I Virus e la storia degli Uomini: tra pandemie e cicli della storia ora c’è di mezzo l’Audience. Esiste un giudice a Berlino!
Il vitalismo è essenziale a un relativismo di parte dell’informazione
Raffaele Panico
Prologo
Informazioni appaiono in rete da testate giornalistiche, agenzie stampa nazionali o estere, o da blogger indipendenti, e da professionisti, medici, storici della medicina, paleopatologi ed altri ancora studiosi afferenti al tema della attuale pandemia. Quelli che al tempo dei Lumi erano definiti uomini del libero nel pensiero non omologati alle corti regnanti, oggi Mainstream o pensiero dominante.
La storia in tema di virus e pandemia ha dei cicli storici che si sono ripetuti innumerevoli volte. Sulla scena la “dialettica” è apparsa agli albori delle società umane primitive, dal tempo dell’addomesticamento degli animali e il possibile salto epidemiologico tra animale e uomo dell’agente patogeno. È il campo e oggetto di studio del paleo-virologo o paleopatologo. La pandemia appare vieppiù nei grandi quadri urbani delle città e delle civiltà, dove troviamo la stessa sceneggiatura ma in scala maggiore, gli stessi primi attori passivi e attivi in scale economico-sociali differenziate e specializzate; le stesse reazioni di paura e pànico, isterie e stress collettivi, insomma reazioni stereotipate alla paura della malattia financo al decorso mortale…pertanto i cosiddetti additati e forse anche in una certa dose gli adulatori, ossia gli untori e gli speculatori.
Atto I
La frase riportata nel titolo è di un’opera di Bertold Brecht: “ci sarà un giudice a Berlino”. È la storia di un suddito -scusate! Un cittadino – che lotta da tempo con caparbia e tenacia contro un abuso che vuole sia riparato proprio dal suo imperatore.
E qui ci fermiamo; chi vuole legga l’opera di Bertold Brecht, nei giorni ancora una volta di Confinamento o, nella vulgata, lockdown, ne ha tutto il tempo.
Questo virus è stato denominato Coronavirus, il Covid-19, e come tutti i suoi antenati mostra già le sue varianti. Cosa insegnano – ribaltiamo il punto d’osservazione – i suoi antenati a Noi oggi Uomini tecnologici e super inciviliti e con un piede dentro l’IA – intelligenza artificiale? Almeno l’esercizio letterario aiuta a farci una ragione di quanto ci accade. La premessa è d’obbligo, ma arriviamo ai nostri tempi e all’oblio seguito alla ribalta sui media nazionali – ad “ampio spettro” – mediamo una terminologia dal campo medico-scientifico, e ritroviamo il dott. Mariano Amici con una sua nota comunicata dallo stesso sul web e sul suo sito ufficiale: “il protocollo per la cura del covid 19 nel suo stadio iniziale, come rilasciato dal Ministero della Salute, prevede, la mera vigile attesa e tutt’al più la somministrazione di Tachipirina. Una simile inerzia ha scatenato la reazione dei veri medici che hanno elaborato terapie di intervento efficacissime, tuttavia osteggiate pesantemente dal sistema sanitario che voleva pervicacemente impedire ai medici di curare il covid 19. Il TAR del Lazio in una recentissima ordinanza cautelare n.01412/2021 REG.PROV.CAUT. ha smentito totalmente le scelte del Ministero della Salute e dell’AIFA, consentendo ai medici di curare i loro pazienti (in particolare del dr. Amici; Ndr) ,con le terapie che essi ritengono più valide. Si va oltre il precedente provvedimento che autorizzava la somministrazione di un noto specifico farmaco. Non essendo esperti di materia medica e di protocolli sanitari specie nei tempi d’emergenza, ma di sicuro è certo che ogni individuo-persona ha una sua anamnesi biologico-medica, solo come ricerca storica già si era dato significato a suo tempo al Protocollo Carlo Urbani. Prima di rientrare a modo del granchio a ritroso nel campo storico e letterario, terminiamo il testo del dottor Amici:
È un provvedimento dirompente. Io personalmente e molti altri sanitari abbiamo accusato senza mezzi termini, in questi mesi, il governo di essere responsabile di decine di migliaia di morti da covid 19 proprio perché le linee guida adottate erano macroscopicamente errate e sostenendo che tale malattia si potesse curare con altri farmaci disponibili. Se effettivamente, come è provato dalla mia attività professionale e da quella di tanti altri medici che il covid 19 si poteva curare e non è stato curato, la responsabilità del Ministero della Salute diviene inescusabile. Il TAR ha aperto un varco enorme nella direzione di salvare vite umane, e questo è compito e primo obiettivo dei medici, ma ben si comprende che ha, dal punto di vista giuridico, creato i pilastri per le azioni risarcitorie civili e penali di tutti coloro che hanno avuto familiari deceduti perché non efficientemente curati. In sovrappiù se le morti per covid 19 sono dovute ad errori delle linee guida terapeutiche, tutta la legislazione emergenziale è stata inutilmente dannosa. Il fondamento delle nostre cause di risarcimento danni riceve una importante accelerazione da questo provvedimento. Si avvicina la resa dei conti per gli inetti gestori di una crisi sanitaria arginabile con l’ordinaria diligenza.
