Gaius Iulius Caesar Octavianus Augustus il primo imperatore di Roma
L’eredità di Ottaviano ha lasciato un’impronta culturale i cui segni sono ancora evidenti in molte parti del Pianeta nella lingua, nel diritto e nelle opere di ingegneria civile. Infatti, l’impero romano, sotto il suo comando, ha dominato su tutti i Paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo. Estendendosi, poi, a nord fino alla Germania e alla Gran Bretagna e a est fino alle rive del Mar Caspio.
Nato a Roma il 23 settembre del 63 a.C. in una casa sul Palatino con il nome di Gaio Ottavio rimase orfano di padre a 4 anni. Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto (in latino Gaius Iulius Caesar Octavianus Augustus) cresce educato dal prozio Giulio Cesare. Infatti sua madre, Azia Balba, è figlia di Giulia, sorella di Giulio Cesare, e di Marco Azio Balbo. Invece il padre, di nome anche lui Gaio Ottavio, discende da una ricca famiglia di Velletri. Il prozio si occupa della sua formazione culturale e militare. A questo proposito va ricordato che solo due persone hanno il loro nome ricordato nel calendario. Augusto, nel mese di Agosto, e Giulio Cesare (Julius Caesar), per suo volere legato al nome del mese di Luglio.
Da ragazzo Giulio Cesare lo invia ad Apollonia (attuale Albania) a studiare sotto la guida di Apollodoro di Pergamo. Augusto parte con Gaio Cilnio Mecenate e Marco Vipsanio Agrippa che rimarranno i migliori amici e consiglieri per il resto della vita. Purtroppo è proprio qui che Ottaviano viene a conoscenza della morte del padre adottivo. Il quale fu ucciso da una congiura organizzata da un gruppo di senatori che ritenevano il crescente potere di Giulio Cesare un pericolo per la Repubblica romana.
Nel 44 a.C., a soli 19 anni, quando il testamento di Giulio Cesare viene letto pubblicamente, Augusto scopre di essere stato adottato dal prozio che lo rende erede della sua fortuna e lo designa come suo successore.
Ovviamente la decisione non è vista di buon occhio dagli altri aspiranti al potere. Ma dopo qualche mese di scontri si arriva a un accordo tra Augusto, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido. I quali, dividendosi i territori, governano insieme. Nel 40 a.C. vengono firmati gli accordi di Brindisi che spartiscono il controllo dei territori tra i triunviri. Ad Antonio spetta l’Oriente, a Lepido l’Africa, mentre Ottaviano Augusto governa in Occidente. Ma la pace non dura a lungo e nel 31 a.C. con la battaglia navale di Azio la flotta di Augusto, comandata da Agrippa, sconfigge le navi di Antonio e di sua moglie Cleopatra, potente regina d’Egitto.
Rimasto solo al potere, Ottaviano Augusto, deve scegliere come governare. Con l’acclamazione del popolo, che vorrebbe vederlo alla guida, il Senato gli offre la dittatura. Ma Augusto pensa che il volere del popolo sia la strada da percorrere perché una pace basata sulla dittatura non sia sicura. Così nel 27 a.C. restituisce la Res Pubblica nelle mani del Senato e del popolo romano.
“Da allora fui il primo per considerazione e influenza, ma non avevo maggior potere di coloro che erano miei colleghi nelle varie magistrature”. Questo il commento nella sua biografia Res Gestae 34 (capitolo, ndr). Ma in realtà è un atto formale e lo stesso Augusto si assicura, attraverso l’assunzione di una serie di cariche incrociate, che il potere rimanga ben stretto nelle sue mani.
Augusto governa per quaranta anni durante i quali il popolo romano subisce una vera e propria trasformazione. Infatti da agricoltori e guerrieri diventano cittadini imperiali, padroni del Mondo, bene amministrati, culturalmente educati e tecnicamente insuperabili.
Ogni settore dello Stato viene da Augusto riformato: l’esercito, la giustizia, la religione. Crea corpi militari specializzati per la gestione dell’ordine cittadino e la guardia pretoriana per la protezione personale dell’imperatore. Inoltre, introduce leggi a difesa della famiglia e politiche sociali a sostegno della popolazione più povera. Garantisce ai militari congedati un vitalizio e costruisce grandi opere pubbliche, terme e acquedotti. Trasforma Roma in una città monumentale, degna capitale di un Impero potente. In ambito economico organizza il sistema monetario e facilita gli scambi commerciali.
La sua carriera è sapientemente gestita in modo graduale e tutti i poteri e le onorificenze gli vengono assegnati dal Senato e non per sua scelta personale. Già prima della battaglia di Azio aveva ricevuto il titolo di Imperator, riservato ai generali vittoriosi. Mentre quello di Augustus gli viene conferito dopo la vittoria in una riunione del 16 gennaio nell’anno 27 a.C. Infatti Augusto, che vuol dire degno di venerazione, sarà il nome che gli storici sceglieranno per ricordarlo nei secoli futuri.
