Gli anni della Lira: simbolo di Sovranità e d’Identità Nazionale
LA STORIA D’ITALIA attraverso la MONETA
Una mostra dal titolo “Gli anni della Lira” è in corso al “Museo Centrale del Risorgimento – Complesso del Vittoriano”, fino al 10 Giugno 2018, promossa da Editalia in collaborazione con l’Istituto Centrale per la Storia del Risorgimento Italiano, il Museo Nazionale Romano, il Museo della Zecca e la Banca d’Italia. La mostra articolata in otto sezioni ripercorre la storia della Lira dal Periodo Napoleonico al 2002, attraverso l’esposizione di pezzi rari e noti e una serie di filmati e documenti, che offrono la possibilità di contestualizzare e di ricostruire il Processo di Unificazione Italiano.
Il percorso espositivo della mostra si snoda “quasi” parallelamente al percorso museale (quasi perché il Museo racconta la Storia d’Italia dal Periodo Napoleonico alla Grande Guerra). Questo prestigioso spazio espositivo dà la possibilità di approfondire gli avvenimenti storici, che influenzarono in modo simbolico-iconografico le diverse emissioni monetarie; i passaggi storici significativi lasciano infatti traccia sulle monete.
La Lira fa la sua comparsa in Italia nel Periodo Napoleonico. Dopo la Vittoria di Marengo del 14 Giugno del 1800, Napoleone introdusse nei dipartimenti francesi di Piemonte, Liguria, Toscana, Parma e Roma il “Franco” (“Marengo”), mentre la Lira venne emessa nel Regno d’Italia a Milano, Bologna, Venezia e dal 1810 a Napoli. Primo tentativo di unificazione monetaria, che verrà sospeso con la Restaurazione. La Lira però rimarrà in vigore solo nel Regno di Sardegna e poi si estenderà a tutto il Regno d’Italia nel 1862 con la Legge n. 788 “Sull’unificazione del Sistema Monetario Nazionale”. Gli Istituti di emissione erano vari, nel 1893 nasce la Banca d’Italia, che solo nel 1926 diventa l’unico Istituto del Regno autorizzato all’emissione di banconote.
Un altro momento importante documentato dalla mostra è rappresentato dalla creazione della Unione Monetaria Latina nel 1865, ne facevano parte inizialmente l’Italia, la Francia, il Belgio e la Svizzera, poi si estese ad altri Stati, con l’obiettivo di unificare il sistema monetario.
Con il consolidarsi del giovane Regno d’Italia si assiste ad una progressiva evoluzione artistico e stilistica della moneta. Una straordinaria attenzione al valore simbolico e creativo della moneta fu data dal Sovrano Vittorio Emanuele III, il “Re Numismatico”, grande studioso e collezionista di monete, ma anche appassionato di fotografia, e dunque dell’immagine. Il Re realizzò con dedizione e scientificità il “Corpus Nummorum Italiacorum”, in 20 monumentali volumi, che costituiscono il primo serio tentativo di catalogazione delle monete medievali e moderne d’Italia. Accanto a questo lavoro teorico mise insieme anche una importante e completa collezione di monete, donata poi alla Stato Italiano e oggi conservata e in parte esposta al Museo Nazionale Romano. Il suo interesse per la numismatica lo portò a fondare nei primi anni del Novecento la Scuola d’Arte della Medaglia, presso la Zecca di Roma, di cui fu per molti anni direttore il grande scultore Giuseppe Romagnoli, che realizzò numerosi modelli per le monete, sia durante il periodo monarchico, che repubblicano. Il Sovrano nel 1905 promosse anche una nuova serie di monete, visibile in mostra, sul dritto era raffigurato il ritratto del Re, mentre sul rovescio era raffigurata l’Italia, una donna con l’aratro, in armi, messaggera di libertà e signora dei mari. Tutta la serie venne riproposta sulla facciata del nuovo Palazzo della Zecca inaugurato nel 1911 sull’Esquilino. Molti artisti affermati furono invitati a realizzare monete in oro, argento e bronzo per i cinquant’anni di Unità Nazionale nel 1911.
Con la Grande Guerra e poi nel dopoguerra a causa della carenza dei metalli si misero in produzione monete in lega metallica povera e aumentò il cartaceo, fino ad arrivare all’utilizzo di leghe autarchiche, come l’acmonital (acciaio monetario italiano) e il bronzital (bronzo italiano). Da un punto di vista stilistico le monete del Regime Fascista erano contrassegnate da simboli che richiamavano l’Antica Roma e i valori militanti della Grande Guerra. Nel 1926 il Fascio Littorio viene adottato come contrassegno di Stato. In sintesi con il Fascismo si innesca in nome dell’Impero un processo di monumentalizzazione simbolica e di razionalizzazione dell’universo segnico italico. Nel Ventennio la Lira Italiana riuscirà a superare egregiamente molte sfide, dimostrando una grande tenuta morale e materiale.
Con il passaggio alla Repubblica furono coniate nuove serie di monete, modellate sempre dallo stesso Giuseppe Romagnoli. Sono presenti in mostra le 500 Lire celebrative dell’Unità d’Italia (1961), quelle per il Settimo Centenario della nascita di Dante (1965), per Roma Capitale (1970), le monete bimetalliche da Lire 500 e da Lire 1.000, con la mappa d’Europa dai confini errati e poi ricorretti. Tra il 1946 e il 1997 la Banca d’Italia emise una serie straordinaria di biglietti, che immortalarono la gloriosa Storia d’Italia. Importante è la cosiddetta “Serie degli Uomini Illustri”.
Memorabile è il biglietto da Mille Lire con il ritratto del grande maestro Giuseppe Verdi.
Questa mostra ci fa dimenticare l’aspetto utilitaristico del denaro e ci ricorda invece il valore etico-simbolico e la bellezza estetico-artistica della moneta, espressione della NOSTRA IDENTITÀ.
Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro