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IL 25 Aprile 2020 ………..
in alcune interpretazione “fuori dal coro”

RASSEGNA STAMPA…. “FUORI DAL CORO 

Qui di seguito viene presentata una breve raccolta di interpretazioni, osservazioni e riflessioni sul XXV Aprile, quasi una piccola “Rassegna Stampa” dedicata ad una ricorrenza che non meriterebbe essere esaltata come una “Festa Nazionale”, bensi come una data su cui bisognerbbe meditare. Tale rassegna stampa, in particolare, è riservata a coloro che detengono, incarnano, rappresentano ed utilizzano il potere, con l’arroganza tipica delle loro caste o clan di appartenenza, tutte asservite al “Pensiero Unico Dominante”. 
E quando il “Potere” deriva da una investitura della Democrazia e non della Meritocrazia, Noi che apparteniamo – secondo la vulgata comune – alla così detta “parte sbagliata” dobbiamo sempre tenere a mente il celebre motto di Brenno, condottiero dei Barbari della Gallia, rivolto ai Romani: VAE VITCIS ! 
….E’ senz’altro un motto da ricordare, ma è anche una esortazione a non arrenderci

______________Giuliano Marchetti  

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 DA “CUNEO DICE.it” –  QUOTIDIANO ONLINE  
diretto da Samuele Mattio 

si riporta la pubblicazione di una  sigificativa lettera di venerdì 17 aprile a firma di  Paolo Chiarenza

“La commemorazione del 25 aprile da sempre non è festa per noi. Potremo però sentirci uniti ricordando l’anniversario della nascita di Guglielmo Marconi

Gentile Direttore, 
la commemorazione del 25 aprile 1945 da sempre non è festa per noi. Per noi è il ricordo di lutti, drammi, divisione degli Italiani. Ma poiché nel presente mese di aprile noi tutti continuiamo ad esporre il Tricolore per esprimere la nostra battaglia nazionale e unitaria contro l’epidemia di coronavirus, confermiamo la nostra coerenza e i nostri propositi non settari rilanciando una vecchia nostra celebrazione del 25 aprile.

R Accademia d’Italia 1930

Nella riunione del Consiglio dei ministri tenutasi il 19 ottobre 1937, “Su proposta del Duce, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che dichiara il 25 aprile, anniversario della nascita di Guglielmo Marconi, giorno di solennità civile. Il provvedimento è inteso a tramandare ai posteri il nome di Guglielmo Marconi. I popoli di tutti i continenti, di là dalle terre e dagli oceani ravvicinati prodigiosamente tra di loro, in un immediato rapporto di pensiero e di idee, salutano in Guglielmo Marconi uno dei più alti benefattori dell’umanità. L’opera sua è una potente affermazione di quanto la civiltà deve al genio italiano. La data della sua nascita è da annoverarsi fra i giorni fausti della storia del nostro popolo”. 

Il 25 aprile di quest’anno, stando nelle nostre case, potremo sentirci uniti come Italiani grazie allo sviluppo delle microonde, invenzione di Guglielmo Marconi. Viva Marconi, viva l’Italia unita!

Paolo Chiarenza

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da “DESTRA.it” del 25 aprile 2020
Giornale telematico diretto da Giampiero Cannella 

Quest’anno il sempre ricorrente dibattito sul 25 aprile si è arricchito di un nuovo spunto di riflessione: quello fornito dalla proposta di utilizzare la festività per commemorare tutte le guerre con i loro morti, e allo stesso tempo i morti causati da quella guerra sui generis che è l’infezione da COVID-19 in corso. Per quello che può valere la mia opinione non la ritengo una strada praticabile, e cerco di spiegarne il motivo.

È indubbio che tra il ’43 e il ’45, ma anche per lungo tempo dopo tale data, l’Italia è stata teatro di una vera e propria guerra civile. Italiani  si sono scontrati con altri italiani in nome di differenti valori politici e umani, ai quali si sono mescolati, come sempre avviene in questo genere di conflitti, ostilità personali e interessi di bassa lega, da una parte e dall’altra. Efferatezze sono state compiute dall’uno e dall’altro schieramento, lasciandosi dietro strascichi di risentimenti, di insaziati desideri di vendetta, di dolorosi ricordi per le violenze subite personalmente o dai propri cari. Episodi di postuma riappacificazione sono stati, per l’appunto, solo episodi, ma non hanno smosso le ferme acque dell’odio.

