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Giornata mondiale della pasta, simbolo dell’italianità

Dal lontano 1998 ogni 25 ottobre nel Belpaese si celebra uno dei simboli italiani più noti, amati e diffusi in tutto il Mondo: la pasta. Ricorrenza organizzata dall’ Unione italiana Food e IPO ( Internationa pasta organization) per omaggiare un alimento che nel corso della storia è diventato un vero e proprio linguaggio diffusosi di tavola in tavola, tanto nel nostro Paese quanto all’estero, in Grecia, America,perfino in Asia.

L’obbiettivo di questa Giornata mondiale è sempre stato quello di attirare l’attenzione sul ruolo globale ed unificante di questo alimento, dai molti pregi nutrizionali e dalle sfaccettate caratteristiche organolettiche tanto importante da essere riconosciuta dall’Unesco Patrimonio Culturale immateriale dell’umanità.

Fondamentale per la sua unicità e la grandissima varietà di tipologie, da quella lunga a quella corta, da quella liscia o quella rigata, per i grandi e i piccoli, ripiene, adatte a ogni genere di condimento e sugo, sia esso di carne, verdure o pesce, è in grado di soddisfare ogni tipo di cucina dalla più casalinga a quella stellata.

Ma come nasce la pasta? 

La pasta sembra avere origini molto antiche, i romani ne producevano una sorta di antenata, la lagana, una antica lasagna servita con carne, uova e pesce. O ancora su una tomba etrusca del IV secolo a.C si notano raffigurati alcuni utensili  molto rudimentali per preparare una sorta di pasta fresca.

Per arrivare alla pasta intesa come la conosciamo oggi, troviamo alcune informazioni nel XVI dove ne parla in alcuni testi il viceré Giovanni d’Aragona. Nel nostro Paese la diffusione della pasta risalirebbe intorno al 1279 dove compare la dicitura “macaronis” all’interno di un atto notarile a Genova. 

Nonostante questo però sembrerebbe che la pasta secca sia una invenzione araba. Questo perchè era necessario avere con se nel deserto un alimento che tenesse bene le traversate senza rovinarsi. 

Non mancano però numerosissime leggende o fatti curiosi intorno a questo alimento, che probabilmente hanno contribuito a diffonderne la fama. 

Dalla prima metà del ’900 ad esempio circolava una leggenda che vedeva come protagonista Marco Polo al quale si attribuirebbe il merito di aver portato in Italia questo prodotto. Ma questa fantasiosa diceria probabilmente fu solo una geniale trovata pubblicitaria diffusa nel 1929 dallla rivista di produttori americano Macaron Journal. Questa storia fu congegnata talmente bene e curata nei minimi dettagli che ispirò anche alcune produzioni cinmatografiche come nel 1938 con il film “Le avventure di Marco Polo” in cui si narra della storia di un marinaio Spaghetti che avrebbe scoperto in Cina una ricetta per produrre della pasta molto lunga e sottile. 

Non sempre però le leggende sono prive di verità: questa storia del marinaio potrebbe infatti rifarsi a quanto citato nel Milione di Polo, dove parla di un albero, il Sago, da cui le popolazioni locali ottengono un alimento che ricorda affettivamente la pasta. 

Ma non è l’unico esempio. Nel corso del secolo scorso la letteratura italiana ma soprattutto quella straniera si è divertita a inventare e narrare storie verosimili per suscitare l’interesse dei lettori per questo alimento all’epoca poco conosciuto, andando a dare consigli sulle preparazioni, alcune volte davvero discutibili come quello di lanciare uno spaghetto per vederne la cottura. Per la rivista You Can Cook if You Can Read del 1946 infatti se lo spaghetto era cotto, si sarebbe attaccato al muro. 

Ancora più curioso, lo scherzo messo in piedi dal programma Panorama mandato in onda dalla Bbc nel 1957. Questa idea fu così ben orchestrata che in molti tra il pubblico credettero che si trattasse di un servizio reale: il tutto si svolgeva in Svizzera dove, secondo il programma, la pasta si estraeva da alcuni alberi pieni di spaghetti e infatti si vedeva una famiglia intenta nella raccolta. Inutile dire che il centralino dell’emittente fu letteralmente mandato in tilt dalle chiamate degli spettatori.

La storia della pasta è una evoluzione continua che comprende anche i metodi di preparazione, che nel corso del tempo è andata sempre più a perfezionarsi. 

Durante il medioevo la pasta diviene via via più popolare, comincia gradualmente ad essere considerata un vero e proprio piatto a se stante e a differenziarsi nei formati. A testimonianza della crescente diffusione, si annoverano numerosi riferimenti letterari come Boccaccio che parla del paese di Bengodì nel Decameron, dove i cittadini preparano i maccheroni su una montagna di parmigiano. 

Erano tantissimi i condimenti utilizzati in quel periodo e sicuramente piuttosto arditi, anche per palati forti che, per originalità spesso si potevano trovare nei banchetti dei nobili. Tra le ricette più note dell’epoca troviamo quelle di Bartolomeo Scappi, chef vaticano noto per i suoi piatti molto ricchi e particolari, come i maccheroni alla romanesca la cui realizzazione prevedeva moltissimo tempo.

Questo piatto infatti prevedeva di bollire per quasi mezz’ora i maccheroni fatti a mano con latte caprino, uova, farina e mollica di pane, successivamente ricoperti da formaggio grattato, zucchero, burro, provatura e cannella per poi cuocerli in forno con acqua di rose.  

Da queste ricette quindi si può facilmente comprendere che i piatti dell’epoca a base di pasta avevano sapori molto diversi da quelli a cui siamo abituati oggi. Fino almeno al XIX secolo infatti non era una portata principale ma uno dei tanti alimenti che si potevano trovare sulle tavole, solo nel 1837 infatti nasce la pasta al pomodoro, piatto cambierà per sempre il concetto di pasta, trasformandola in quella che oggi amiamo.

La pasta, come la pizza ha legato il suo nome in maniera indissolubile a una città in particolare. Napoli. A conferma di questo i napoletani intorno al ‘700 erano noti anche come mangiamaccheroni. Fu qui che si diffuse l’utilizzo del torchio per produrla in maniera più veloce per soddisfare la grandissima richiesta di questo alimento. Di questo amore per la pasta abbiamo anche la testimonianza di Goethe che, nel corso di un suo soggiorno nella città scrisse di essere rimasto sorpreso di come i maccheroni specialmente fossero venduti ovunque per gli angoli di Napoli e a prezzi contenuti. 

Oggi la pasta è diffusa in tutte le cucine degli italiani e non, e la sua lavorazione, oltre ai tempi di cottura è notevolmente cambiata. Vero anche che oggi esistono due tipi di lavorazione uno per quella fresca e uno per quella secca. 

Generalmente la pasta fresca si realizza con farina di grano tenero ed è il più delle volte impastata, cotta e consumata al momento. La seconda prevede l’impiego esclusivo di semola di grano duro e va fatta essiccare perché duri più a lungo nel tempo.

Gianfranco Cannarozzo