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Hussein Ghamlouche, libanese, Ambasciatore di Pace: “Salvare innanzi tutto i bambini e le donne”

“Lavorare per salvare anzitutto i bambini e le donne, anello più  debole,
che in ogni guerra rappresentano sempre  il maggior numero di vittime”

Questa la dichiarazione di Hussein Ghamlouche, libanese, Ambasciatore internazionale per la Pace, che ha annunciato una sua prossima visita a Baghdad, sottolineando che si concentrerà sui fondamentali temi dell’istruzione e della sanità. L’annuncio arriva al suo rientro da Beirut, dove ha incontrato anche varie personalità libanesi.

In un’intervista a “Baghdad Today”, Ghamlouche sh ha affermato ultimamente che “ogni persona merita e ha il diritto di vivere in pace, e i popoli del Medio Oriente, specialmente i palestinesi, hanno sempre sofferto ingiustizie, conflitti e sfollamenti”; mentre “apprezziamo il sostegno del popolo iracheno al popolo palestinese, che è esposto quotidianamente ai bombardamenti”. Il numero dei bambini e delle donne rimasti vittime dei conflitti, ha sottolineato l’ambasciatore, costituisce una vergogna. “L’umanità vive una tragedia che dura da più di due mesi; il costo delle guerre è alto, e questo conflitto sta avendo sicuramente conseguenze negative anche sul piano economico, a livello regionale e internazionale”.

“Nella mia infanzia – spiega il giovane promotore di Pace – ho sofferto con mia madre e i miei fratelli più piccoli l’orrore delle guerre, e ho vissuto molte tragedie nella mia terra natale, il Libano, dove non ho vissuto un’infanzia normale, a causa delle aggressioni armate e dei conflitti; per questo mia madre fuggiva con noi da un luogo all’altro, in cerca di rifugio e sicurezza.”
“Sono poi emigrato con la mia famiglia e i miei due figli in Italia – prosegue – in cerca della sicurezza che avevo perso sin da quando ero giovane, e ho sofferto difficoltà all’inizio: sinché non ho cominciato a lavorare, ho imparato la lingua italiana, mi sono sistemato, e ho raggiunto dei traguardi positivi che avrei voluto che le circostanze mi avessero permesso di raggiungere prima, nella mia terra natale.  Per questo mi sento vicino agli espatriati che cercano di costruire un futuro per sé e per i loro figli all’estero, e cerco di aiutarli in tutti i modi possibili ad adattarsi al Paese ospitante, mentre li esorto a rispettare la legge e il prossimo; e cerco il piu’ possibile di trovare loro opportunità di lavoro, in Paesi che vivono in pace e rispettano il loro diritto a una vita dignitosa”.

Per quanto riguarda il lavoro in campo umanitario, Ghamlouche ha sottolineato la sua difficoltà e complessità; precisando, però, che, “comunicando con persone che lavorano sul campo in Africa e in Medio Oriente, siamo stati in grado di aiutare molte famiglie, per quanto riguardava sia la salute, fornendo loro medicinali, che l’istruzione: campo dove a molti è stato fornito sostegno economico e morale. Sostegno anche agli studenti, per completare la loro istruzione superiore: perché crediamo che la conoscenza sia progresso, e un’arma capace di eliminare l’ignoranza e la povertà in tutto il mondo.”

“Non importa quanto il mondo si svilupperà in tutti i campi scientifici e industriali”, ha ribadito ancora l’Ambasciatore, “se lo sviluppo sostenibile e i settori della sanità e dell’istruzione nei Paesi poveri non vengono sostenuti; in questo caso, le ripercussioni economiche del cambiamento climatico, delle guerre e delle epidemie aumenteranno la percentuale di poveri nel mondo, dato che il 10% della popolazione mondiale vive in condizioni di estrema povertà, e lotta quotidianamente per ottenere servizi sociali, educativi, idrici e sanitari che, in realtà, le spetterebbero di diritto”.

“Ognuno di noi  – ha detto infine Ghamlouche  rispondendo a una domanda sul suo concetto di pace – ha la propria filosofia e il proprio concetto su come raggiungere la pace nel mondo; ma secondo la mia visione delle cose, la costruzione della pace avviene essenzialmente affrontando i problemi che sono alla base dei vari conflitti tra Stati, individui o gruppi. Da qui l’importanza di risolvere controversie e conflitti militari insistendo nella via diplomatica”. La Pace, infatti, “è un bisogno fondamentale per i popoli”. I Paesi “vivono la Pace direttamente sulle loro terre, e dove le persone godono in pace i loro diritti raggiungono un benessere collettivo, e lo sviluppo della tecnica, dell’istruzione, della medicina, dell’ingegneria; mentre tutte le condizioni favorevoli alla crescita intellettuale e morale delle persone diventano disponibili”.

“ll mio dovere come ambasciatore di pace”, ha concluso, “è lavorare per salvare anzitutto i bambini e le donne: che in ogni guerra costituiscono sempre  il maggior numero di vittime a prescindere dalla loro appartenenza etnica, religiosa e culturale, pagando sempre il prezzo più alto, perché sono l’anello più debole.  Pertanto, è nostro dovere cooperare e cercare di salvarli da tutti i conflitti: le donne sono le custodi dell’infanzia e i bambini sono i pilastri del futuro”.

Fabrizio Federici

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