A tutto ciò si unisce l’uso politico che sempre si è fatto e si fa di quelle ormai lontane vicende storiche, per cui possiamo parlare di un passato che non solo non passa, ma che continua a dividere e ad esacerbare gli animi. Stante questa situazione, è impensabile che il 25 aprile possa diventare una festa della riconciliazione nazionale. Ognuno si sceglie la propria storia, nel senso che prende idealmente  posizione per uno dei contendenti in campo, sposandone le ragioni secondo il suo attuale modo di vedere. Una persona di destra faticherebbe assai a sentire come propria una festività la quale negli anni è stata colonizzata dalla sinistra comunista e postcomunista, così come una persona di sinistra non tollererebbe di vedere sfilare in corteo, al proprio fianco, manifestanti impegnati a commemorare la Decima Mas.

I ritualistici inviti a una “memoria condivisa” risultano pertanto speciosi, perché sottendono che l’avversario debba rinnegare la “sua” memoria  e fare propria la sdrucita vulgata dei buoni e dei cattivi. Onere questo – difficile negarlo – che viene posto in capo soprattutto alla Destra.
Non è evidentemente ancora maturato il tempo di una “memoria rispettata”, in cui cioè si riconosca che l’avversario, chiunque esso sia, potesse avere scelto in buona fede e per ragioni ideali la propria parte della barricata, rinunciando a vedere in esso un essere turpe meritevole di eterna damnatio memoriae.

In attesa che venga quel tempo, lasciamo tranquillamente il 25 aprile a coloro che sventolano drappi rossi e cantano “bella ciao”, evitando azzardati tentativi di appropriazione come di contaminazione con l’attuale pandemia, la quale è in effetti una guerra, ma solo metaforica. Fra pochi giornia vremo modo di raccoglierci – fisicamente o idealmente non importa – presso il campo X del Cimitero Maggiore, dove giacciono quegli uccisi che non trovano né onore né rispetto sui libri di storia o sulle lapidi cittadine. Lo trovano però nella nostra memoria e nel nostro cuore. E tanto ci basti.

DA “ORTICA-Lab –  LIBERA, PUNGENTE, BENEFICA
GIORNALE TELEMATICO di AVELLINO,
Diretto da Marco Stiglianò
–  del 25.4 si riporta l’articolo

“Il 25 APRILE  (non) è LA FESTA DI TUTTI GLI ITALIANI”

a firma di Ettore de Conciliis 

per visionare il testo Click su
>     Il-25-aprile-non-e-la-festa-di

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25 Aprile 2020: basta con la retorica dell’antifascismo e della resistenza. Si faccia la storia perché é veramente ormai giunto il momento di distendere gli animi e riconoscere torti e ragioni riguardanti le parti avverse. Non alimentiamo il rancore celebrando il 25 aprile, data che riaccende risentimenti, ma perseguiamo la speranza della pacificazione nazionale. Onoriamo la memoria dei sette fratelli CERVI, il cui padre, pur vicenda della sua tragedia, non nutriva rancore e non chiedeva vendetta. Insieme con i fratelli Cervi ricordiamo anche i sette fratelli GOVONI torturati e massacrati dai partigiani l’11 maggio 1945 (sedici giorni dopo il 25 Aprile) ad Argelato (Pieve di Cento), che nessuno ricorda (fatta eccezione per Giorgia Meloni recatasi al cimitero dove sono sepolti per onorarne la memoria insieme con i familiari).Vorrei ricordare il nome di tutti e sette i fratelli,ma non posso fare a meno di ricordare il nome della sorella più giovane(20 anni) strappata al suo bambino mentre lo allattava. Mi limito a consigliare la lettura del capitolo intitolato”sette fratelli” del libro dell’antifascista Giampaolo Pansa intitolato”Il sangue dei vinti” dove vengono elencati nomi,mestieri ed età .Forse in queste giornate di sequestro in casa é il caso di farne una buona lettura. So che esistono altri libri a noi più familiari,ma nel contesto della premessa é preferibile la lettura di un libro di un antifascista. 
                                                                                                                                                  Un cordiale saluto a tutti (F.P.)

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B) una bella immagine
recuperata nel 2019 sul 
periodico mensile
“IL PRIMATO  NAZIONALE 

Patty Pravo a Geppi  Gucciari: “Il 25 aprile non c’è niente da festeggiare”

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C) inviata da G.DS  –


UNA DICHIARAZIONE 
DEL GRANDE
GIORGIO ALBERTAZZI
 

 

 

 

 

 

 

 

 

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