Skip to main content

Il Carabiniere Salvo D’Acquisto presto “Beato in Paradiso”

Scritto da Franco D'Emilio il . Pubblicato in , .

Lo scorso 25 febbraio Papa Francesco ha dichiarato “Venerabile” la figura di Salvo D’Acquisto, il vicebrigadiere della gloriosa Arma dei Carabinieri, insignito della medaglia d’oro al valor militare per il sacrificio della sua persona in cambio della vita di ventidue civili, rastrellati dai nazisti e con lui condotti sul luogo dell’esecuzione nei pressi della Torre di Palidoro, oggi nel Comune di Fiumicino.

Di conseguenza, adesso la dichiarata venerabilità sospinge e sostiene il processo di beatificazione dell’eroico sottufficiale, processo già iniziato nel 1983 e convalidato dieci anni dopo: non resta che l’attesa fiduciosa che presto l’indimenticabile Salvo sia proclamato beato della Chiesa, in considerazione delle sue virtù terrene, davvero tali da farlo ascendere al Paradiso nella capacità di intercedere presso Dio.

Virtù, quelle del giovane carabiniere napoletano D’Acquisto (nella foto a sinistra, accanto ad un’immagine della nipote Valentina D’Acquisto, oggi ufficiale dei Carabinieri col grado di Maggiore) già ben radicate nell’amore, nella generosità e nella religiosità della propria famiglia, profondamente vicina alla fede cristiana, e, successivamente, fortificatesi con l’educazione e la formazione nelle fila dell’Azione Cattolica partenopea.
Virtù, sempre quelle del nostro Salvo, che hanno pienamente espresso quel martirio e compiuto quel miracolo, richiesti dalla causa di beatificazione: il sacrificio della vita in nome della fede e dei propri valori; il miracolo di salvare la vita a ventidue innocenti, quando per questi tutto sembrava disperatamente perso.                                                    

Ho saputo del commosso orgoglio dei nostri Carabinieri alla notizia che il loro vicebrigadiere Salvo D’Acquisto fosse stato dichiarato venerabile, vorrei presto essere tra loro alla proclamazione dello stesso valoroso collega a Beato nell’Alto dei Cieli. Penso che quel giorno sull’ammirevole medagliere della Benemerita, carico di onori e meriti al valor militare e civile, la beatificazione di Salvo si appunterà a conferma, ma soprattutto a sublimazione, ben oltre la gloria terrena, dello spirito di servizio e dedizione, a volte sino alla vita, usque ad sanguinem, che da oltre due secoli distingue l’Arma. 
Un riconoscimento che ancora di più onorerà e appesantirà il carico medagliere, sempre testimone di tanto valore umano e professionale, mai in discussione, neppure per rari casi di talune trasgressioni del dovere. Qualcuno mi giudicherà retorico, autore di un’enfatica celebrazione dell’Arma dei Carabinieri e del suo Salvo D’Acquisto, in realtà, come tanti, manifesto solo il desiderio, il bisogno di richiamare, aggrapparmi ad un esempio di valore, insegnamento e coerenza in un periodo, quale quello attuale, molto segnato da disvalori, incoerenza e cattivi maestri social.

Non c’è minima retorica a celebrare D’Acquisto e i suoi colleghi d’arma, piuttosto è l’indiscutibile valore e merito, come quello quotidiano, lavorativo dei Carabinieri, a turbare la mediocrità odierna di quanti sopravvivono con approssimazione e delega ad altri, ma osano ostentare la prosopopea di giudicare retorico chiunque compia bene il proprio dovere. Tutti i Carabinieri, oggi in servizio, assolvono con scrupolo i loro doveri, al pari di quanto faceva il collega Salvo: innanzitutto nel rispetto della propria dignità di “pubblici ufficiali”, ma, ancora di più, voglio davvero antipaticamente risultare retorico, quali “buoni, fedeli servitori dello Stato”, mai meno al motto dell’Arma Nei Secoli Fedele.

