Giù la testa di Sergio Leone
“La Rivoluzione non è una cena di gala” Mao Tse Tung
Nel 1913, nelle vicinanze di Mesa Verde (un’immaginaria città messicana), Juan Miranda (Rod Steiger), un peone messicano che è a capo di un gruppo di banditi, si trova su una diligenza appena rubata, quando viene sorpreso dal fragore di alcune esplosioni: dai fumi e dalle polveri appare un motociclista, John Mallory ( James Coburn, il cui nome in realtà è Séan, in irlandese, da cui il leitmotiv ricorrente nella colonna sonora), esperto dinamitardo ed ex rivoluzionario dell’I.R.A. Miranda vede subito in lui e nelle sue abilità nell’utilizzo degli esplosivi il mezzo perfetto per penetrare nei sotterranei della ricchissima Banca di Mesa Verde (tanto che appare l’insegna della banca sopra la testa di Sean, in un geniale e divertente esempio di apparizione in tecnicolor), i due si perdono di vista tra paesaggi surreali e un chiaro messaggio della dipendenza dai liquori forti da parte di Sean (è irlandese, che volete?).
Juan e i suoi figli si recano a Mesa Verde e qui si vede come il paese sia cambiato: la famosa banca non risplende d’oro e in ogni luogo ci sono piccoli manipoli di soldati che marciano o fucilano i rivoluzionari; su tutti i muri si possono leggere i manifesti del governatore Jaime: “El Sr. Gobernador ama al pueblo. El pueblo ama al Sr. Gobernador” (Il sig. Governatore ama il popolo. Il popolo ama il sig. Governatore: qui Sergio Leone ricalca un poco il libro 1984 di George Orwell col suo Grande fratello).
Al bar di fronte alla banca, Juan ritrova John che lo stava aspettando per portarlo a una riunione dei rivoluzionari, in cui il dottor Villega (Romolo Valli) , che aveva anche aiutato Juan Miranda a liberarsi di alcuni poliziotti sul treno con cui ha viaggiato, spiega agli uomini l’obiettivo della successiva missione: sferrare vari attacchi in tutto il paese per permettere a Pancho Villa e Emiliano Zapata di attuare il loro piano. John sceglie di occuparsi della banca e vuole Juan come aiutante. Juan, entusiasta, partecipa attivamente, per poi scoprire che i sotterranei della banca non ospitano più tesori, ma sono adibiti a prigione temporanea ricolma di contadini e di qualche politico. Dopo averli, seppur accidentalmente, liberati, il bandito diventa un eroe della rivoluzione e viene acclamato dalla folla.
Mentre si spostano per evitare scontri diretti con le truppe del dittatore Victoriano Huerta John lascia cadere il libro rosso di Mao Tse Tung, indicando come la rivoluzione non si fa sui libri, ma con sangue, sudore e pentimenti.
Juan si sposta con tutti i rivoluzionari in un campo lontano dalla città dove le forze ribelli si stanno preparando per combattere le truppe del dittatore Victoriano Huerta. Nonostante l’ordine fosse di ritirarsi nelle grotte lì vicino, John decide di accamparsi su un’altura in vista di un ponte per sterminare le truppe del colonnello Günther Reza che sarebbero passate di là ( Antoine Saint-John, si cala perfettamente da “tedesco” spietato ed esperto di guerra, complici anche gli stacchi musicali). Con lui rimane solo Juan, il quale pensa che quella di John fosse una scusa per scappare, ma appena scopre che le sue intenzioni sono serie, decide per orgoglio di restare insieme a lui. I due posizionano due mitragliatrici pesanti in cima ad una collina e riescono a sferrare un pesantissimo attacco in contropiede alle truppe del colonnello; attacco che sbaraglia completamente la truppa nemica grazie all’esplosione del ponte causata da John e dalla sua dinamite. In questo frangente inizia una perfetta esecuzione del leitmotif del film causando una vibrante intesa tra film e colonna sonora.
Purtroppo, tornati alle grotte, scoprono che tutti i loro compagni sono morti in un’imboscata e Juan, vedendo i cadaveri dei propri figli, vorrebbe morire con loro e non sentendo più ragioni decide di affrontare i soldati di Huerta a viso aperto, finendo catturato.
