Guai a Ravenna solo dopo l’elezione del Sindaco
NOTIZIE AD OROLOGERIA,
SECONDO LE SCELTE DELLA REGIA
Una significativa indagine di FRANCO D’EMILIO
A Ravenna è andata proprio così: mentre, altrove, si spargevano veleni contro il centrodestra con il caso di Luca Morisi, responsabile della comunicazione della Lega, e con il caso dell’inchiesta di Fanpage su attività illecite e la possibile apologia del fascismo in ambienti prossimi a Fratelli d’Italia, nella città romagnola, come da copione, il sindaco uscente Michele De Pascale veleggiava sicuro senza intoppi verso la riconferma, al timone di una vasta ciurma in coalizione di partiti, partitini e sottopancia, alcuni minimi, ma risoluti a farsi sentire come pulci con la tosse.
Solo il 7 ottobre, quindi ad elezioni conclusesi con la vittoria del centrosinistra e la solita solfa del confronto tra vincitori e vinti, i giornali locali, cartacei e on line, diffondevano i dati, resi noti a fine settembre dalla U.I.F. – Unità d’informazione finanziaria per l’Italia (*1) sul crescente allarme mafie e riciclaggio di danaro sporco. Tali numeri si riferiscono al primo semestre del corrente anno, confermano precedenti, analoghe conclusioni della Banca d’Italia a luglio scorso e concludono come l’Emilia-Romagna sia la terza regione per incremento (+ 40,8%) di operazioni finanziarie sospette rispetto al 2020 e Ravenna, al riguardo, guidi la classifica negativa del riciclaggio con una crescita del 64%.
Dunque, Ravenna capitale del reato di riciclaggio, condotta illecita consistente nel riciclo, “lavaggio” di danaro sporco, proveniente da delitti, con danaro pulito, più agevolmente, poi, utilizzabile nel circuito di operazioni finanziarie in Italia e all’estero.
Evidentemente, il sistema d’indagine, detto “follow the money” ovvero “seguire il danaro”, già efficacemente usato dai giudici Paolo Borsellino e Antonio Caponnetto, quest’ultimo nelle vesti di capo del pool antimafia, contro le risorse illegali della criminalità organizzata, ha individuato anche nell’ex capitale dell’Esarcato Bizantino i collegamenti, diretti o indiretti, tra mondo criminale e mondo economico ravennate. Inevitabile questo, se si pensa come sempre più raro sia il riciclaggio ad opera del solo autore dei delitti di procacciamento di utili sporchi e, invece, sempre più esteso sia il riciclaggio attraverso figure intermedie, attive nel settore finanziario, bancario e imprenditoriale. Si conoscono ben 12 metodi di riciclaggio, diversi tra loro per livello operativo, per entità delle somme riciclate e per destinazione finale degli utili “lavati”, e, inevitabilmente, la vita laboriosa ed economica di Ravenna è stata ampiamente percorsa con mezzi occulti e per vie sotterranee da un fiume di danaro illecito, gestito da criminali e colletti bianchi.
Eppure, scoppiata questa magagna, per fortuna o sfortuna oppure, magari, a bella posta ad elezioni ormai concluse, tutto il mondo politico ravennate, ancora di più quello dei vincitori, ha taciuto, al massimo qualche lieve condanna, considerazione, nulla di più. Tutto questo mi lascia perplesso, davvero non riesco a credere che per troppo tempo tutto sia sfuggito all’attenzione di chi amministra, di chi governa l’economia cittadina e della provincia, infine, di tanta società civile, sempre attenta e vigile. No, qualcosa non torna, troppa mano libera a criminali, loro fiancheggiatori compiacenti, forse a qualche sodalizio affaristico cittadino. Ai ravennati l’inquietudine di tanto triste primato della loro amata città.
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(*1) – vds. logo ufficiale del sito UIF riprodotto nella foto d’apertura