                                                     

Il vicebrigadiere Salvo D’Acquisto ha testimoniato tutto questo, andando oltre quando, in una terribile circostanza, l’onore del dovere assieme al rispetto di alti valori umani e morali ha imposto alla sua coscienza la necessità del proprio sacrificio per la vita di ventidue cittadini, travolti dalla tragedia della guerra.
Voglio essere ancora retorico: Salvo D’Acquisto, eroico carabiniere, forse poteva essere anche solo un povero cristo, bel lontano da fare l’eroe, insomma un uomo fragile come tanti di noi, eppure non esitò per amore del prossimo, minacciato di fucilazione, a caricarsi davvero della croce di Cristo a riscatto del dolore e della disperazione, della colpa e della violata innocenza in quel terribile giorno di guerra del 23 settembre 1943 nei pressi della Torre di Palidoro. “Quantunque malmenato e a momenti pure bastonato, serbò un contegno calmo e dignitoso”, così nelle dichiarazioni della testimone oculare Wanda Baglioni; “Viva l’Italia!”, l’ultimo grido di Salvo, subito seguito dalla scarica di un mitra, come testimoniato nel 1957 da Angelo Amadio, uno dei salvati da morte certa. Dunque, il pensiero estremo, amorevole e identitario, alla patria, alla terra tricolore del Risorgimento, pure madre delle personali radici napoletane sulle natie pendici del Vomero a Napoli.

                                             

Offerta della vita e martirio, cadendo sul campo dei valori e del bene della vita, inarrendevole alla prepotenza e alla violenza dei sopraffattori: questo il grande insegnamento del carabiniere D’Acquisto. Eroe di virtù e concreto testimone di carità, in questo caso, della propria vita, contro la povertà della barbarie bellica. Da quel terribile 23 settembre 1943 non si è persa né affievolita la memoria del coraggioso D’Acquisto perché perennemente risorto nella quotidiana attività dei Carabinieri, presenti e punto di riferimento di cittadini e istituzioni. Pochi giorni fa, un sottoufficiale dell’Arma, adesso in congedo, guai a definirlo pensionato, mi ricordava con visibile commozione negli occhi un’ultima frase, attribuita a Salvo D’Acquisto, Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte, Dio è con me e io non ho paura. Ecco, concludeva il congedato: Questo è il testamento morale di Salvo a noi Carabinieri, passati, odierni e futuri: rinascere, risorgere sempre, anche a suo nome e a qualunque costo, nel servizio alla patria, allo stato, all’onore della nostra Fiamma.

                                           


NOTE A MARGINE
Più volte la Consul Press ha dedicato una doverosa e dovuta attenzione – tra l’altro meritevole e meritoria – all’Arma dei Carabinieri, senz’altro una delle “Eccellenze di questa nostra Italia e, se in rare occasioni è stata espressa qualche perplessità su isolati episodi, in caso di nostro comprovato errore, siamo pronti a presentare le necessarie scuse.
Tra l’altro con i vari articoli, commenti ed interventi sino ad oggi pubblicati dalla Consul Press – tra cui numerosi proprio a firma del nostro Franco D’Emilio – la Redazione sta valutando di editare un “Inserto Speciale” in stampa cartacea da realizzare prossimamente.
Comunque, per quanto riguarda il fulgido comportamento di questo Eroico Militare, desidero riproporre due articoli (tra loro richiamati da un Link di collegamento) su Salvo D’Acquisto Caro è agli Dei Chi muore Giovane – che narravano quanto accaduto nel settembre del 1943, divergendo però sostanzialmente sul contesto bellico e storico della c.d. Guerra di Liberazione e della “Resistenza”. 
E ciò per comprovare (qualora fosse necessario) che questa Testata, pur avendo una propria Linea Editoriale Identitaria, ospita tranquillamento anche Voci Dissenzienti  a cui generalmente i c.d. “Regimi Democratici” impediscono di esprimersi in quanto ritenute appartenenti alla c.d. “Parte Sbagliata”, come quasi sempre è accaduto in questa nostra Repubblica Italiana (nata dalla Resistenza e dall’Antifascismo) durante il lungo Periodo Parlamentare del c.d. Arco Costituzionale …e Non Solo !       
___________________Giuliano Marchetti

 


Foto autore articolo

Franco D’Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell’Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali
Condividi su: