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Operazione Valchiria e il doppio verso

 Germania il controllo degli stranieri e dell’opposizione interna: dal piano all’operazione Valchiria

Raffaele Panico

Germania oggi. Quanti sono gli stranieri nel Paese teutonico? Dati riferiti al 31 dicembre 2018 ci dicono di 10,9 milioni di presenze senza cittadinanza, pari al 13,1% sul totale di 82,9 milioni di tedeschi. Tra gli stranieri erano circa 620 mila gli italiani. Nello stesso periodo in Italia su 60 milioni di cittadini gli stranieri risultavano circa 5,2 milioni, in percentuale l’8,5% della popolazione.
Questo il dato prossimo di riferimento di presenze straniere nei due Paesi al tempo del Mondo di prima, cioè “Ante Covid-19”. Ed oggi, che siamo bombardati non dalla RAF inglese o dagli Alleati, bensì dai media che ci propinano ora minuti e quarti d’ora ad ogni giro di telecomando, dati terribili sulle morti giorno dopo giorno, quante presenze e quanti milioni di italiani se la passano molto male in termini di sussistenza?
Di tanto in tanto si riportano alcuni dati statistici intermezzati dai consigli sanitari sulla quarantena forniti agli italiani che tengono duro e sopportando sperano. Oltre ai dati inquietanti della massa impressionante di migliaia di persone decedute, tra i caduti in prima linea, oltre 129 medici, decine di infermieri e addetti in “prima linea” e, dato che ci aspetta, a data da definirsi, un Mondo nuovo che verrà, cosa è stato in realtà progettato?

Il primo scopo fondante e il fine di ogni Stato moderno è garantire la sicurezza dei suoi cittadini, la sanità, la salute e l’ordine pubblico, il lavoro e il giusto salario equo e degno di un Paese moderno e civile. Rimanendo in tema, tra i dati di questa guerra al Covid.19, da Oltralpe, dal Nord, ci arrivano quotidiani messaggi diretti fin dentro casa dove passiamo la quarantena, anche con la presunzione e le forzate linee guida da imporre al Nostro tessuto sociale, politico, finanziario ed anche educativo, di costume ed altro. Fanno riflettere, e portano ad osservare specularmente anche dal Sud il Nord e a ritroso nel tempo la Germania da parte italiana. Paese che conosciamo molto bene, tragedia per tragedia, dopoguerra per dopoguerra.
E nei decenni post bellici di integrazione Nord Sud del continente con interconnessioni tra importanti in termini di volume di scambi tra le due economie dalla istituzione del MEC Mercato comune europeo e poi della CEE Comunità economica europea.
Le attuali presenze di italiani in Germania sopra citate sono minori al picco dei 900 mila lavoratori forzati durante l’ultima fase della seconda guerra mondiale. Quando l’Italia si era tirata fuori dopo l’8 settembre e solo un governo fantoccio guidato da Mussolini si era di fatto auto sottoposto al giogo dall’ex alleato del Patto d’Acciaio.

L’uso di lavoratori forzati o in stato di schiavitù in Germania e nell’Europa occupata dai tedeschi durante la guerra avveniva con cifre imponenti. E ha contribuito anche allo sterminio di massa di popolazioni in tutta l’Europa occupata dai tedeschi. I tedeschi avevano rastrellato oltre 12 milioni di persone da circa 20 Paesi europei. Molti lavoratori sono morti a causa delle dure condizioni di vita. Arrivata la sconfitta della Germania nazista nel 1945 vennero liberati circa 11 milioni di stranieri. Un po’ di conti e annotiamo: 5,2 milioni di lavoratori stranieri e prigionieri di guerra vennero rimpatriati in Unione Sovietica, 1,6 milioni in Polonia, 1,5 milioni in Francia e 900.000 in Italia, a seguire tra i 300.000 e 400.000 ciascuno ripartiti tra Jugoslavia, Cecoslovacchia, Olanda, Ungheria e Belgio. Tutto per realizzare il “lebensraum” (spazio vitale) e puntare alla “Weltpolitik” (politica mondiale) di Hitler.
Tutto questo con slogan di propaganda quali “Il lavoro rende liberi” oppure, partiamo e ‘Facciamo lavori agricoli in Germania!’ Una volta che la guerra ebbe inizio lo Stato tedesco, controllato da nazisti, imponeva condizioni di lavoro peggiorative, nei campi con lavori agricoli, nelle miniere, e nell’industria tedesca dove complessivamente furono circa 12 milioni i lavoratori forzati.

 

Come fare a mantenere il controllo su tale massa di stranieri se quasi tutti gli uomini erano al Fronte di Guerra?
Con “Valchiria”, nome derivato dall’antico germanico walkyrja, attribuito ad esseri divini minori e di genere femminile al servizio del dio Odino. Le Valchirie avevano il compito di accompagnare nell’aldilà, la Walhalla, gli spiriti dei valorosi guerrieri caduti nelle battaglie. Durante il Terzo Reich la mitologia venne resuscitata per le SS e i vari corpi combattenti per la realizzazione dello spazio vitale imposto dal fuhrer di Germania sugli altri popoli europei.


Il “piano Valchiria” fin dall’origine era stato concepito su più livelli: in caso di disordini interni e di situazioni di emergenza. Progettato da un generale, in qualità di capo dell’Ufficio Generale Esercito, era stato, ovvio, approvato da Hitler.
L’idea del piano Valchiria era di utilizzare l’Esercito di Riserva in patria per sedare un potenziale colpo di Stato dei non-nazisti quando le forze armate tedesche si erano lanciate alla conquista dell’Europa. Esisteva il Piano Valchiria prima della guerra, ma a parte lo stesso Hitler, solo un colonnello generale a capo della Riserva sin dal 1938, avrebbe potuto dare l’avvio all’Operazione Valchiria. Inoltre doveva gestire nel caso estremo di rivolta degli stranieri sotto lavori forzati le relative operazioni conseguenti alla gestione dei rivoltosi mantenere l’ordine pubblico. Il piano venne infine ribaltato con l’“Operazione Valchiria” il famoso tentativo di eliminare Hitler come è più comunemente noto, il caso del colonnello Claus von Stauffenberg, il cospiratore in capo di Operation Valkyrie.

le foto qui riprodotte appartengono all’archivio dell’ autore  

Archivio PANICO 

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