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I rischi della manipolazione della natura Coronavirus 2019-ncoV

di CRISTINA  COCCIA

Siamo diventati tutti epidemiologi, o ci siamo resi conto, a causa della funesta minaccia  incombente sul nostro avvenire, che di tanto in tanto, tra un’elezione e un’altra, sia opportuno  interessarci pure di biologia, dal momento che anche noi siamo – nonostante tutto – ancora costituiti da materiale organico, genetico, molecolare – insomma biologico? Al tempo della globalizzazione, con la Cina  a poche ore di aereo e col virus 2019-ncoV  che potrebbe avere diversi giorni di incubazione  (e, inizialmente, non rivelare sintomi), la situazione rischia di non mantenersi  più sotto il controllo degli organismi di vigilanza sanitaria.
Millenni di vicende umane ci suggeriscono (non troppo sommessamente) che l’uomo non è capace di contenere in pieno l’azione degli agenti virali; se quest’ultima, poi, dovesse ricondursi a un virus a RNA (acido ribonucleico), saremmo in presenza  di una molecola biologica che potrebbe essere stata, secondo l’ “ipotesi del mondo a RNA”,  l’unica responsabile originaria della vita cellulare o pre-cellulare. In tal caso la nostra risulterebbe una sorte alquanto ‘ ironica’, anzi tragicamente simbolica:  la medesima molecola sarebbe stata ‘ destinata’ prima  a darci la vita, e poi a togliercela. ..

Il coronavirus è un genere di virus a RNA a singolo filamento positivo, che fa parte della famiglia Coronaviridae, ordine Nidovirales. La dimensione genomica dei coronavirus varia da circa 26 a 32 mila basi, la più grande per un virus a RNA. Il nostro genoma, invece, ha 3,2 miliardi di paia di basi. I coronavirus sono responsabili di infezioni respiratorie, le quali, anche se spesso di lieve entità,  in alcuni casi possono rivelarsi letali. Ad oggi, non esistono vaccini o farmaci per la prevenzione o per il trattamento, se non quelli che curano in misura generale le diverse forme di polmonite. Il virus a RNA si introduce nelle nostre cellule, fissandosi nella membrana delle cellule-bersaglio grazie alla propria proteina S, che interagisce con l’enzima amminopeptidasi N, presente sulla membrana cellulare. All’interno del citoplasma, nella cellula, il coronavirus rilascia il suo RNA a singolo filamento positivo , il quale aderisce  ai ribosomi. Questi ultimi sono gli organelli cellulari che traducono il nostro messaggio genetico,  trasformandolo in amminoacidi, quindi in proteine.

In altri termini, la nostra cellula, invece di eseguire esclusivamente ciò  che le ordina il nostro DNA  –  come di norma sarebbe – inizia a fare quello che le impone  il virus intruso, il quale, insinuatosi  in casa nostra,  comincia ad agire da prepotente. E che cosa ingiunge  l’invasore ? Semplicemente: di produrre altri virus in grado di   infettare altre cellule e suscitare il caos nel corpo, provocando malfunzionamenti molto gravi, soprattutto nelle vie respiratorie, in particolare negli alveoli polmonari – che questi nuovi coronavirus riescono a raggiungere -, dove essi causano una  acuta infiammazione che può generare la polmonite. 

Durante la replicazione, i Coronavirus  sono sottoposti  a convulsa ricombinazione, soprattutto a delezioni (cioè a perdita del loro materiale genetico), il che contribuisce all’insorgenza di nuovi ceppi virali. Il Coronavirus è quindi un virus fortemente instabile. Tale instabilità  può spiegare la presenza di numerose variazioni antigeniche: per esempio, un evento di ricombinazione omologa può aver mescolato virus simili a SARS con la proteina che si lega a un recettore di un Beta-coronavirus ancora sconosciuto.

Il genoma del Coronavirus 2019-nCoV è stato sequenziato dopo un test effettuato su un campione prelevato da un paziente colpito da polmonite durante l’epidemia di Wuhan. Tale virus, al momento ancora in fase di studio, viene paragonato alla SARS, pur dimostrando un tasso di mortalità inferiore a quest’ultima. Stando alle ultime dichiarazioni, il tasso di mortalità è del 3%  –  ma della veridicità dei comunicati “ufficiali”  si deve solo  diffidare, in simili condizioni…  

Dobbiamo porre la nostra attenzione su un elemento fondamentale: l’origine di questo agente virale è casuale? Secondo un articolo di Nature del 2017, il laboratorio di sperimentazione di Wuhan fu autorizzato a lavorare con i patogeni più pericolosi del mondo. L’apertura di questo centro di sperimentazione di armi biologiche rientrava in  un piano mirante a costruire tra i cinque e i sette laboratori di biosicurezza di livello 4 (BSL-4) sulla terraferma cinese entro il 2025.