Dopo aver salvato Juan dall’esecuzione e scoperto che il dottor Villega aveva tradito i suoi compagni (a seguito di varie torture), John decide finalmente di lasciarsi tutto alle spalle e si rifugia con Miranda in un vagone di bestiame diretto verso gli Stati Uniti. Ma la rivoluzione sembra seguirli ovunque e visto che c’erano stati alcuni scontri armati nella stazione, nel loro vagone si rifugia proprio il governatore Jaime, presente anch’egli sul treno. Il governatore tenta di convincere i due a lasciarlo passare in cambio di una borsa colma di denaro e ricchezze, mentre John lancia la pistola a Juan: sarà lui a decidere se ucciderlo. Miranda, accecato dal desiderio di vendetta, colpisce a morte il governatore e uscendo dal treno viene osannato di nuovo dalla folla.
Nel treno, ora in mano ai rivoluzionari, Juan e John incontrano alcuni capi e Villega; con loro pensano al da farsi, visto che mille soldati e Günther Reza stanno venendo loro incontro sullo stesso binario. John si offre di preparare un contrattacco: staccando la locomotiva dal resto dei vagoni ed imbottendola di esplosivo la farà schiantare contro il treno di Reza. Per attuare il piano chiede specificamente la collaborazione di Villega, al quale fa capire di essere a conoscenza del suo tradimento. Viene mostrato come John, quando faceva ancora parte dell’IRA, avesse un amico fraterno di nome Nolan con cui fece la rivoluzione e con cui condivideva persino la stessa donna, ma che venne catturato e sotto tortura tradì John, aiutando i soldati a riconoscerlo (vedi dopo).
John riesce ad uccidere i soldati prima di essere preso, ma travolto dall’odio uccide Nolan, unico caso in cui, come sottointende quando parla a Villega, ha giudicato un altro uomo, ragion per cui non lo farà di nuovo. A ogni modo, nell’imminenza del salto per salvarsi la vita dall’impatto, Villega si pente di aver tradito i suoi compagni e decide di rimanere sulla locomotiva, morendo.
Ricongiuntosi con i rivoluzionari, durante lo scontro a fuoco con i soldati superstiti, John viene colpito dal colonnello Günther Reza, che viene a sua volta ucciso e poi spappolato da un furioso Juan con una mitragliatrice. Juan assiste l’amico morente e decide di cercare aiuto ma, poco dopo essersi allontanato, si rende conto che John si è fatto accendere una sigaretta non per fumare ma con l’intento di innescare la dinamite che porta sempre addosso. Juan fa appena in tempo a voltarsi e ad urlare il nome dell’amico che questo viene polverizzato dall’esplosione. Nell’ultima scena prima dei titoli di coda, Juan guarda davanti a sé e dice: “e adesso io?”.
L’uso dei flashback nel film (Sean, Sean).
L’uso dei flashback nel film risulta magistralmente eseguito dal regista, in perfetta concomitanza con la colonna sonora, che può soltanto essere chiamata capolavoro: ci mostrano le scelte morali di un giovane Sean in un’Irlanda fantastica, ponte tra mito e realtà.
La donna che lui e Nolan condividono è qualcosa di più, come la Ginevra arturiana di Excalibur di Boorman (1981), questa donna rappresenta tutta la terra d’Irlanda, la divisione tra due amici che l’hanno condivisa e amata; per contro finiti gli scontri in Irlanda (l’I.R.A. è del 1916, quindi la storia che è del 1913 risulta anacronistica) abbiamo ciò che resta dei due uomini che questa terra (e donna) hanno avuto per le mani: Nolan è morto ucciso dal suo caro amico, tanto che gli ha chiesto lui di ucciderlo in quanto aveva tradito la causa sotto tortura, Sean è invece un’emigrato alcolizzato e dinamitardo che in un qualche modo sopravvive a una vita che non lo interessa più soprattutto a causa di quei ricordi.
Alla fine del film si nota che Sean si riscuote da questo suo torpore esasperato dall’alcolismo e ritrova in Juan l’amicizia che aveva perso, dopo la morte dei figli di lui, trovandosi nella posizione di aiutarlo a superare un dolore inimmaginabile.
Le congetture però terminano con la sua morte, dopo che aveva provato a resistere (forse per il suo amico Sean?) al dolore del primo proiettile del temibile e tedeschissimo Günther Reza.
foto IBS my movies rai cultura sentieri selvaggi Alessandro Benini ©Francesco Spuntarelli