Dal 31, il Senato lo elegge console ogni anno e gli conferisce l’imperium proconsulare (potere militare ed esecutivo sulle province), infine nel 23 a.C. Augusto riceve la carica che segna indiscutibilmente l’inizio del potere imperiale: la tribunicia potestas a vita. Quindi, può intervenire in ogni questione amministrativa, ha diritto di veto sulle decisioni non gradite, a lui riportano tutte le province, quelle imperiali, già sotto il suo controllo e quelle senatorie, fino ad allora governate da consoli.
Augusto regala all’impero 40 anni di pace, che passerà alla storia con il nome di Pax Romana, anche se sulle frontiere è impegnato militarmente al nord in Europa, ad est in Asia e al sud in Africa per mantenere i confini delle terre conquistate in epoca repubblicana.
Augusto aveva sempre avuto un gruppo di potenti contrari alla sua ascesa, che agivano in nome di una Repubblica che non esisteva più. Purtroppo però il più grande tradimento arrivò proprio dalla figlia Giulia. Ella partecipò alla più importante congiura messa in atto contro di lui.
Augusto riesce a salvare la vita in varie occasioni ma non il matrimonio. La nascita di Giulia, infatti, decretò la fine del rapporto con Scribonia da cui divorzia proprio il giorno della nascita della figlia. Però, poco dopo Augusto incontra e sposa quella che sarà la donna che rimarrà al suo fianco fino alla morte, Livia.
In quanto donna, la primogenita Giulia non può aspirare al trono, quindi tutto va nelle mani di Marcello, figlio di Ottavia, la sorella di Augusto. Il quale sposa Giulia affinché sia chiaro a tutti che lo Stato passerà nelle sue mani, ma muore solo due anni più tardi.
In seconde nozze Giulia sposa Marco Agrippa, amico fraterno del padre, dal quale ha due figli Lucio e Caio, ma anche loro muoiono giovani.
Ad assicurare la discendenza ci pensa allora Livia, che appoggia Tiberio, nato dal suo precedente matrimonio. Il quale diventerà effettivamente il secondo Imperatore romano. Ancora oggi, però, rimane il sospetto che Livia fosse coinvolta in tutte le sciagure toccate in sorte agli altri eredi tranne che a Tiberio. E gli storici parlano anche di un coinvolgimento nella “morte accidentale” dello stesso Augusto, proprio sul letto di morte, in modo che non cambiasse idea all’ultimo momento sull’eredità.
Queste però sono dicerie, la versione ufficiale è che Augusto, come ultime parole abbia detto a Livia «Vivi nel ricordo del nostro matrimonio. Addio». Si spense nel suo letto nella casa di Nola, il 19 agosto del 14 d.C.
Lo stesso Augusto farà in modo di tramandare alla storia le sue imprese incidendo su tavole di bronzo le Res Gestae Divi Augusto (gli atti del divino Augusto). Una vera e propria autobiografia. Fortunatamente sono state fatte molte copie di questo testo su lastre di marmo e quella apposta sulla parete del tempio della dèa Roma e Augusto ad Ankara è arrivata a fino a noi. Una copia moderna si trova adesso sul lato del Museo dell’Ara Pacis rivolto verso il Mausoleo di Augusto a Roma.
Il Mausoleo con il suo diametro di 300 piedi romani (circa 87 metri) è il più grande sepolcro circolare che si conosca. Situato a Roma in piazza Agosto Imperatore si compone di un corpo cilindrico rivestito in blocchi di travertino. Al centro del quale si apre a sud una porta preceduta da una breve scalinata.
Nell’area antistante erano collocati due obelischi di granito, poi riutilizzati uno in piazza dell’Esquilino, alle spalle di S. Maria Maggiore (1587), l’altro nella fontana dei Dioscuri in piazza del Quirinale (1783).
Su un altissima struttura svettava, a 100 piedi romani di altezza (circa 30 metri), la statua di Augusto in bronzo dorato. Probabilmente era l’originale bronzeo della statua in marmo rinvenuta nella villa di Livia a Prima Porta.
Attraverso un lungo corridoio d’accesso, il dromos, si giunge alla cella sepolcrale, di forma circolare, con tre nicchie rettangolari ove erano collocate le urne. La nicchia di sinistra, ospitava le ceneri di Ottavia, sorella dell’imperatore e di suo figlio Marcello. Augusto era sepolto nell’ambiente ricavato all’interno del nucleo cilindrico centrale.
All’interno del sepolcro erano deposte le ceneri dei membri della famiglia imperiale: il generale Marco Agrippa, Druso Maggiore, i due bimbi Lucio e Gaio Cesare, Druso Minore, Germanico, Livia, Tiberio, Agrippina, Caligola, Britannico, Claudio e Poppea, moglie di Nerone. Quest’ultimo fu invece escluso dal Mausoleo per indegnità, come già Giulia, la figlia di Augusto. Per breve tempo il Mausoleo ospitò le ceneri di Vespasiano e infine di Nerva e dopo oltre un secolo dall’ultima deposizione riaprì per ospitare le ceneri di Giulia Domna, moglie dell’imperatore Settimio Severo.
Giorgia Iacuele