Il centro “offrirà maggiori opportunità ai ricercatori cinesi e il nostro contributo sui patogeni di livello BSL-4 andrà a beneficio del mondo“, affermava George Gao, direttore dell’Accademia cinese delle scienze, laboratorio-chiave di microbiologia patogena e immunologia a Pechino. Lo si sa:  quando si parla di benefici per il mondo, tutti gli abitanti di questo debbono interrogarsi seriamente, cioè preoccuparsi, circa il senso della ‘beneficenza’…. Già esistono due laboratori BSL-4 a Taiwan, ma il National Bio-safety Laboratory di Wuhan è stato il primo a operare sulla terraferma: questa collocazione si rivela pericolosa nel momento in cui  devono essere organizzate le misure di contenimento di un’epidemia come quella che si sta sviluppando in questi giorni. Il laboratorio è stato progettato e costruito con l’assistenza francese (in base a un accordo cooperativo del 2004), per prevenire e controllare le malattie infettive emergenti. Tuttavia, la complessità del progetto, la mancanza di esperienza in questo specifico settore da parte  della Cina, la difficoltà di mantenere i finanziamenti e le lunghe procedure di approvazione seguite  dal governo cinese hanno determinato un forte ritardo; per questi motivi, la costruzione del laboratorio si è conclusa solo alla fine del 2014.

I laboratori BSL-4 lavorano a contatto con Ebola, Nipah e la Crimea Congo, tutte malattie altamente trasmissibili e molto spesso letali. Occorre inoltre insistere sulla caratteristica sopra accennata: la facilità, da parte di  un virus così instabile e soggetto a continui eventi di ricombinazione, di acquisire nuove forme e sfuggire al  controllo degli operatori. L’arrogante  pretesa dell’uomo di sottoporre alla sua analisi  –e, ancor peggio,  alla propria capacità di controllo e manipolazione‒ gli elementi naturali, anche i più incontenibili, è una FOLLIA.  D’altra parte, l’uomo convive con virus e batteri da millenni, e la nostra evoluzione, decisa in larga misura  dalla selezione naturale, si accompagna anche allo sviluppo di questi microrganismi. Nell’equilibrio della natura, qualsiasi organismo, pure il più elementare e apparentemente semplice, lotta per la propria sopravvivenza e riproduzione.

Che cosa dobbiamo-possiamo fare, noi, a questo punto? All’interrogativo, una risposta in breve:osservare la regola  di riappropriarci  della forza fisica in grado di affrontare la potenziale pandemìa.

In altre parole, dobbiamo dotarci di armi. Quali?  Non si tratterebbe di cure miracolose o di vaccini perché, ad oggi, non esistendo terapie anti-virali che distruggano i coronavirus umani, i trattamenti sarebbero solo di supporto. Lo sviluppo di un vaccino richiederebbe tempi molto lunghi e dovrebbe sopraffare  la propensione dei virus a ricombinarsi di frequente: questa caratteristica del coronavirus potrebbe vanificare  la somministrazione del vaccino o addirittura renderla potenzialmente pericolosa, contribuendo all’evoluzione e alla mutazione del virus in natura. Pertanto, è necessario  rinforzare le nostre difese immunitarie, metterle in grado di funzionare in piena  efficienza,  sopprimendo gli stati di infiammazione subcronica nel nostro organismo.

È fondamentale salvaguardare la salute della nostra popolazione, tramandando il meglio del nostro patrimonio genetico alle prossime generazioni, riducendo l’incidenza delle malattie e rinvigorendo, attraverso le abitudini quotidiane, i buoni geni, la nostra forma biologica e la nostra forza. È del pari capitale migliorare la riproduttività degli italiani, sopra tutto di quelli più sani, applicando  ogni mezzo efficace. Solo in questo modo riusciremo a preservare la salute e conservare l’equilibrio che ci sono stati tramandati dai nostri avi, in millenni di selezione naturale.

