stata un inchino, ma una mossa: un filo teso tra Roma e Washington che potrebbe essere la salvezza.
“Chi scava solco indebolisce l’Occidente,” ha avvertito, e non è un caso che lo dica lei, che sa quanto Pechino e Mosca gongolino vedendo l’Europa e gli USA azzannarsi.
Eppure, non è una passeggiata.
I dazi su acciaio e alluminio sono già qui, e altri minacciano di arrivare a cominciare da quelli sul vino come nuvole nere.
Meloni non si illude: sa che un sorriso non basta.
Serve pragmatismo, serve dialogo, serve la capacità di offrire una contropartita altrettanto allettante e garantire che l’Europa, l’Italia in primis, saranno alleati proattivi e non più passivi, serve una missione a Washington che “non può fallire.”
E qui entra in gioco la sua abilità, quel talento nel tessere relazioni senza cedere un millimetro sugli interessi nazionali. Lo ha fatto con la NATO, promettendo di portare la spesa al 2% del PIL entro il 2028; potrebbe farlo ancora con i dazi, trasformando un conflitto in un’opportunità.
Il tempo stringe, il mondo guarda
Le imprese italiane tremano.
Quelle che esportano, che danno lavoro, che tengono in piedi un Paese già stanco, rischiano di crollare sotto il peso dei dazi.
Ma c’è di più: ogni tariffa è un passo verso il baratro, un regalo ai nemici dell’Occidente. Meloni lo sa, e insiste: “Lavorare sui dazi per scongiurare una guerra commerciale.”
È una corsa contro il tempo, una partita a scacchi dove ogni mossa conta.
“È un tempo grave,” dice Meloni, e non esagera. Siamo su una scogliera, e il vento soffia forte.
Riuscirà a piegare la volontà di Trump? A salvare l’Italia e l’Europa da un tracollo che sembra scritto? Non lo sappiamo.
Ma una cosa è certa: in questo gioco di potere, dove ogni mossa può cambiare il destino di centinaia di milioni di cittadini europei, il nostro, Giorgia Meloni non è solo una spettatrice. È una protagonista, il mondo la sta guardando e forse fra Trump e i dazi c’è la Meloni.
Per inciso le opposizioni, neanche in questo momento così grave, riescono a superare la loro brama del potere per il potere, mostrando una volta di più tutto il loro squallore.
Ma noi lo sappiamo, li conosciamo bene e non ci stupiamo.
Invito a leggere
Fonti
- Ocse: i dazi di Trump frenano la crescita mondiale e riaccendono l’inflazione Usa. Italia: Pil 2025 allo 0,7%
- Dazi, Draghi: avranno un forte impatto sulle imprese italiane ed europee. Debito comune unica strada
- Meloni: con rappresaglie a Usa si perde
- Meloni: Folle dividere Europa e Stati Uniti. No ritorsioni sui dazi
- Commercio Globale: Quali Effetti in Caso di Dazi USA?
- Dazi di Trump: quali ripercussioni per l’Europa?