Atto II
Un tema nel passato ha turbato il sonno e stimolato le arti figurative ed anche letterarie: il terrore pandemico e la speranza di salvezza. Il tema era diffusissimo nel Trecento: il trionfo della morte e la volontà di vivere. È qui che ci soffermiamo su Il Trionfo della Morte, un particolare affresco di 6 metri per 6, 42, conservato nella Galleria regionale di Palazzo Abatellis a Palermo. La morte trionfava a causa della pandemia della peste nera. Era una rappresentazione quotidiana, martellante, a seguito della pandemia della Peste Nera il Trecento è stato detto anche il secolo dell’uomo raro, tanto perirono esseri umani.
Ne “Il Trionfo della Morte”, l’affresco- dipinto succitato, il significato della pandemia è molto tangibile, reale, non come dire virtuale ed era sicuramente come colpiva la peste nere del Trecento. Il tema viene rappresentato con particolare insistenza ossessiva, macabra e grottesca, con crudele espressività, cosa che in Italia durante la pandemia era una caratteristica piuttosto rara tanto che critici d’arte hanno pensato che sia stata opera di un maestro d’Oltralpe. Sappiamo che il cosiddetto Uomo raro era dovuto al fatto che perirono per l’emergenza sanitaria oltre un terzo della popolazione europea, con emergenze a cascata dovute alle devastanti conseguenze demografiche che ebbero un forte impatto nella società del tempo. La popolazione voleva spiegazioni e cercava rimedi. Sappiamo che l’Italia e l’Europa tutta ne uscirono con l’apparire di una nuova civiltà detta del Rinascimento, il Primo Rinascimento con artisti quali Masaccio, Piero della Francesca e tante altre moltitudini di grandi uomini, e il Secondo con Leonardo, Raffaello, Michelangelo anche detto Rinascimento Maturo e poi il “manierismo”.
Trascorrono decenni e i secoli e il virus della peste riapparve. Apparve anche molto tempo dopo la cosiddetta febbre Spagnola negli anni Dieci del secolo scorso, che ha mietuto altre decine di milioni di vittime.
Ma una cosa ci lascia interdetti. Mentre nel Trionfo della Morte del Trecento l’analisi dell’opera mostra che non tutti sono colpiti dalle frecce del cavallo portatore della morte, in piena modernità del Ventesimo secolo nel quadro Guernica di Picasso nessuno si salva, dai colpi portati dagli aerei dei Nazisti – i moderni cavalli d’acciaio della morte – non si salva nessuno e se ne va anche la Speranza “su pei muri sbattendo la sua timida ala” parafrasando la poesia lo Spleen di Charles Baudelaire ne “I Fiori del Male“.
Il Problema in Europa oggi sembra sia questo: siamo sovrastati e intossicati dall’informazione, circondati da schermi televisivi che continuano a propinarci bollettini sui nuovi casi di contagi, terapie, vaccinati, e guariti e così via, zone bianche, gialle, arancio e rosse, quasi un paradosso di trincee e di campi minati, senza rendersi conto che le coscienze delle persone ci sono, e sono mature, e attendono una nuova Rinascita che con le tecnologie intelligenti che possediamo vuole essere importante e persino imponente! Questo è un ruolo che spetta ai Media, al buon giornalismo, all’analisi storicizzata, che non sia cronaca di un giorno di belligeranza sul fronte della lotta al covid-19. Una trincea senza uscita come i bollettini delle offensive sull’Isonzo o sulle Ardenne, prima e durante l’apparizione della pandemia “Spagnola”. Cosa è successo e succede ancora agli europei, dunque?
Atto III
Torniamo sulla battigia alla maniera del granchio nei grandi flutti e risacche della grande Storia. La lunga premessa è un dovere rispettoso ed è dovuta a quanti hanno perduto parenti e familiari, il lavoro, le attività, la felicità, anche la dignità, il senso estetico a causa di doversi muovere con più di mezzo viso coperto da una maschera… E, se così si andrà avanti, andremo verso la desertificazione delle bellezze della Nostra Italia, dalle cento grandi e piccole capitali d’arte nel Mondo. Game over tutto è chiuso, Firenze, Venezia, Roma, eccetera i giochi sono finiti come lo Spleen di Baudelaire batte l’ultimo ritocco la speranza come il capo tra le 4 mura e un soffitto. La lotta a questo stato di fatto reale corra piuttosto verso la verità e le sue potenzialità per istradare l’importante Rinascita. La narrativa dominante sulla pandemia da Covid-19, non ci lascia spazi di pensiero fuori dai protocolli di cura imposti dalle istituzioni e dall’industria farmaceutica. Riflettiamo e ritorniamo al Panta rei da Platone riportato in uno scritto che cita Eraclito e il suo pensiero fondamentale “tutto si muove e nulla sta fermo”. L’Uomo inteso interamente come coscienza e società, comunità e socialità d’appartenenza, quali esseri intelligenti e non meri individui comuni anonimi statistici accatastati in un bollettino mediatico. La storia dell’Uomo non deve e non può ripetere la stessa infausta esperienza due volte. La rapidità oggi dell’Uomo contemporaneo rispetto all’Uomo del medioevo deve fare la differenza. Il paragone per citare i greci è con la corrente di un fiume che Eraclito scrive “non potresti entrare due volte nello stesso fiume” e proprio nel suo trattato Sulla natura è possibile trovare il riferimento all’aforisma succitato del “Panta Rei”: Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va.
Il paradigma del Panta Rei significa non solo non è possibile ripetere medesime esperienze, ma l’uomo è sottoposto inevitabilmente alla legge del mutamento. È un caloroso invito a far riflettere per la Rinascita di una sana salubre vita, filosofia di vita, vitalismo e passare a coglierla, la vita, con il famoso aforisma latino Carpe Diem cogliere l’attimo della vita.