Oltre a praticare le misure di  prevenzione predisposte o consigliate  dal Ministero della Salute e dall’OMS, è di basilare importanza osservare un’alimentazione che riduca il grado generale di infiammazione dell’organismo (diminuendo, a esempio, la quantità e l’azione delle citochine proinfiammatorie). Il metodo migliore per raggiungere tale obiettivo è quello di limitare il consumo degli zuccheri – soprattutto degli zuccheri semplici, contenuti nella frutta e nei dolci ‒ , ma anche dei cereali e dei latticini, i quali  hanno tra l’altro  l’effetto di aumentare la produzione di muco, perciò di peggiorare i sintomi delle infiammazioni delle vie respiratorie. Accanto a  questi appena accennati, è importantissima l’adozione di un sicuro mezzo di contrasto: il  mantenimento di un buon introito di proteine di alto livello (da uova, carne e pesce), e di un equilibrio tra omega-3 e omega-6. Gli acidi grassi essenziali vanno introdotti necessariamente con la dieta, ma lo squilibrio che si verifica tra omega-3 e omega-6 può devastare la nostra salute, esasperando gli stati infiammatori. Gli acidi grassi essenziali costruiscono le membrane cellulari, bilanciano la produzione di eicosanoidi (mediatori dell’infiammazione), favoriscono l’equilibrio metabolico (pressione arteriosa, colesterolemia, trigliceridemia, glicemia ecc),tutelano (anche se talvolta indirettamente) il cuore e il cervello dalle patologie vascolari (aterosclerosi, trombi, emboli), supportano lo sviluppo neurologico, proteggono il sistema nervoso dall’invecchiamento, sostengono la funzione visiva e ottimizzano lo sviluppo embrionale.

Un rapporto ottimale tra omega-6 e omega-3 dovrebbe oscillare tra 4:1 e 8:1. Attualmente, nell’ alimentazione italiana  il rapporto ordinario oscilla tra 10:1 e 13:1, quindi esso risulta chiaramente sbilanciato a favore degli omega-6. Per questo motivo, occorre aumentare l’introito di alimenti che contengono omega-3: noci, semi di lino, semi di chia, uova, pesce azzurro (e, in genere, organismi che popolano le acque fredde) e olio del fegato di questi pesci. Si consigliano:  tonno, sgombro, salmone, merluzzo, aringhe, ma anche alghe secche nori e kombu, eventualmente con un contorno di verdure – meglio crude, per non distruggere le vitamine –,  quali cavolo verza o broccoli, condite con olio, sale e limone. I legumi possono aiutare a superare tutte le influenze invernali e fortificare l’organismo, migliorando  la stessa flora batterica intestinale.

La patogenicità dei virus dell’influenza dipende anche dalla varietà dei batteri intestinali: secondo recenti studi molecolari, sembra che il microbiota possa regolare il processo di segnalazione molecolare – il segnaling – durante le infezioni da patogeni, quindi anche da virus. Gli effetti benefici derivano, in particolare, dal consumo di verdurafresca, vino e cacao, che contengono flavonoidi. I batteri del microbioma intestinale umano sarebbero quindi capaci di proteggere l’organismo dall’azione del virus influenzale.

Per una, provvisoria, conclusione di queste note: se il nostro destino deve essere quello di combattere un nemicosubdolo e invisibile generato  forse  dal nostro maligno tentativo di mettere a punto un dispositivo di armibiologiche per tenere sotto controllo la natura, sarà bene  preparare le nostre ‘milizie immunitarie’ affinché superino questa prova. Non siamo di fronte a una punizione divina, ma a una reazione della natura alla nostra  follia. Nel corso dei millenni, il genere umano si è fortificato anche superando gravissime malattie infettive , ma gli uomini che ci hanno preceduto non erano indeboliti dagli eccessi alimentari, dall’inattività fisica e dagli abusi farmacologici. Adesso, la  minaccia  del Coronavirus 2019-ncoV contribuirà al nostro “ravvedimento  operoso”?                                                       

 

Fonti:

  • Cristina Coccia, Johann Gregor Mendel: la conservazione e l’ereditarietà delle forme organiche, Edizioni di Ar, 2016.
  • Cristina Coccia, Coronavirus 2019_nCov: i rischi della manipolazione della natura, ArticoloVentuno – il Giornale, 28 gennaio, 2020
  • David Cyranoski, Inside the Chinese lab poised to study world’s most dangerous pathogens. Maximum-security biolab is part of plan to build network of BSL-4 facilities across China (“Nature”, 22 February 2017).
  • Influenza: un metabolita del microbiota intestinale può prevenirla(Microbioma.it).
  • The microbial metabolite desaminotyrosine protects from influenza through type I interferon(“Science”, 4 August2017).
  • Coronaviruses: An Overview of Their Replication and Pathogenesis (NCBI, 2015).

 

 

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